martedì 28 giugno 2011

RICORSO CONTRO LA LEGGE 40. STRASBURGO: SE NE PUÒ DISCUTERE di Del Re Giovanni Maria, Avvenire di martedì 28 giugno 2011

La normativa italiana sulla fecondazione assistita e la questione della "selezione" degli embrioni da ieri sono sotto la lente delle Corte europea dei diritti umani. I giudici di Strasburgo hanno infatti deciso di avviare 1 esame di un ricorso presentato da Rosetta Costa, 34 anni, e Walter Pavan, 36 anni, di Cinquefrondi (Reggio Calabria) entrambi portatori sani del gene della mucoviscidosi, una grave malattia che porta a seri problemi respiratori e anche alla morte. La Corte ha comunicato di «stare esaminando, per la prima volta, un caso concernente l'accesso allo screening embrionale in Italia per coppie portatrici di malattie genetiche». Per ora dunque si tratta solo di un primo esame del ricorso, che non è invece stato «accolto», come erroneamente titolavano alcune agenzie di stampa. La sentenza - che certamente avrà, in un senso o nell'altro, un impatto notevole sulla normativa italiana, anche sotto il profilo etico - arriverà in realtà tra molte settimane. Al centro è la legge 40 del 19 febbraio 2004, che consente la fecondazione assistita esclusivamente alle coppie sterili o, grazie a un decreto del 2008, a quelle in cui coniuge sia positivo al virus Hiv o dell'epatite B e C. Costa e Pavan hanno già un bambino di 4 anni e mezzo affetto da mucoviscidosi (è così che hanno scoperto di essere portatori sani). Nel febbraio 2010, la donna ha deciso di abortire dopo aver scoperto che anche il secondo bambino in arrivo era affetto dalla malattia, e a quel punto hanno chiesto di poter ricorrere alla fecondazione in vitro e allo screening embrionale in vitro prima dell'impianto uterino (Pid), scontrandosi con la leme 40. Di qui il ricorso a Strasburgo di Costa e Pavan: la coppia ritiene che siano stati violati nei suoi confronti l'articolo 8 della Convenzione europea dei diritti umani (diritto al rispetto per la vita privata e familiare), e l'articolo 14 (divieto di discriminazione), visto che altre coppie possono ricorrere alla fecondazione m vitro. In una nota la Corte ricorda che questa procedura, insieme al Pid, è consentita in 15 Paesi (Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Francia, Grecia, Olanda, Norvegia, Portogallo, Russia, Slovacchia, Slo venia, Spagna, Svezia e Regno Unito); in altri tre, oltre all'Italia, è vietata (Austria, Irlanda e Svizzera). A favore della coppia c'è una decisione del Tribunale di Salerno che nel 2010 ha consentito l'applicazione della legge 40 a una coppia non sterile (e non sieropositiva) ma portatrice del gene dell atrofia muscolare. Secondo il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella, il ricorso «si basa su un presupposto che è esplicitamente vietato dalla legge, cioè la possibilità di selezionare gli embrioni». Roccella sostiene inoltre che «il parallelo che si fa nel ricorso con i malati di Aids non regge: a loro la fecondazione assistita è consentita perché possono ricorrere al lavaggio del seme maschile, mentre la coppia in questione, malata di fibrosi cistica, non ha questa possibilità».

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