venerdì 17 dicembre 2010

«La maternità è un valore pubblico» - Filippo Vari: forte rischio di ingerenza nel dibattito di uno Stato – di Pier Luigi Fornari, Avvenire, 17 dicembre 2010

«A prima vista, la sentenza della Corte europea non è destinata a produrre significative conseguenze nell’ordinamento irlandese», afferma Filippo Vari, docente di di­ritto costituzionale all’Università europea di Roma. «Anzi – sottolinea il giuri­sta – si potrebbe, opportu­namente e fondatamente, sostenere che proprio la le­gislazione che la sentenza richiede potrebbe portare ulteriori restrizioni alle possibilità di abortire in Irlanda ». Secondo Vari «ci sono alcuni aspetti della decisio­ne della Corte europea che possono essere valutati positivamente », e cioè i pas­saggi nei quali si riconosce che «la maternità non è u­na questione privata della donna, ma ha un rilievo pubblico, come anche l’affermazione che la Convenzione europea dei diritti dell’uomo non riconosce alcun diritto ad abortire».

Tuttavia, avverte l’esperto, la decisione dei giudici del Consiglio d’Europa «con­tiene moltissimi aspetti negativi, a parti­re dal fatto che essa rappre­senta una grave ingerenza della Corte nel dibattito sul tema del diritto alla vita in Ir­landa che, è bene ricordarlo, è lo Stato nel quale, secondo le statistiche della Organizza­zione Mondiale della Sanità, è maggiormente tutelata la salute delle donne incinte».

Lo studioso ricorda inoltre come i tre ricorsi contro l’Irlan­da fossero palesemente inammissibili. «La Corte ha ritenuto di pronunciarsi – ar­gomenta Vari – nel merito, partendo dall’erroneo pre­supposto dell’esistenza, in Ir­landa, di un diritto all’aborto. La condanna dell’Irlanda è, inoltre, affetta da una gra­ve contraddizione: la sentenza, da un la­to, afferma che per la ricorrente che ha vinto il giudizio non c’era alcun rischio per la vita, dall’altro condanna l’Irlanda per non aver tutelato il diritto alla vita della donna stessa».

«Moderata soddisfazione per la sentenza », esprime il presidente del Movimento per la Vita, Carlo Casini, per «la netta affermazione che i diritti dell’uomo non comprendono un preteso diritto di a­borto ». A proposito del fatto che Stra­sburgo chiede un intervento legislativo o regolamentare di chiarificazione, Casini osserva che i giudici non contestano l’equilibrio dei principi sancito dalla costituzione irlandese, cioè «il bilanciamento del valore della vita del nascituro con quello della vita della madre e non, come è in Italia, con la sua salute fisica e psi­chica ». Grégor Puppinck, direttore dello European Center for Law and Justice, pur invitando alla «cautela» nel valutare sen­tenza, esprime soddisfazione per il fatto che la Corte «riconosca di non avere com­petenza per creare un cosiddetto diritto all’aborto. La Convenzione europea dei diritti dell’uomo non può essere usata per indebolire la protezione della vita u­mana garantita da ogni Stato membro». 

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