domenica 26 giugno 2011

Moira, di «inguaribile» c’è solo la voglia di vivere - Il coraggio di una famiglia che non s’è arresa davanti allo stato di minima coscienza della figlia. I gesti quotidiani d’amore, di cura, d’assistenza. E poi una rete che s’è attivata tutt’intorno, senza lasciar spazio alla solitudine. Ecco la storia di speranza e sorrisi della famiglia Quaresmini - di Francesca Golfarelli, Avvenire, 26 giugno 2011

Gesti di cura e d’amore che si ripetono giorno dopo giorno, senza sosta. Genitori che rigenerano la figlia nella sofferenza e ricevono la ricompensa di un sorriso. C’è una speranza grande, nella storia di Moira Quaresmini. Una speranza capace di contagiare tutte le famiglie che vivono il dramma di un caro in stato vegetativo o di minima coscienza, come ha sottolineato don Mario Galbiati, fondatore di Radio Mater e Radio Maria, nel suo contributo di apertura del libro Il sorriso di Moira, edizioni Digigraf, scritto da Enrico Viganò. Il libro, che sarà presentato giovedì 30 giugno a Milano nella sala delle colonne della Banca Popolare di Milano, in via San Paolo 12, narra la storia vera di Moira, una giovane donna di Nova Milanese in stato di minima coscienza da 11 anni a seguito di quel gesto d’amore che è il parto, purtroppo concluso con la perdita della figlioletta Asia e con i danni irreparabili al cervello della madre.
Una vicenda che dimostra, come ha sottolineato il direttore di Avvenire Marco Tarquino, nella presentazione, «che la vita non è mai inadeguata e se mai l’inadeguato si manifesta, non è mai frutto della malattia o delle presunte imperfezioni fisiche».
Un libro che non ha la pretesa, come sottolinea nell’introduzione Enrico Fovanna, giornalista de Il Giorno – il quotidiano da fine mese distribuirà il volume in edicola (3,80 euro ) – di dare risposte alle tante domande legate a vicende di sofferenza come questa, ma vuole raccontare cosa si cela dietro la cronaca di casa Quaresmini.
Enrico Viganò ricorda la prima impressione nell’incontro con i Quaresmini: «Trovai in quella casa un’atmosfera serena. Un sorriso che non ho più dimenticato e che si rinnova ad ogni incontro». A incoraggiare Faustino e Giovanna, genitori di Moira, anche Fulvio De Nigris, direttore del Centro studi dell’associazione «Gli Amici di Luca», che sottolinea come il loro quotidiano vada sostenuto anche con un’idonea comunicazione, di cui la collana Se mi risvegliassi domani? vuole farsi strumento.
«Una collana – spiega Gianluigi Poggi, tra i promotori dell’iniziativa editoriale – nata dalla pubblicazione dell’ononima storia raccontata da Alessandro Albertazzi e che ha reso nota la vicenda di Cristina Magrini, una donna bolognese che vive in stato di minima coscienza da 30 anni.
Il libro è arricchito dalla prefazione del ministro Maurizio Sacconi e dalla presentazione del direttore di Qn e de Il Resto del Carlino, Pierluigi Visci. «Si tratta di una forma di comunicazione – afferma Poggi – che si appella allo spirito di servizio dei media, rientrando così nello spirito del Club L’inguaribile voglia di vivere, fondato dal giornalista Massimo Pandolfi, che ci sostiene».
Per aiutare queste famiglie, oltre all’auspicato intervento primario dello Stato, anche i privati, gli istituti di credito, le fondazioni bancarie. E ciò viene riconosciuto da un’autorevole fonte nel settore, il presidente della Banca Popolare di Milano, Massimo Ponzellini, che ha ospitato la presentazione del volume, riconoscendo che i bilanci sociali delle principali società, fra cui la sua, offrono testimonianza a vari livelli di come le attività produttive si possano inserire in un contesto di crescita che trascende il lavoro, l’utile, il mero dato economico, per puntare alla condivisione e al sostegno di ambiti in cui lo Stato e gli enti pubblici stentano ad arrivare in modo capillare.
Dalla disabilità come bisogno alla disabilità come risorsa grazie al contributo dell’associazione Anffas onlus di Paderno Dugnano (Milano), che ha permesso la pubblicazione della storia di Moira, diventando cassa di risonanza per un progetto, il centro «Le Croci», a cui vengono destinati i proventi della vendita.
Un centro in progetto a Monzuno, per rispondere ai temi legati al «durante e dopo di noi» e che si prenderà cura dei pazienti come Moira.

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