mercoledì 11 maggio 2011

VERONESI E’ PER L’EUTANASIA. NOI INVECE PER LA “CURA” DELLE PERSONE - Lucio Romano, Copresidente nazionale Associazione Scienza & Vita, Pubblicato l’11 maggio 2011 da http://www.blogscienzaevita.org/

Ci risiamo, come prevedibile. Umberto Veronesi, illustre oncologo di fama internazionale a cui va il riconoscimento per l’attività di clinico e di ricercatore, si è espresso in maniera inequivocabilmente chiara a favore dell’eutanasia. Nel corso di un incontro culturale tenutosi presso l’Università Bocconi di Milano, ha fondato l’eutanasia sul “diritto assoluto alla propria autodeterminazione, in quanto ognuno ha diritto a un proprio progetto di vita e anche di morte”. Che Veronesi sia a favore della c.d. “dolce morte” mi sembra sia già noto da tempo attraverso molteplici esposizioni pubbliche e mediatiche. Inoltre, la stessa Fondazione Veronesi ha anche proposto un modello di Testamento Biologico: “nell’attesa di una legge sul testamento biologico che ne regoli compiutamente l’istituzione”.

Immediato, semplice e direi, drammaticamente logico, il procedimento che si vuole perseguire: no a una legge che si basi su Dichiarazioni Anticipate di Trattamento non vincolanti per il medico e che includano alimentazione e idratazione assistite come sostegni vitali; sì invece a una legge che ratifichi il Testamento Biologico e che introduca in Italia, sebbene non in forma esplicita, l’eutanasia. Infine, a fronte dell’impedimento a legiferare a favore dell’eutanasia, meglio nessuna legge. Questa è la posizione che chiaramente emerge dagli interventi di Veronesi e di altri che concordano per posizioni pro eutanasiche. Attenzione, però. Non richiama in maniera esplicita l’eutanasia, ma si preferiscono altre espressioni meno direttamente evocative e certamente più suggestive quale ad esempio: “nelle malattie terminali, quando non si è più autosufficienti, si soffre o si è dipendenti dagli altri, ci si può permettere di chiedere al medico una mano per morire in maniera decorosa”. Detto così, si vorrebbe significare che tutti gli altri sono per l’accanimento, per interventi futili e comunque disumanizzanti. Comportamenti, questi, che sarebbero ratificati dalla legge sulle Dat in discussione al Parlamento. 

Non è assolutamente vero! Essere contro l’eutanasia non significa essere a favore dell’accanimento, piuttosto significa assistere in termini di trattamenti proporzionati e sempre avendo cura della persona sofferente, “nelle malattie in fase terminale” o nelle gravi disabilità. Guai per una società dove la fragilità trovi nell’eutanasia la sua soluzione: significherebbe davvero il prevalere del più forte sul più debole, si annullerebbe il fondamento della relazione sociale e umana che si sostanzia nell’essere con l’altro e per l’altro in libertà e responsabilità.

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