lunedì 21 febbraio 2011

Orrore in diretta sulla tv svizzera, di FEDERICA MAURI LUZZI, da LUGANO – Avvenire, 20 febbraio 2011

André Rieder, 56 anni, si ferma davanti alla tomba dei genitori. «Sulla lapide c’è lo spazio per scrivere il mio nome e la mia data di nascita e di morte», afferma. I suoi genitori - ammette - avrebbero sicuramente difficoltà a comprendere la sua scelta, ma per lui è importante giungere ad una fine. Inizia così il documentario shock andato in onda lo scorso 17 febbraio su Sf1, la tv pubblica svizzera in lingua tedesca. È la storia di un medico, da anni maniaco depressivo, che ha un solo implacabile desiderio: morire. Per raggiungere il proprio scopo si è rivolto all’organizzazione di aiuto al suicidio zurighese “Exit”. In 48 minuti lo spettatore segue l’ultimo mese di vita di André prima del suici­dio programmato, avvenuto lo scorso primo dicembre 2010. La telecamera riprende i preparativi che l’uomo con maniacale meticolosità por­ta a termine; perfino gli stra­zianti addii ai vari amici, i quali ognuno a modo suo, tentano di dissuaderlo da questo gesto estremo. Inva­no. A colpire è soprattutto la freddezza di André, che non si scompone neppure all’evi­dente dolore di chi lo circon­da. Anzi, a tratti trova pure la forza di ridere.

André non è un malato ter­minale. Le sue condizioni di salute sono stabili. Alle spal­le ha una vita agiata. Una bel­la casa, una Bentley in gara­ge, grazie al denaro guada­gnato con la sua società di marketing per aziende far­maceutiche. Poi negli anni ’90 si susseguono i ricoveri, a vol­te coatti, in cliniche psichia­triche, e con essi il lento de­clino dovuto alle sue manie. Sfrattato, viene accolto in ca­sa da un’amica che da allora lo ospita e si prende cura di lui. A marzo il medico omo­sessuale si rivolge ad Exit. Do­po diversi incontri e tre peri­zie psichiatriche, l’organizza­zione accetta di assecondare i suoi desideri suicidi. Come mai però nessuno dei tre psi­chiatri che ha incontrato An­dré accetta di essere ripreso? E questo sebbene Exit sotto­linei che ogni cosa sia stata fatta nel pieno rispetto delle direttive della Commissione nazionale d’etica e della giu­risprudenza, che autorizza il suicidio assistito anche per i malati psichici. Ma a stupire ancor di più sono le risposte imbarazzate della Tv pubbli­ca, che per bocca del suo ad­detto stampa difende la scel­ta di realizzare tale docu­mentario, sostenendo che la redazione ha affrontato con sensibilità e tatto un tema molto controverso, partendo da un caso concreto segnala­to alla redazione da un ami­co di André Rieder. Anche la scelta della messa in onda ­dicono - era stata presa da tempo. Guarda caso però nel­le prossime settimane il Go­verno svizzero dovrebbe e­sprimersi su un progetto di legge che introduce una re­golamentazione restrittiva per il suicidio assistito. 

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