giovedì 29 settembre 2011


È VITA - MATERNITÀ A 60 ANNI? LE DONNE LA BOCCIANO SUL WEB di Vinai Emanuela, Avvenire di giovedì 29 settembre 2011

Maternità a 60 anni? Le donne la bocciano sul Web mg g 8 Sulla Rete sondaggi e dibattiti bocciano la maternità tardiva Questione di buon senso: occorre un confine anagrafico alla fecondazione artificiale faarlare di un cambio di paradigma orse è prematuro, ma gli elementi disposizione fanno pensare a un evidente sovvertimento dei luoghi comuni. La vicenda delle mamme-nonne ha infatti trovato vasta eco in sondaggi e dibattiti in Rete e le reazioni degli intemauti non si sono fatte attendere, con qualche sorpresa. I120 settembre scorso il primo movimento tellurico: il sondaggio quotidiano di Radio24 ha rilevato una maggioranza quale non si vedeva dai tempi della tentata abolizione dell'articolo 18. A domanda «Mamme sulla soglia dei 60 anni. Lo trovate positivo?», i «no» hanno raggiuto il 91%. Percentuale inferiore, ma non meno netta, quella registrata da Donna Moderna, corazzata dei settimanali femminili. Al quesito «Secondo te è giusto fare un figlio a 57 anni?» I176% dei lettori ha risposto: «No, perché si è già nonna». E che dire del blog al femminile «La 27ma ora» del Corriereit? L'argomento maternità tardiva è stato oggetto di due post a distanza ravvicinata. Il primo il 23 settembre «Un figlio a tutti i costi. Anche a (quasi) 60 anni», il secondo il 27 settembre «A proposito delle mamme over 50. Cosa succede in America». I due articoli hanno totalizzato insieme più di quattrocento commenti e la loro lettura fomisce uno spaccato della società e della percezione della maternità molto diverso da quello che viene comunemente raccontato dai media. I forumisti fanno molti auguri ai neonati, ma contestano con fermezza la domanda di fondo: ognuno non può essere, semplicemente, lasciato libero di decidere? La risposta, variamente declinata nei commenti secondo l'esperienza di ciascuno, è orientata al criterio della responsabilità: no, perché in questo caso c'è di mezzo un altro, il bambino che nascerà. E, aggiunge qualcuno, che sarà un adolescente inquieto in un mondo in rapida trasformazione.

Inoltre, anche per coloro che si dichiarano comunque a favore di fecondazione eterologa, matrimonio omosessuale ecc, la questione non è da porre in termini di moralismo, ma semplicemente di buon senso. Quel senso del limite che viene tradotto e codificato nell'indicare un confine anagrafico per accedere alla fecondazione artificiale. Si sprecano così le inchieste sui tempi della maternità: qual è l'età giusta, 20-3040 anni? Nessuno, nemmeno tra gli esperti, si sbilancia. Né in un senso, né nell'altro. Tra le donne permane la sensazione di combattere contro una società che non le aiuta: «A vent'anni fisicamente sarebbe il massimo, ma poche ne approfittano; attorno ai trenta va bene, ma d si gioca la carriera; a quaranta si è madri consapevoli, però l'energia comincia a scarseggiare». Commenti simili, del resto, sono presenti da tempo anche nei forum online tradizionalmente dedicati alla ricerca di quel bambino che proprio non arriva. Su Nostrofiglio.it, mamme in attesa e mamme in prospettiva, abituate a confrontarsi pacatamente sulle opportunità di ovodonazione e Fivet, si sono invece dichiarate diffidenti e perplesse su gravidanze ottenute a un'età troppo avanzata. Il tempo sodale e il tempo biologico non coincidono più, e le rassicurazioni sull'aspettativa di vita non rassicurano affatto.  Ma l'elemento che più di altri sconcerta è che i commenti più disillusi arrivino dai diretti interessati: i figli di genitori anziani. Adulti che rivendicano il diritto, per loro non realizzato, ad avere un'infanzia e un'adolescenza in cui godere di genitori vicini, nel tempo e nello spazio, al vissuto dei loro figli. Una discronia della relazione che culmina nell'inevitabile accudimento dei genitori troppo anziani, afflitti da malattie invalidanti, proprio nel momento in cui si vorrebbe invece cominciare a spiccare il volo. E la questione economica in questo caso non è affatto secondaria. Su una cosa tutti sono d'accordo: un conto è risolvere disturbi o malattie, un altro forzare i ridi biologici. La terapia è nettamente distinta dagli artifici utilizzabili per manipolare oltre ogni evidenza la biologia che governa la riproduzione. La maternità come lifting ha pochi simpatizzanti.

Nessun commento:

Posta un commento