domenica 26 giugno 2011

«Facile e veloce: così la Spagna gioca con l’aborto» - Nessun obbligo di presentare motivazioni per interrompere la gravidanza, liberalizzazione della pratica fino alle prime 14 settimane e poi le minorenni che possono ricorrervi anche senza l’autorizzazione dei genitori. Madrid rischia di diventare il paradiso europeo delle vite gettate senza responsabilità L’allarme di Carmina Garcia-Valdés, direttrice del gruppo Red Madre – di Michela Coricelli, Avvenire, 23 giugno 2011

C’è chi teme che la Spagna, con l’ultima riforma di José Luis Rodriguez Zapatero, si trasformi in una sorta di terra franca per l’interruzione volontaria della gravidanza: facile, rapida, senza troppe domande. Per Carmina Garcia-Valdés, direttrice generale della Fondazione Red Madre (Rete Madre) non ci sono dubbi: il Paese iberico è già un "paradiso abortivo", perché dal 1985 – anno della prima legge – «con il criterio del rischio fisico e psicologico per la madre, sono stati realizzati il 97% degli aborti: una frode legale di vecchia data».
L’ultima riforma è entrata in vigore lo scorso luglio. Dopo questo primo anno, pensa che la situazione sia peggiorata?
Sì, certo, e le spiego perché. In primo luogo le donne che prima dovevano presentare una ragione legale per abortire – uno dei criteri previsti dalla normativa – oggi non ne hanno più bisogno. Questo si riflette nella fretta del sistema.
Ci chiamano al telefono e ci raccontano le loro storie: «Sono stata in ambulatorio, mi hanno fatto il test ed è positivo. Il medico mi chiede: non era previsto, è un momento sbagliato per lei, vero?
Rispondo di sì. E lui: allora prenda un appuntamento per abortire domani». Ora che l’interruzione volontaria di gravidanza è stata liberalizzata fino alle prime 14 settimane, c’è una grande pressione sulla donna: non le danno neppure il tempo di riflettere. Poi c’è un altro aspetto molto grave della riforma.
Quale?
Riguarda le minorenni di 16 e 17 anni, che possono abortire anche senza l’autorizzazione dei genitori. Si dice che la nuova legge le tuteli, qualora il padre o la madre non vogliano permettere loro l’aborto. Ma chi protegge quelle che, invece, il bambino lo vogliono tenere?
Nessuno. Da noi arrivano ragazzine dai 14 ai 18 anni che vorrebbero portare avanti la gravidanza, ma i genitori vogliono costringerle ad abortire. Una diciassettenne ha denunciato la mamma in commissariato: la polizia non sapeva come aiutarla, non ci sono leggi in questo caso. Ma tramite il Difensore del minore ci hanno coinvolti e la stiamo aiutando.
Quanti aborti si realizzano ogni anno in Spagna?
I dati ufficiali del ministero della Sanità parlano di circa 120.000 interruzioni di gravidanza volontarie. Ma secondo noi la cifra reale si aggira fra i 180.000 e i 200.000. Il 97% delle interruzioni qui si fanno nelle cliniche private: sono un grande affare. Spesso in questi posti non registrano nulla, per motivi fiscali chiaramente. Al governo interessa dimostrare che, dopo la riforma, gli aborti stanno diminuendo. Ma noi abbiamo i nostri fondati dubbi: oltre a tanti interventi che non lasciano traccia, bisogna considerare il calo dell’immigrazione, che incide sulle cifre nazionali.
In Spagna chi difende la vita viene accusato di essere intollerante o addirittura "franchista"…
Per fortuna le cose stanno cambiando poco a poco. Con lo scandalo esploso nel 2008, quando sono venuti alla luce i casi di aborti illegali realizzati in cliniche catalane anche nelle ultime settimane di gravidanza, l’opinione pubblica si è resa conto dell’orrore. Poi, davanti alla nuova legge presentata dal governo di Zapatero, in tanti hanno cominciato a dire: non è una norma necessaria, in Spagna l’aborto è già legale. Da tutto ciò nasce la grande manifestazione del 2009, con un milione di persone per le strade di Madrid a favore della vita e delle donne. Anche se continuano a difendere l’aborto, ora anche fra i socialisti c’è un’apertura trasversale verso il tema degli aiuti alle donne incinte.
A proposito di aiuti: lo Stato fa qualcosa per chi è in difficoltà e vuole far nascere il suo bambino?
Andiamo male su questo fronte… L’unico aiuto diretto di 2.500 euro per la nascita di un figlio è stato eliminato a causa della crisi. Ci sono comunità autonome e municipi che riescono a sostenere la maternità. Ma il settore pubblico è spinoso.
Basti pensare che in Spagna una mamma sola – non divorziata, non separata – non ha diritto all’asilo nido, se non ha un lavoro. E se lo deve cercare.
Chi si rivolge a Red Madre?
L’età media oscilla dai 15 ai 35 anni. Più immigrate che spagnole. Non hanno studiato, sono sole, spesso abbandonate dalla famiglia, non hanno compagno stabile. Hanno bisogno di aiuto psicologico, economico, abitativo o professionale. Noi siamo onesti, diciamo la verità: mostriamo loro l’ecografia del loro bimbo, spieghiamo come sarebbe un aborto, quali alternative esistono e come possiamo aiutarle. Diamo tutti i mezzi perché decidano veramente in libertà. Senza pressioni.

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