giovedì 30 giugno 2011

Dentini congelati in banca - Tra ricerca e futuro... di Maria Sorbi - giovedì 30 giugno 2011 - © IL GIORNALE ON LINE S.R.L.

Il Policlinico di Milano conserverà incisivi da latte per 20 anni per poterli usare come protesi naturali. Ricerca permettendo
Milano Quando la scienza rivede e corregge le tradizioni più antiche. D’ora in avanti i bimbi che perdono i dentini da latte non li dovranno più nascondere sotto il cuscino. Né dovranno metterli fuori dalla finestra in attesa del «topolino» o della fatina che portino la busta con la mancia. Il baby business dei dentini prende un’altra forma. Se cadono un canino o un incisivo, è bene che mamma e papà si rivolgano alla Banca del sorriso per conservare quello che si potrebbe rivelare un patrimonio unico, ben più redditizio della mancetta che si riceve alle elementari.

Il Policlinico di Milano ha realizzato una banca pubblica no profit per conservare le cellule staminali dentali. In sostanza, il dentino perso dai bimbi a 8 anni viene congelato e conservato a basso costo per oltre vent’anni. In attesa che la ricerca sulle cellule staminali dica come e quando poterlo riutilizzare per creare nuovi tessuti e nuovi denti.

La novità è destinata a rivoluzionare la medicina e l’assistenza odontoiatrica: si useranno sempre meno materiali sintetici per ricostruire la bocca dei pazienti e presto ci si potrà affidare al vecchio dentino perso da piccoli per creare «protesi» naturali. La banca del Policlinico è il primo esempio in Italia di bancaggio di denti interi. In altri ospedali, come ad esempio a Torino, le cellule staminali della polpa dentale vengono conservate solo dopo essere state estratte. I ricercatori dell’ospedale milanese invece hanno messo a punto una nuova metodica per crio-conservare (cioè surgelare) i denti interi. La polpa del dente verrà recuperata in una fase successiva, solo nel momento in cui ce ne sarà bisogno.

«La metodica - spiega Silvia Gioventù, dottoranda di Ricerca in Scienze fisiopatologiche del ciclo della vita e ideatrice della ricerca - comporta l’utilizzo di un laser che permette di effettuare sul dente alcuni fori affinché sia possibile rimuovere, in modo preciso e selettivo, porzioni di smalto dentale senza il rischio di asportare, lacerare o surriscaldare la polpa dentale. Le cellule staminali estratte da un dente presentano una capacità replicativa nelle colture cellulari simile a quella delle cellule fresche, non crioconservate».
Se un dentino dondola quindi si può chiedere cosa fare alla clinica odontoiatrica della fondazione, dove i dentisti procederanno all’estrazione e all’immediato trattamento per l’archiviazione nella banca del sorriso.

Il progetto ha sollevato l’interesse della Regione Lombardia, tanto che l’assessore lombardo alla Sanità Luciano Bresciani ha voluto essere presente all’inaugurazione del nuovo archivio di staminali, che per ora si trova presso la biobanca italiana della fondazione. «Lo studio delle cellule staminali - spiega Bresciani - e delle loro applicazioni cliniche rappresenta senza ombra di dubbio l’ultima frontiera della medicina: la possibilità di stoccare in modo sicuro e tecnologicamente avanzato le staminali derivate dalla polpa dentale costituisce un passo cruciale nell’introduzione di pratiche legate alla medicina rigenerativa. È il futuro nella cura per molte patologie che ad oggi non sono risolvibili».

I medici stanno già pensando al passo successivo. «In futuro - spiega Franco Santoro, direttore della clinica odontoiatrica della fondazione - pensiamo al coinvolgimento di altre strutture per la raccolta del materiale e per lo sviluppo degli studi preclinici su questo tipo di cellule».

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