lunedì 21 febbraio 2011

La vita in bilico – inchiesta di LORENZO SCHOEPFLIN – la posizione su eutanasia, Avvenire, 20 febbraio 2011

«Dolce morte» inganno mondiale - In Europa e in America si moltiplicano i Paesi dove c’è il rischio che l’eutanasia diventi legge

Si avvicina in Italia la data in cui il Parlamento voterà la legge sulle di­chiarazioni anticipate di trattamento, ad oggi fissata ad inizio marzo. Il testo esclude la possibilità di interruzione di alimentazione ed idrata­zione artificiale, chiudendo le porte ad atti omissivi volti a procurare la mor­te del paziente, ovvero all’eutanasia passiva. Senza dubbio il clima in cui si inserisce il dibattito sulla legge non è esente da pressioni in senso permissi­vo. È ancora vivissima la memoria di Eluana Englaro, la donna morta dopo 17 anni di stato vegetativo proprio a causa della sospensione di alimenta­zione ed idratazione. Recentemente è arrivato in Italia, grazie ai radicali, lo spot che 'Exit International' ha realizzato per promuovere il diritto di mo­rire. Il Coordinamento laico nazionale, che raccoglie al suo interno molte si­gle da sempre impegnate per la legalizzazione dell’eutanasia, tra cui la Con­sulta di bioetica, per domani ha organizzato un sit-in in piazza Montecito­rio contro la legge, definita 'liberticida'. Non manca chi, come il senatore I­gnazio Marino, lotta per l’approvazione di un testo che consenta la sospen­sione di alimentazione e idratazione. In Europa e in tutto il mondo, come do­cumentato in questa pagina, sono costanti le spinte dal punto di vista me­diatico, giuridico e legislativo, con ripetuti tentativi di legalizzare la 'dolce morte'. Nel nostro continente, già Olanda, Belgio e Lussemburgo hanno ap­provato leggi per la depenalizzazione di eutanasia e suicidio assistito. Dalla Svizzera giunge l’ultima notizia clamorosa in tema di 'fine vita': è stato tra­smesso un documentario sull’ultimo giorno di vita di un uomo affetto da de­pressione, recatosi a morire in una clinica di Dignitas, la nota organizzazio­ne che fornisce assistenza al suicidio.

FRANCIA - Cure palliative contro l’eutanasia - DA PARIGI

Risale a meno di un mese fa la bocciatura della leg­ge sull’eutanasia da par­te del Senato francese. Il 26 gen­naio, con 170 voti contrari su 312 totali, non è stato approvato il te­sto che prevedeva “l’assistenza medicalizzata alla morte” per tut­te le persone allo stadio termina­le di una malattia o con gravi di­sabilità. Il giorno precedente al voto parlamentare, il Primo Mi­nistro francese Francois Fillon si era espresso in modo negativo sull’opportunità di una legge in materia, anche in considerazio­ne dell’attenzione che alle cure palliative viene dedicata fin dal 2008. Proprio in quell’anno la Francia era stata scossa dal caso di Chantal Sebire, una donna sfi­gurata al volto da un cancro, che aveva avanzato una richiesta mai accolta di eutanasia. Il caso Sebi­re era stato usato dalla lobby pro­eutanasia per esercitare pressio­ni per la legalizzazione della mor­te procurata su richiesta.


GERMANIA - Una legge per rifiutare le terapie - DA BERLINO

In Germania il dibattito sull’eutanasia è da sempre legato a doppio filo alla memoria dell’Aktion T4, il piano con il quale i nazisti misero in atto lo sterminio sistematico di soggetti ritenuti un peso per la società tedesca.

Tra il giugno e il luglio del 2009 viene approvata la legge sul testamento biologico, dopo ben sei anni di dibattito. Con la legge viene modificato il Codice civile: una persona capace di decidere autonomamente può rifiutare terapie anche se da esse dipende la sopravvivenza del diretto interessato. Un anno dopo, nel giugno scorso, arriva la sentenza che riguarda il caso di Erika Kuellmer, una donna in stato vegetativo morta dopo la sospensione dell’alimentazione artificiale.

Con l’assoluzione dell’avvocato che aveva consigliato di recidere il sondino per l’alimentazione, di fatto si compie il passo decisivo verso l’eutanasia passiva, non più punibile penalmente.


INGHILTERRA - Permesso accompagnare alla fine - DA LONDRA

In Inghilterra la prima apertura all’eutanasia passiva risale al 1993.

Anthony Bland muore a nove giorni dalla sospensione di alimentazione e idratazione artificiale, dopo quattro anni di stato vegetativo. Con una sentenza dell’Alta Corte inglese, fu assecondata la volontà del medico e dei parenti di Bland, dal momento che, fu affermato nel dispositivo di Stephen Brown della Divisione famiglia della Corte, Bland è morto e ciò che rimane «è solo il guscio del suo corpo». Più recentemente, il direttore della Procura generale, Keir Starmer, ha emanato linee guida che hanno trovato applicazione: sia nel caso di Daniel James, un giovane paralizzato accompagnato nel 2009 dai genitori in Svizzera per suicidarsi, che in quello di Michael Bateman, che ha assistito la moglie durante il suicidio, è stato deciso di non procedere con azioni penali.

Secondo le linee guida, l’aiuto a morire costituisce reato solo se si trae beneficio economico dalla morte del suicida.


STATI UNITI D’AMERICA - Eutanasia assistita legale in due Stati - DA WASHINGTON

Negli Stati Uniti sono stati molti i casi recenti che hanno riguardato le tematiche di “fine vita”. Il più significativo si è registrato ad inizio anno, quando l’amministrazione Obama ha fatto dietrofront in merito al provvedimento, inserito nella riforma sanitaria, che prevedeva un colloquio con un medico per tutti gli ultrasessantacinquenni. Si sarebbe trattato di una sorta di testamento biologico, dal momento che il paziente avrebbe potuto esprimere le proprie volontà sul rifiuto di trattamenti medici. Da segnalare anche le recenti battute d’arresto di leggi che avrebbero depenalizzato eutanasia e suicidio assistito in Montana e nelle Hawaii. In New Hampshire, l’anno scorso, una netta maggioranza ha respinto il tentativo di approvare una legge sull’eutanasia, che pochi giorni fa è stata ripresentata in una versione del tutto simile. L’Oregon e lo Stato di Washington sono dotati di leggi specifiche su eutanasia e suicidio assistito.


SPAGNA - Sotto esame la legge sul fine vita - DA MADRID

In Spagna la lotta per l’eu­tanasia è legata al nome di Ramon Sampedro, l’uomo morto nel 1998 dopo trent’anni di paralisi dovuta ad un trauma durante un tuffo in mare. Sampedro, au­tore di scritti di successo sul­la sua storia, aveva più volte chiesto di essere aiutato a morire, senza mai ricevere u­na risposta positiva. Nel 2005 una donna ha ammesso di a­vergli somministrato una do­se di cianuro, ma il reato è ca­duto in prescrizione. Nel 2007 ha invece ottenuto il distac­co del respiratore Inmacula­da Echevarria, malata di di­strofia muscolare: il caso fece molto discutere e non mancò chi parlò apertamente di un primo passo verso l’eutana­sia. Una legge sulle questioni di 'fine vita' è attualmente in discussione in Spagna: il te­sto, che dovrebbe promuove­re le cure palliative ed esclu­dere il 'diritto a morire', ha scontentato le associazioni che lottano per la legalizza­zione dell’eutanasia.


SVEZIA - Vale il “desiderio” del paziente - DA STOCCOLMA

È il 6 maggio del 2010 quando in Svezia si compie il primo passo verso l’eutanasia passiva. Una donna di 32 anni muore dopo aver ottenuto il via libera al distacco del respiratore al quale era attaccata da 26 anni. La ragazza aveva dichiarato pubblicamente il suo desiderio di morire, nonostante l’assistenza della famiglia, augurandosi che la sua scelta potesse fungere da apripista per tutte quelle persone che vogliono scegliere il momento della loro morte.

Ingemar Engstrom, della divisione di Etica medica della Società svedese di medicina, nell’occasione aveva dichiarato che è immorale non attenersi ai desideri del paziente in merito alla sospensione di trattamenti medici. Già nel 2007 il Consiglio di sanità, proprio su invito della Società svedese di medicina, si era espresso a favore del rifiuto dei trattamenti, una volta che il paziente fosse stato adeguatamente informato circa le conseguenze.


CANADA - Diritto a morire, la politica frena - DA OTTAWA

In Canada le pressioni per legalizzare l’eutanasia non sono mancate, ma si sono concluse con un sonoro fallimento ad aprile scorso.

La legge che avrebbe dovuto apportare modifiche sostanziali al Codice penale, introducendo il “diritto a morire con dignità”, è stata bocciata dal parlamento canadese con 228 voti contrari e 59 favorevoli. Il testo consentiva ai medici di aiutare a morire malati terminali che avessero compiuto la maggiore età, ma aveva suscitato molte critiche per una mancata definizione esatta dei criteri di applicabilità di eutanasia e suicidio assistito. Alcuni parlamentari, pur favorevoli alla “dolce morte”, manifestarono il loro dissenso per un testo troppo permissivo. Il voto era arrivato dopo continui rinvii, nel tentativo di raggiungere il consenso, anche grazie al pronunciamento favorevole del Collegio dei medici del Quebec. Anche in Canada è arrivato lo spot pro­eutanasia di Exit, che si è però scontrato con i divieti dell’autorità delle telecomunicazioni.

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