martedì 21 giugno 2011

La lezione di San Marino di Gabriele Mangiarotti*, 21-06-2011, http://www.labussolaquotidiana.it

La visita del Papa a San Marino ha avuto una notevole eco sui media soprattutto per alcuni aspetti sociali che Benedetto XVI ha toccato nei sui discorsi: famiglia, lavoro migrazione. Ma un sacerdote che ha seguito la preparazione e la visita ci racconta il senso più vero di questo evento, che è una lezione che vale per tutti.


L'hanno in molti definita una giornata indimenticabile, un evento epocale, un fatto che segnerà la storia di questa diocesi sammarinese-feretrana, un punto di non ritorno.

E certo non sono parole di circostanza, ma indicano lo stupore che la presenza del Papa ha ridestato in questo popolo, anche nelle sue componenti solitamente più critiche e distanti. Viene in mente una bella poesia del grande poeta Clemente Rebora: "E la parola zittì chiacchiere mie". Ove qui, oltre che alla parola si può fare riferimento alla presenza del Papa, alla sua capacità di testimoniare, nella chiarezza e nella umiltà, un Altro più grande, tra noi.

Ho avuto la grazia (dapprima non ritenuta tale, visto il desiderio che avevo di concelebrare la Santa Messa con il Papa, e poi di essere presente all'incontro con i giovani che avevo contribuito a preparare) di poter commentare tutta la giornata alla televisione di San Marino, cercando di cogliere gli aspetti più significativi per una trasmissione in diretta. Otto ore intense, straordinarie, con il direttore Carmen Lasorella, illustri invitati, con la preoccupazione di non perdere neanche una goccia di questo torrente impetuoso di bellezza e di bene.


Certo la ricchezza di contenuti di questa visita sarà motivo di un lavoro che deve iniziare da subito. Vorrei qui evidenziare alcuni spunti: non però con la preoccupazione di indicare il messaggio del Papa come se potesse suggerire una "ricetta" valida per tutte le necessità. A questo anno pensato altri: crisi della famiglia, problemi del lavoro, presenza dei "frontalieri", ecc...

Ma preferisco leggere il cuore del messaggio pontificio in questi semplici suggerimenti. Mi pare che l'incontro con i giovani l'abbia, tra l'altro, evidenziato mirabilmente.

1. Il Papa ha continuamente fatto riferimento alla "esperienza": guardate ciò che vi accade, guardate con simpatia l'umano che è in voi, prendetevi sul serio. Non accettate schemi di lettura di quello che siete. Voi, la vostra vita, le vostre domande, e la spinta che hanno con sé sono il primo libro da prendere in considerazione. Prendetevi sul serio!

Quando ho ascoltato questi i contenuti mi sono commosso profondamente, avvertendo in queste parole quella eco che Gesù ha destato, anni fa, ma ancora oggi, nella mia vita.


2. Il Papa ha parlato di Gesù (questo "nome" ritengo sia stato la cifra di tutti gli incontri): e lego questa parola al richiamo alla "laicità positiva". Gesù non riguarda una "devozione", non è argomento per "addetti ai lavori", Gesù è fattore reale, elemento della realtà, qualcuno con cui potere (e dovere) fare i conti. L'esperienza della Repubblica di San Marino è, in questo, esemplare: si tratta di una fede che ha creato una civiltà che dura da quasi 2000 anni, tanti sono (1700) quelli in cui questa realtà statuale ha durato nella storia.

Sana laicità, sinonimo di autentico realismo, capace di rifiutare schemi e ideologie (anche gli stereotipi ottocenteschi in cui alcuni vorrebbero ingabbiare questa straordinaria avventura storica).


3. Un'ultima parola mi ha colpito rispetto a quanto il Papa ha reso evidente: il compito che una piccola realtà come questa (la fede che diventa cultura, potremmo dire parafrasando quanto già Giovanni Paolo II affermava come responsabilità del credente e segno che tale fede è accolta, pensata e vissuta) ha una portata universale.

Le radici cristiane di San Marino non sono un retaggio di pochi, quasi un "optional" di alcuni privilegiati. Sono profezia per tutti. Sono ciò a cui ogni uomo può e deve guardare: se ci deve essere una "speranza affidabile", questa è che si dia inizio ad una "fede amica della ragione" che diventa realtà creativa di novità nel presente (del resto Benedetto XVI ha ricordato, commentando l’episodio evangelico del giovane ricco, che «La “vita eterna”, infatti, alla quale fa riferimento quel giovane del Vangelo non indica solamente la vita dopo la morte, non vuol sapere soltanto come arrivo al cielo. Vuol sapere: come devo vivere adesso per avere già la vita che può essere poi anche eterna. Quindi in questa domanda questo giovane manifesta l’esigenza che l’esistenza quotidiana trovi senso, trovi pienezza, trovi verità…».

Così ho letto questa visita, e così capisco che viene rinnovato il compito per ciascuno di noi. Con un nota bene: "Non ci si pente mai ad essere generosi con Dio!".

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