La Francia non apre all’eutanasia, ma alla sedazione terminale - 24 febbraio, 2013 - http://www.uccronline.it
Molti quotidiani hanno scelto di sottolineare nei titoli che la Francia avrebbe aperto all’eutanasia, salvo poi riferire che invece è stata accettata la sedazione terminale per pazienti in fine di vita che abbiano fatto richieste persistenti e lucide per la quale tutte le cure sono diventate inefficaci e i trattamenti palliativi già adottati, si parla di “situazioni cliniche eccezionali”.
Stranamente il disinformatore per eccellenza, Il Fatto Quotidiano, questa volta ha visto giusto e ha voluto correggere gli altri quotidiani italiani: «La sedazione terminale non ha nulla a che fare con l’eutanasia. La sedazione, legale in Italia e praticata normalmente in cure palliative, è la soppressione mediante farmaci della coscienza quando il dolore non è sostenibile, è un coma indotto farmacologicamente, una sorta (per capirci) di anestesia generale, che non solo non sopprime la vita, ma in molti casi prolunga la sopravvivenza. Perché menzionare allora l’eutanasia?».
Umberto Tirelli, direttore del dipartimento di Oncologia medica dell’Istituto Tumori di Aviano, ha approfondito sottolineando che quella francese «non mi sembra una grande novità. Mi pare una decisione ovvia, nel caso in cui un paziente con malattia oncologica ha già sfruttato tutti i trattamenti oncologici possibili e si trova in una condizione di fine vita in cui la morte è attesa entro un lasso di tempo compreso tra poche ore e pochi giorni e vi è una impossibilità a controllare sintomi molto severi quali la fatica a respirare e i dolori, ed essendosi i medici e gli infermieri tra di loro consultati coinvolgendo anche i terapisti del dolore con un consenso sull’utilizzo della stessa sedazione terminale». Così «si può procedere a utilizzare farmaci che sedano il paziente e inducono alla perdita di coscienza così da “addormentarlo” senza più provare quei disturbi severi di cui sopra».
La sedazione in fase terminale è certamente approvata anche dalla Chiesa cattolica, come ha spiegato mons. Pierre d’Ornellas, arcivescovo di Rennes, Dol e Saint-Malo: «Una sedazione è legittima in fase terminale. Se la sofferenza è incontrollabile, la scienza deve continuare le sue ricerche per trovare l’analgesico e la maniera per somministrarlo perché permetta di alleviarla. Certo, ciò può provocare la venuta molto rapida della morte, ma la sua causa non è l’atto medico ma la malattia». Non a caso in Italia è stata legittimamente scelta anche dal card. Carlo Maria Martini, anche se purtroppo il suo sedicente figlio spirituale, Vito Mancuso, ha tentato di sfruttare la sua morte per una legge pro-eutanasia.
Se anche Il Fatto Quotidiano è riuscito a riportare correttamente la notizia, Corrado Augias è rimasto incorreggibile. Ha subito approfittato della notizia golosa e falsa per le sue prediche, oltretutto affermando: «Del resto alcuni paesi europei (Paesi Bassi, Svizzera che io sappia, forse anche altri) hanno già introdotto la possibilità di un suicidio assistito e non risulta che ci siano stati inconvenienti degni di nota». Se per una buona volta Augias fosse informato di ciò di cui vuole parlare, saprebbe che perfino la rivista The Lancet si è mostrata preoccupata per la situazione dei Paesi Bassi. Lo stesso ha fatto recentemente l’European Institute of Bioethics (EIB) e diversi operatori sanitari del Belgio -alla faccia di Augias e “dell’inesistenza di inconvenienti”- hanno spiegato allarmati: «Per depenalizzare l’eutanasia, il Belgio ha aperto un vaso di Pandora. Come previsto, una volta tolto il divieto, si cammina rapidamente verso una banalizzazione dell’eutanasia. Dieci anni dopo la depenalizzazione dell’eutanasia in Belgio, l’esperienza dimostra che una società che sostiene l’eutanasia rompe i legami di solidarietà, fiducia e sincera compassione che sono alla base del “vivere insieme”, arrivando ad auto-distruggersi».
Questo perché mentre l’eutanasia è stata legalizzata per malati terminali, lentamente il piano inclinato ha portato alla possibilità di eutanasia anche per ciechi, minorenni “in grado di discernere”, affetti da artrosi, malati di Alzheimer, detenuti sani e anche coloro che soffrono di depressione. Si è scoperto, infine, che la legalizzazione del suicidio assistito aumenta per contagio il tasso di suicidio generale nella popolazione, soprattutto per gli adolescenti.
La redazione
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