IL MALATO IN PRIMO PIANO PER SCONFIGGERE IL DOLORE - DI VENTURI MANUEL Brescia Oggi di martedì 10 maggio 2011
IL CONVEGNO. Per iniziativa della Fondazione Poliambulanza Il malato in primo piano per sconfiggere il dolore L'oncologo Zaniboni: «Se è cronico, va affrontato necessariamente in modo multidisciplinare» Manuel Venturi Sedare il dolore è un'opera divina: questa frase, attribuita da alcuni a Ippocrate e da altri aGaleno, è sintomatica del fatto che già nell'antichità la componente-sofferenza della malattia eratenuta in grande considerazione.
UN GROSSO SFORZO caratterizza oggi enti, ospedali e professioni sanitarie nella lotta al dolore, che non è più considerato solo un semplice sintomo, ma parte integrante del percorso terapeutico del malato, che interessa la qualità della sua vita e la sua dignità. Il convegno «Il dolore: affrontarlo a più mani per sollevare l'ammalato», organizzato dalla Fondazione Poliambulanza, ha messo a confronto tutte le figure professionali che ruotano intorno al mondo dell'ospedale, per trovare strategie comuni che permettano di affrontare il dolore dei pazienti in modo realmente efficace. Partendo da una considerazione: in Italia l'utilizzo di farmaci oppiacei - il parametro su cui l'Organizzazione mondiale della sanità valuta il trattamento del dolore nei vari Paesi del mondo - è ancora molto basso, e il nostro Paese si trova agli ultimi posti. La causa è da ricercare soprattutto nel pregiudizio culturale che interessa questo tipo di farmaci; la situazione sta però migliorando negli ultimi anni, come dimostra l'aumento del 18 per cento registrato dal 2009 al 2010. «C'è una nuova attenzione nei confronti del dolore - ha spiegato la dottoressa Maria Corsini, della Fondazione Poliambulanza -: combatterlo comporta la salvaguardia fisica e intellettuale dell'ammalato. Bisogna accentrare l'attenzione sulla persona, non sulla malattia: purtroppo nella nostra realtà si deve fare ancora molto».
I DATI DEL MINISTERO della Salute indicano che ogni anno in Italia sono 250 mila i malati terminali che necessitano di cure palliative, di cui 160 mila oncologici e 90 con altre patologie, ma meno dell'i per cento dei malati non oncologici è oggi inserito in un trattamento del dolore e solo il 40 per cento dei malati neoplastici può essere assistito in maniera continuativa. L'attenzione alla problematica del dolore, oltre a evidenti questioni etiche, porta anche a un risparmio in termini economici, poiché riduce le complicanze postoperatorie, il consumo di farmaci e i giorni di degenza. «Il dolore è il sintomo più temuto, e colpisce la qualità della vita più della malattia stessa - ha sottolineato l'oncologo Alberto Zaniboni -. Il dolore cronico deve essere affrontato necessariamente in maniera multidisciplinare, perché colpisce a livello fisico, psicologico e sociale, ma anche spirituale». Per questo gli ospedali si stanno attrezzando, come racconta Achille Bernardini, anestesista della Poliambulanza: «Dal 2005 abbiamo adottato pompe elastimetriche che somministrano farmaci in modo continuo e a velocità controllata. Inoltre raccogliamo i dati relativi all'efficacia di queste cure e dal 2006 abbiamo inserito nella cartella clinica dei pazienti di ogni reparto unata bella perla rilevazione del dolore, nata dalla collaborazione di tutte le figure professionali». L'obiettivo è creare un ospedale senza dolore, che sta prendendo forma anche a livello normativo, come testimonia la legge 38 del 2010: l'intento è garantire la qualità completa dell'assistenza ai malati perla salvaguardia della dignità di ogni persona.
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