martedì 17 maggio 2011

Dico no al test sulla mia morte, di Antonio Pascale, Il Messaggero, 17 maggio 2011

Quando si chiede ad alcuni scienziati, esperti in futuro, quali possibilità la genetica ci potrebbe regalare, in termini di
miglioramenti di vita e di salute, i suddetti, spesso, ci parlano dei telomeri, ossia della parte terminale dei cromosomi. Questa, con molta probabilità, regola la durata della nostra vita e quindi, si suppone, in un futuro prossimo avremo nuove opportunità.
E cioé potremo capire meglio come agire sui telomeri, per allungare la vita o magari - e qui però i futurologhi esagerano — per ambire all'immortalità. E' una buona notizia, qualche anno in più non dispiacerebbe a nessuno, del resto la vita media sta già aumentando, e la mortalità infantile in molte parti del mondo é, per fortuna, in forte riduzione.
E qui, in questo caso, i telomeri non c`entrano, contano cose più semplici, come le buone pratiche igieniche, le fognature e gli antibiotici. Tornando a noi e ai nostri telomeri, potevamo avere prima la buona notizia e invece ne è arrivata una cattiva.
Fra un anno sarà in commercio un semplice test del sangue attraverso il quale potremmo sapere - scusate la semplificazione - quanto sono lunghi i nostri telomeri, quindi quanta vita ci resta. Come un conto alla rovescia. Naturalmente il test non sarà così preciso, ma potremmo considerarlo come un orientamento temporale.
E vero che non abbiamo scampo alla morte. Questa strana cosa, la morte appunto, del resto ci garantisce la vita: guardate infatti quante specie animali e vegetali banchettano su una carogna. Ma siamo stati sfortunati e ci tocca, fra un anno circa, un test che misura quanto sono corti o lunghi i nostri telomeri regalando cosi depressioni immediate o gioie repentine a seconda del risultato.
Notizie così brutte allarmano tutti e ognuno di noi si chiede se sia giusto o sbagliato entrare a contatto con le radici della vita in maniera cosi intima e definitiva. Quando ci allarmiamo, naturalmente, facciamo prevalere nella discussione l`aspetto emotivo e spesso immaginiamo che gli eventi precipiteranno per una sorta di discesa forzata verso il baratro, dovuto appunto a un piano inclinato al quale non si può sfuggire. Questo modo di ragionare è di solito fallace e non aiuta il ragionamento; gli eventi, intatti, si possono prevedere. analizzare, valutare e fermare. Di certo la genetica e i telomeri ci ·daranno parecchie soddisfazioni e ci regaleranno anche qualche grattacapo. ma purtroppo nella conoscenza è prevista sempre una buona dose di inquietudine. Non possiamo eliminare, intatti, le  scorie che ogni azione umana (conoscitiva) porta con sè. Possiamo solo gestirle. In questo caso allora che si fa? Ci si preoccupa? Dove andremo a finire? Le assicurazioni, le multinazionali, renderanno obbligatorio questo test? Verremo assunti assunti se ci resta poco da vivere?·
Non possiamo rispondere a tutte queste domande, almeno per adesso, ma potremmo scegliere anche un`altra via, più di buon senso: non comprare il test. insomma, io sono curiosa di tante cose, ma se in quel test c`é la data della mia morte preferisco non leggere i risultati. Allora invece di chiederci continuamente e nevroticamente se sia giusto o sbagliato questo test, potremmo semplicemente lasciare la scelta alle persone. Mettiamo in commercio questo benedetto (o maledetto) test e stiamo a vedere se i cittadini lo comprano o lo fanno fallire. Io, alla luce di un sondaggio preliminare fatto in Inghilterra, tenderei a pensare che in pochi lo compreranno e così la data della nostra morte sarà conservata li, nascosta, sul braccio distale dei cromosomi. Del resto. come dice il poeta: in questa vita non é difficile morire, vivere è di gran lunga più difficile».

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