venerdì 23 settembre 2011


Limiti ragionevoli? Pretese arbitrarie? Di Giacomo Rocchi, Giovedì 22 Settembre 2011

Assuntina Morresi, su "Avvenire", fornisce la "versione ufficiale" circa la legge 40 sulla fecondazione in vitro: una legge equilibrata e razionale. Il tema è ancora quello del limite dell' età potenzialmente fertile che la legge pone e che permette di accedere ai soldi pubblici destinati a queste tecniche anche a coppie nelle quali la donna ha 50 anni (nel Veneto) o comunque più di 40 anni (in tutta Italia).

La Morresi scrive:
"Come tutte le leggi, la 40 rispetta un orientamento culturale: si tratta
di una visione laica - per i cattolici la fecondazione extracorporea è illecita
- che cerca un equilibrio fra le esigenze della coppia e del nascituro, per la
quale non tutto ciò che è tecnicamente possibile diventa accettabile".


In pratica il limite di età viene concepito come se fosse stato posto a servizio del divieto di fecondazione eterologa:


"Per rimanere incinte ad oltre 50 anni una donna deve necessariamente
ricorrere ad ovociti di una donna più giovane".

Come fa ad essere "laica" una visione che individua un solo interesse del futuro embrione - quello di essere generato con i gameti dei suoi genitori - e chiude tutti e due gli occhi sull'interesse di tutti gli altri embrioni, quelli che vengono prodotti già destinati a morte quasi certa?

"Laico" non dovrebbe essere "agganciato alla realtà"?


La Morresi polemizza con coloro che si "stracciano le vesti" perché alcune Regioni hanno posto dei limiti più restrittivi all'accesso alla PMA a carico del SSN:

"dovrebbe onestamente dire che ogni obbiettivo è eliminare ogni
regolamentazione della fecondazione in vitro".

Morresi vuole davvero farci credere che non permettere alle donne di oltre 50 anni di accedere alle tecniche sia una regolamentazione efficace? E' come sostenere - qualcuno lo sostiene ... - che il divieto di aborto dopo i sei mesi limita l'aborto.


Il fatto è che la regolamentazione non è affatto "ragionevole" (come titola Avvenire) perché non tiene conto della realtà delle decine di migliaia di embrioni morti o congelati; e che - una volta che si è elevato a diritto la pretesa degli adulti di superare ogni ostacolo alla fecondità, anche a prezzo della morte di tanti figli, nessuna pretesa è più "arbitraria".

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