Segnali di speranza - «Sconfiggeremo l'Aids solo con l'educazione» di Ruggiero Giovanni - Avvenire, 14 MAGGIO 2011 - Il cardinale Bagnasco al convegno sul progetto "Dream" della Comunità di Sant'Egidio: contro il virus necessario l'accesso di tutti alle cure. L'Europa non pensi solo a sé
Sette anni fanno già storia, e sette sono gli anni di Dream, il progetto della Comunità di Sant'Egidio per l'accesso universale al trattamento contro l'Aids nei Paesi africani. A Roma - non a caso in una grande sala dell'Ospedale San Gallicano (uno dei presidi sanitari storici della Capitale) - ieri si è tenuta la settima conferenza internazionale di questo sogno.
«Una storia che sta facendo storia della cura in Africa dal 2002 ad oggi - dice il presidente della Comunità Marco Impagliazzo -. Un cammino che, oltre a mostrare i successi raggiunti, è fatto di volti e di nomi di un popolo che rinasce grazie alle cure antiretrovirali del Progetto Dream». È però subito chiaro - lo dirà poi il presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco - che contro l'Aids i farmaci non bastano. Ad ascoltare i dati del successo di questo sogno ci sono diciannove ministri della Sanità di Paesi africani. A salutarli il nostro ministro della Salute, Ferruccio Fazio, il sindaco della città Gianni Alemanno, il presidente della Provincia, Nicola Zingaretti, e altri ospiti, tra i quali la consorte del presidente della Repubblica del Mozambico, la signora Maria da Luz Guebuza, a sua volta protagonista nel proprio Paese della lotta alla malattia.
L'arcivescovo di Genova e presidente della Cei ha spiegato da dove nasce l'impegno della Chiesa italiana in questa lotta alla malattia che Papa Giovanni Paolo II nel 1988 definiva «misterioso male», esortando tutta la comunità cristiana a farsi carico del dramma delle persone colpite dal virus. «Parole - dice il porporato - che hanno stimolato l'impegno di tanti cristiani a congiungere scienza e amore nella cura degli ammalati di Aids». Da quell'esortazione sono scaturiti fatti concreti: la Cei, attraverso il Comitato per gli interventi cantativi dal 1990 al 2011 ha finanziato 11.500 progetti, dei quali 4.150 in Africa, per un totale di 1.250 milioni di euro. «L'accesso alle cure per tutti - spiega il cardinale Bagnasco - è il modo principale per sconfiggere la pandemia. La Chiesa italiana ha sostenuto fin dall'inizio il programma Dream in Africa e continua a sostenerlo. Per la Chiesa, infatti, aiutare l'Africa è decisivo.
Non può l'Europa affrontare il suo futuro concentrata solo sui suoi problemi. L'Africa, con le sue risorse e le sue sfide drammatiche, fa parte del nostro orizzonte europeo e l'Europa non può pensare il suo futuro senza l'Africa».
La terapia antiretrovirale ha consentito una diminuzione delle nuove infezioni, e questa cura dovrebbe essere garantita a tutti (il sogno della Comunità è proprio questo), eppure il farmaco non è tutto: «Al tempo stesso - dice il presidente della Cei - è necessario un grande sforzo di educazione che operi una trasformazione della mentalità, della cultura e riaffermi la dignità della persona umana. Occorre accrescere la prevenzione mediante l'educazione al rispetto del valore sacro della vita e la formazione alla pratica corretta della sessualità umana». Di questa necessità educativa si è fatta testimone anche la signora Maria da Luz Guebuza da quando ha iniziato a prodigarsi per gli ammalati del suo Paese. «Eravamo abituati da sempre ad altre malattie - spiega - ma l'Aids, aggravando problemi antichi del mio Paese, si è posta come malattia del tutto nuova. Non è stato facile convincere i sieropositivi a prendere i farmaci, perché si chiedevano che necessità ci fosse dal momento che si sentivano sani. Tanti, infatti, hanno sospeso le cure e sono morti.» Il progetto Dream parte da un presupposto: la creazione di possibili vaccini è ancora lontana. Nell'attesa, è stato messo a punto un modello di eradicazione che si fonda su una sperimentazione reale su 26mila pazienti seguiti gratuitamente dal 2002 al 2010. Si è osservato che in cinque anni c'è stato un dimezzamento della sieropositività. Importante è stata la prevenzione della trasmissione del virus dalla madre al figlio, così da cominciare a formare una generazione sana che può affrontare il proprio futuro senza il grave handicap del virus nel proprio organismo.
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