Genova e le alluvioni, è una vecchia storia di Fabio Spina, 07-11-2011,
http://labussolaquotidiana.it
“Nel periodo tra 1960 e il 2010
sono stati 27 gli anni in cui si è registrato almeno un evento di frana o di
inondazione in Liguria che ha causato vittime (morti, feriti, dispersi). In alcuni
casi, si sono verificati più eventi a distanza di pochi mesi. Nello stesso
periodo, ci sono stati almeno 65 eventi che hanno causato sfollati e/o
senzatetto. Il comune di Genova è quello che storicamente ha subito il maggior
numero di eventi (5 eventi di frane e 6 inondazioni) e di vittime (78, di cui
31 causate da movimenti franosi e 47 da eventi di inondazione). Fra il 2000 e
il 2010, la Liguria è stata interessata da almeno sette eventi di frana o di
inondazione gravi, che si sono verificati nel 2000, 2002, 2008, 2009 e 2010.
L’evento del 2000 è stato forse il più grave, causando sia numerosi movimenti
franosi sia inondazioni nelle province di Imperia e Savona e provocando in
totale 7 vittime.”, questa parte dell’informazioni con cui il CNR descrive
brevemente ciò che è accaduto in Liguria negli ultimi 50 anni.
Oggi si ama definire tropicali
questo genere di piogge, in realtà sono una consuetudine per il nostro paese e
da tempi remoti. Come accadde per esempio a Genova, il 25 ottobre 1822, quando
furono misurati in 24 ore ben 821 mm, altre piene storiche del Bisagno si
verificarono ad esempio nel 1892 e 1908. Il 19 e 20 ottobre 1959 il nubifragio
in Liguria tra Nervi e Savona vide piogge superiori a 600 mm nei bacini dei
torrenti Cerusa e Leiro.
“Solo nella città di Genova, in
questi decenni, si sono verificati cinque eventi simili o anche più intensi
(altro che catastrofici), avvenuti precisamente nel 1953, nel 1970, nel 1977,
nel 1992 e nel 1993. Nessuno ancora può dimenticare gli effetti dell’apocalittica
alluvione del 7 e 8 Ottobre del 1970, una delle peggiori mai viste in Italia a
memoria d’uomo, quando la città della lanterna fu investita da uno tsunami di
fango e acqua. Storico il dato della stazione amatoriale di Genova Bolzaneto
che fra il 7 e l’8 Ottobre 1970 registrò, in appena 24 ore, un accumulo
impressionante di ben 950 mm d’acqua. Questo dato tuttora vanta il record
assoluto del più cospicuo accumulo pluviometrico nelle 24 ore mai registrato in
ambito nazionale e forse anche europeo”.
Nell’ultimo evento la
precipitazione è stata eccezionale ma non da record massimo: all’Università si
sono misurati 386 mm mentre il 7-8 ottobre 1970 se ne misurarono 948 mm, 429 mm
nel 1992 (allora i morti furono due cosi come il 23 settembre 1993 quando ne
caddero 351 mm).
L’alluvione del 1970 causò 35
morti, 8 dispersi, ed un ferito (gli sfollati furono oltre 2000, ed i
senzatetto almeno 185, la perdita economica nella sola città di Genova fu
stimata in 45 miliardi di lire, il danno al patrimonio artistico fu
notevolissimo).
Molto meglio di quanto si può
aiutare a ricordare scrivendo, può farlo il video della canzone scritta da un
esperto di idrologia del Politecnico per prevedere e provvedere (clicca qui per
il video, e clicca qui per l'articolo sul “Corriere della Sera” del 05 ottobre
2010) , oppure anche il testo scritto da Fabrizio De André della canzone
“Dolcenera”, scritta proprio in ricordo dell’alluvione.
Sul “Corriere della Sera” del
5.11.2011 si può tragicamente leggere: “S’è cercato di allargare l’alveo nel
tratto interrato, ma ieri come nel ’70 il torrente è esondato perché l’acqua
non ce la fa a superare il tappo e torna indietro”, stesso male del suo
affluente Fereggiano.
Purtroppo alcuni, come il
Ministro Sacconi, il Sindaco di Genova e Greenpeace, anziché affrontare i veri
ed antichi problemi sembra aver cercato di deviare l’attenzione ricorrendo alla
leggenda dei “cambiamenti climatici” o al clima impazzito.
Gli Egiziani facevano festa
quando esondava il Nilo, all’epoca però nessuno si sognava di costruire a tre
metri da esso o di coprirlo ed imprigionarlo nel cemento, nessuno vi realizzava
parcheggi sopra non sapendo dove mettere “i carri” dell’epoca. I contadini
sapevano dall’etimologia del nome che un torrente può essere secco per lunghi
periodi per poi trasformarsi in un violento ed impetuoso corso d’acqua in
brevissimo tempo, a differenza del regime del fiume.
Ci sono voluti decenni per
arrivare ad una “protezione civile” efficiente, molto tempo ci vorrà ancora per
trasformarla in “prevenzione civile”. Per cambiare dobbiamo cominciare ad
insegnare ai nostri figli che la natura è qualcosa di dinamico, non si può
pensare d’imprigionare i fiumi, di fermare le coste, di costruire sui vulcani e
lungo le rive, di far crescere le città prevedendo solo asfalto e cemento, di
edificare scegliendo materiali e tipologie solo per convenienza economica, di
stabilizzare il clima ed il livello del mare, di desiderare contemporaneamente
un’estate che sia calda e secca per il settore turistico e sia fresca e piovosa
per l’agricoltura e la produzione di energia idroelettrica.
Il Creato, alla ricerca dei suoi
equilibri, non fa condoni a chi si comporta come se la natura fosse materiale
da museo o da magazzino all’interno dei quali nulla varia oppure a chi lo vuole
devastare con scelte o ideologie contro la legge naturale.
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