venerdì 17 dicembre 2010

17/12/2010 - La Corte europea: «L'aborto non è un diritto» una serie di articoli da http://www.portaledibioetica.it/

Irlanda, la Corte Europea contro la legge sull'aborto - Violati i diritti di una donna costretta ad andare in Gran Bretagna per interrompere la gravidanza.
STRASBURGO - Una era appena guarita dal cancro e non se la sentiva di portare avanti una gravidanza extrauterina. Le altre due invece erano madri single con figli in cura. Tutte e tre hanno avuto una cosa in comune: un aborto all'estero e la residenza in Irlanda, dove l'aborto è illegale (l'unico Paese nell'Unione Europea, assieme a Malta). Ma non l'hanno mandata giù facilmente e così si sono rivolte alla Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo, che gli ha dato ragione: il tribunale ha stabilito che i loro diritti sono stati violati.
LA SENTENZA. Secondo la sentenza, i diritti della donna appena uscita dalla malattia sono stati violati: il tribunale ha stabilito che il governo di Dublino ha violato il diritto di quest'ultima, "non rispettando il diritto costituzionale esistente ad un aborto legale in Irlanda". Questo è possibile solo quando la gravidanza metta a rischio la vita della futura madre. Le tre donne hanno raccontato di aver sofferto di complicazioni mediche al loro ritorno in Irlanda e hanno lamentato frustrazioni e umiliazioni a causa delle restrizioni della legge. Uno stress psicologico tale da mettere a rischio la loro salute. La terza, in particolare, ha sostenuto che non esiste alcuna legge o procedura che riconosca il suo diritto ad abortire, considerati i rischi per la sua salute legati alla gravidanza. La sentenza della Corte di Strasburgo impegna ora il Parlamento irlandese ad introdurre una misura che chiarisca meglio i casi in cui è consentita l'interruzione volontaria della gravidanza.
giovedì, 16 dicembre 2010
Aborto: Corte Strasburgo condanna l' Irlanda, serve nuova legge
Il Parlamento irlandese dovrà introdurre una legge che indichi inequivocabilmente quando una donna, la cui vita è seriamente messa in pericolo dalla gravidanza, possa interromperla legalmente. Oggi infatti la Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato all'unanimità Dublino per non aver concesso a una donna malata di cancro di abortire. E questo anche se l'ottavo emendamento alla Costituzione, votato con un referendum nel 1983, prevede che in caso di accertato pericolo per la vita della madre, questa possa legalmente interrompere la gravidanza. La donna in questione, una lituana che nella sentenza viene identificata solo con la lettera 'C', al tempo dei fatti era in via di guarigione da una forma molto rara di cancro e riteneva che la sua gravidanza potesse causare una recrudescenza della malattia. La donna temeva anche che il feto potesse aver subito danni a causa di alcuni esami clinici effettuati e controindicati per chi si trova in stato interessante. Non riuscendo ad avere in Irlanda un'opinione medica chiara sui rischi che correva, la donna aveva poi deciso di abortire in Inghilterra. I giudici di Strasburgo, nella sentenza definitiva emessa dalla Grande Camera, hanno sottolineato che le procedure attualmente in vigore in Irlanda per far valere il proprio diritto a un aborto legale non sono né «realistiche» né «accessibili». In particolare i giudici ritengono che i consulti medici siano «inefficaci» perché se un medico esprima un'opinione favorevole all'interruzione di gravidanza rischia la detenzione. La Corte ha invece ritenuto che la legge irlandese sull'aborto non abbia violato i diritti di altre due ricorrenti, anche loro costrette a recarsi in Inghilterra per interrompere la gravidanza, che volevano abortire per gravi motivi 'socialì e non di salute. Nel valutare i loro casi i giudici di Strasburgo hanno sostenuto (11 voti su 17) che la legge irlandese ha bilanciato bene « diritto di queste donne al rispetto della loro vita privata con i diritti dei futuri nascituri» che quindi non c'è stata violazione della Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Nella sentenza la Corte ha inoltre evidenziato che la Convenzione europea dei diritti dell'uomo non sancisce in alcun modo un diritto all'aborto e che agli Stati deve essere garantito un ampio margine discrezionale nel regolare l'accesso all'interruzione di gravidanza e nello stabilire un equilibrio tra i diritti delle madri e quelli dei nascituri.
Giovedì 16 Dicembre 2010 18:12
IRLANDA: CORTE STRASBURGO, RISARCIMENTO A MALATA CANCRO PER NO AD ABORTO
(ASCA-AFP) - Strasburgo, 16 dic - La Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu) ha condannato l'Irlanda per non aver concesso a una malata di cancro, una lituana residente in Irlanda, di abortire. L'Irlanda dovra' risarcirla dei danni con 15 mila euro. Il divieto infatti, secondo la Corte, ha violato i diritti della donna alla sua vita privata e familiare.
red/sam/rob
16-12-10
Malata di cancro, le impedirono di abortire. Condannata l’Irlanda
La Corte europea ha dichiarato oggi che il rifiuto di consentire l’interruzione di gravidanza ha violato i diritti umani di una donna gravemente malata.
Tre donne, note come A, B e C, avevano presentato il loro caso alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo. La prima, scrive il Guardian, era un’ alcolista i cui quattro bambini erano stati già dati in affidamento. La donna chiedeva di abortire perché credeva che avere un altro bambino potesse compromettere le sue possibilità di riottenere la custodia dei suoi figli. Il giudice ha riconosciuto che viveva in condizioni di povertà – ha preso in prestito il denaro per coprire i costi del viaggio in una clinica privata di Londra. La seconda donna non era sposata e non era preparata a diventare ragazza-madre.
IL CARCERE PER CHI VIOLA LA COSTITUZIONE - In entrambi questi casi, la Corte di Strasburgo ha stabilito che l’Irlanda non aveva violato i diritti umani delle due donne. Ma i giudici hanno avuto una visione diversa per il terzo caso. La donna C in questione, aveva subito un trattamento di chemioterapia per un tumore molto raro. Mentre era in cura, aveva subito esami medici che avrebbero potuto avere un effetto sullo sviluppo del feto, inoltre, la gravidanza avrebbe potuto scatenare una recidiva del cancro. “La corte ha considerato il fondamento di tali rischi per la sua vita chiaramente interessata ai valori fondamentali e agli aspetti essenziali del suo diritto al rispetto della vita privata“, dice la sentenza. Se il medico della donna ha trovato la sua salute a rischio e ha consigliato l’aborto, entrambi rischiavano una condanna penale e il carcere se il suo parere si fosse trovato contro la Costituzione irlandese, si riporta nella sentenza.
IL FETO E’ CITTADINO IRLANDESE - Abortion Support Network, un’organizzazione di volontariato che aiuta le donne che viaggiano dall’Irlanda alla Gran Bretagna per praticare gli aborti, ha detto di essere estremamente delusa dal fatto che il tribunale non aveva accolto tutte e tre i ricorsi, ma spera che la sentenza parziale contro la Repubblica d’Irlanda porterà a un chiarimento sul diritto all’aborto delle donne. Ora è probabile che il nuovo governo irlandese che sarà eletto il prossimo marzo avrà a che fare con richieste di un referendum sulla questione. L’aborto è vietato nella Repubblica d’Irlanda e la legalizzazione richiede un referendum per cambiare la Costituzione. Dopo il referendum del 1983, il feto è un cittadino irlandese con pieni diritti. Circa 5.500 donne viaggiano ogni anno verso l’ Inghilterra e il Galles per poter praticare l’aborto, con costi e disagi considerevoli. “Mentre siamo incoraggiati dalla sentenza sul fatto che per la donna C, che era in chemioterapia quando è rimasta incinta, c’era stato un caso di diritti umani violati, noi siamo profondamente addolorati che il giudice abbia scelto di non riconoscere le difficoltà incontrate dalle altre due ricorrenti”, ha dichiarato Mara Clarke, direttrice dell’organizzazione.
RISARCIMENTO DEI DANNI - “Prima il governo irlandese porrà rimedio a tale ingiustizia di lunga data, prima le donne saranno in grado di prendere le proprie decisioni sull’ aborto e fare delle scelte che sono giuste per loro“. Marie Stopes International, che fornisce servizi per la salute sessuale e riproduttiva, ha affermato che la sentenza è un passo importante verso un chiarimento dei diritti delle donne irlandesi. “Questa è una sentenza storica e un primo passo importante per assicurare che le donne abbiano accesso a servizi di aborto sicuro in Irlanda“, ha detto Tracey McNeill, direttore di Marie Stopes nel Regno Unito e in Europa occidentale. “Il tribunale ha evidenziato che la legge deve essere modificata per far sì che i medici si sentano sicuri che non saranno perseguiti per gli aborti, se la vita della donna è considerata a rischio. Ciò che vorremmo vedere in futuro sono le donne irlandesi che abbiano gli stessi diritti fondamentali di scegliere come le persone nel resto d’Europa”.”Siamo grati al coraggio delle tre donne che hanno portato avanti questa lunga battaglia presso la Corte europea. Ognuna ha affrontato un calvario doloroso, al fine di accedere a un aborto”. Poiché la giurisprudenza della Corte europea è vincolante, il governo irlandese sarà sotto pressione per attuare il diritto della donna ad abortire se la sua vita è a rischio. L’Irlanda dovrà risarcire la donna dei danni calcolati in 15 mila euro.
pubblicato il 16 dicembre 2010 alle 19:10

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