NOZZE GAY/ L’esperto: Obama non conta, solo gli Stati possono decidere,
INT. Andrea Pin, venerdì 11 maggio 2012, http://www.ilsussidiario.net
Il presidente americano Barack
Obama ha preso posizione a favore dei matrimoni gay nel corso di un’intervista
rilasciata all’emittente Abc. “Sì, gli omosessuali devono potersi sposare”, le
parole del numero uno della Casa bianca, che ha subito spiegato: “A un certo
punto ho dovuto concludere che per me, personalmente, è importante affermare
che le coppie dello stesso sesso dovrebbero essere in grado di sposarsi”. In
passato Obama si era opposto ufficialmente alle nozze tra persone dello stesso
sesso, poi il voltafaccia, dovuto a “quotidiani contatti con amici e
collaboratori che sono gay”. Il presidente ha spiegato le sue esitazioni in
questo modo: “Ero consapevole del fatto che per molti la parola matrimonio è
qualcosa che evoca tradizioni e credi religiosi molto forti”. Ilsussidiario.net
ha intervistato Andrea Pin, professore di Diritto costituzionale all’Università
di Padova, per chiedergli che cosa può cambiare con l’annuncio di Obama.
Per quale motivo l’ordinamento
giuridico americano può consentire l’introduzione dei matrimoni gay?
Innanzitutto, occorre considerare
il riparto di competenze tra Federazione e Stati. Negli Usa il diritto
matrimoniale e quello di famiglia sono ambiti che, a parte alcune eccezioni,
riguardano i singoli Stati, mentre il diritto federale tradizionalmente non
entra nel merito dei legami familiari. Il governo federale difficilmente si
pone in una prospettiva che sia un sì o un no in via generale ai matrimoni gay.
La prima questione riguarda quindi la struttura costituzionale di ciascuno
Stato, che può avere più o meno margini per modificare gli istituti
matrimoniali.
Il governo federale può in
qualche modo entrare nel merito dei matrimoni omosessuali?
Nella prima metà del Novecento si
è consolidata una chiara teoria in base alla quale il governo federale Usa può
entrare nel merito delle questioni dei diritti civili di ciascuno Stato. Questi
ultimi quindi non sono totalmente slegati da Washington nel modo in cui
trattano i diritti, ma devono tenere conto della Costituzione federale. Per
quanto riguarda i matrimoni gay, ci può essere quindi una risposta diversa per
ciascuno dei 50 Stati dell’Unione, con un ventaglio di possibilità che è
comunque delimitato dalla Costituzione federale, ma che per quanto riguarda i
diritti civili, come i rapporti familiari, è piuttosto ampio.
Quale spazio avrebbe quindi Obama
per intervenire sul tema dei matrimoni gay?
I diritti costituzionali federali
devono essere applicati dagli ordinamenti giuridici di tutti i singoli Stati.
C’è quindi una prevalenza della Costituzione federale anche con riferimento ai
diritti fondamentali. Quando all’inizio del ’700 è stata scritta la
Costituzione, non si avvertiva questo tipo di problema. La sensibilità per i
diritti sociali del New Deal si è unita a quella del Movimento per i Diritti
civili, che per ottenere le sue conquiste ha dovuto forzare la mano agli Stati
che invece erano riottosi nei confronti dei principi di uguaglianza. Su queste
basi si è teorizzata la cosiddetta “incorporation”, per affermare il fatto che
c’è un nucleo di diritti fondamentali, derivati dalla federazione, che sono
intoccabili e a cui gli Stati non possono che aderire. Quindi Obama prende
posizione rispetto alla possibilità, che è diventata realtà, che di fronte alla
Corte Suprema federale giunga la questione se il matrimonio sia un diritto da
riconoscere tanto alle coppie eterosessuali quanto a quelle omosessuali. Se la
Corte Suprema si esprimesse affermando che il diritto al matrimonio riguarda
tutte le coppie, omo ed eterosessuali, a quel punto sarebbe un diritto
fondamentale che prevale sulla legislazione e sul diritto costituzionale dei
diversi Stati.
Qual è il significato politico
delle dichiarazione di Obama?
Il riconoscimento del diritto al
matrimonio delle coppie omosessuali fra la fine degli anni ’90 e lo scorso
decennio si è diffuso attraverso vari Stati americani. Il motivo è che le Corti
Supreme statali sono intervenute, convinte del fatto che si trattasse di un
diritto fondamentale. Qualche anno fa, quando il presidente era George W. Bush,
si discusse dell’opportunità di introdurre una legislazione statale che
vietasse agli Stati di introdurre i matrimoni omosessuali. Ora siamo
all’ipotesi opposta.
Attraverso quali strade può
avvenire l’espansione del matrimonio omosessuale?
L’espansione del matrimonio
omosessuale avviene lungo due strade. La prima è quella giudiziale, quando la
Corte Suprema afferma un diritto fondamentale a crearsi una famiglia da parte
delle coppie omosessuali, e di conseguenza si allarga l’istituto matrimoniale.
Altre volte, sono i Parlamenti a occuparsene, valorizzando tutti i fattori in
gioco ed effettuando bilanciamenti e distinzioni. Quando la Corte interviene,
nella maggioranza dei casi introduce una modificazione dell’Istituto
matrimoniale. In un caso quindi si afferma che un soggetto ha diritto a
contrarre il matrimonio indipendentemente dal sesso. Nell’altro caso il diritto
matrimoniale è declinato sulla base dell’orientamento sessuale. In questo caso
è quindi una scelta politica, mentre nell’altro caso è una decisione che i
tribunali ritengono necessitata.
Anche l’ordinamento giuridico
italiano potenzialmente potrebbe riconoscere i matrimoni gay?
Su questa domanda si è già
espressa la Corte costituzionale due anni fa, dichiarando che il tenore del
testo costituzionale non lascia spazio all’allargamento del matrimonio alle
coppie omosessuali. La carta fondamentale dello Stato italiano lascia però aperta
la possibilità che le coppie gay ricevano una regolamentazione in alcuni casi
anche su basi analoghe, ma comunque diverse da quelle del matrimonio. C’è
spazio quindi per una regolamentazione, che è un diritto fondamentale, ma
questo non può avvenire attraverso un’espansione dell’istituto matrimoniale.
(Pietro Vernizzi)
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