giovedì 9 dicembre 2010

Eutanasia, il bazar Olanda non conosce crisi - È stato recentemente tradotto in inglese il documento in cui ogni anno vengono riportate le statistiche elaborate dalle commissioni regionali che si occupano del monitoraggio dell’eutanasia in Olanda. Le cifre si riferiscono all’intero 2009 e parlano chiaro: 2.636 casi, più 13% rispetto al 2008, quando le morti procurate furono 2.331. - di Lorenzo Schoepflin – Avvenire, 9 dicembre 2010

Nel medesimo report si legge che, dal 2006 ad oggi, ogni anno si è registrato un aumento pari almeno al 10%. Numeri talmente in crescita da causare molte difficoltà durante i lavori delle commissioni, come affermato nell’introduzione dal coordinatore dei lavori Jan Suyver.

Il rapporto annuale consente di sviscerare le cifre olandesi, fornendo così una fotografia della situazione a otto anni dall’approvazione della legge che ha depenalizzato eutanasia e suicidio assistito. Il primo dato che emerge è la netta prevalenza della scelta dell’eutanasia (2.443 casi) rispetto al suicidio assistito (156 casi). Per le restanti 37 morti procurate il documento parla di una «combinazione» delle due tecniche. Il motivo che nella maggioranza dei casi ha portato a scegliere la morte è il cancro (2.153 i pazienti oncologici che hanno ottenuto di morire), seguito a distanza da malattie neurologiche e cardiovascolari. L’applicazione di eutanasia e suicidio assistito è assai efficace tra le mura domestiche (2.117 i pazienti morti in casa), con i restanti casi distribuiti in modo quasi uniforme tra ospedali, case di cura e hospice.
Estremamente interessanti sono anche le analisi dedicate ai casi più spinosi registrati nel 2009. In particolare si fa riferimento a 12 casi in cui l’eutanasia è stata concessa a persone che soffrivano di demenza allo stadio iniziale. Stando a quanto viene riportato nel documento, la commissione ha esaminato i documenti relativi alle procedure seguite per amministrare l’eutanasia, riscontrando una perfetta aderenza a quanto stabilito dalla legge. Nessun caso è stato dichiarato relativamente a soggetti affetti da malattie psichiatriche – due erano stati invece nell’anno precedente –, per i quali la commissione raccomanda di agire con grande cautela. Sono infine nove i rapporti ricevuti dalla commissione che evidenziano il mancato rispetto da parte dei medici di tutti i criteri stabiliti dalla legge.

L’aumento del 13% fu reso noto nel giugno scorso e le reazioni furono molteplici.

Per lo stesso presidente della commissione di monitoraggio dell’eutanasia, Jan Suyver, esso non è altro che il riflesso di una sempre maggiore tendenza dei medici a dichiarare senza timore i casi in cui hanno procurato la morte del paziente. Per Phyllis Bowman dell’associazione per il diritto alla vita, invece, l’incremento continuo è dovuto al fatto che le cure palliative non vengono incentivate quanto si dovrebbe.

Senza dubbio, l’anno che si sta chiudendo è stato l’ennesimo nel quale in Olanda l’argomento della «buona morte» non ha mancato di far discutere.

L’aumento costante del numero di morti procurate su richiesta dei pazienti è solo uno degli aspetti che indicano la strada su cui ci si incammina una volta che si aprono le porte ad eutanasia e suicidio assistito. Una strada che porta a continui aggiornamenti in senso permissivo dell’applicazione dell’eutanasia.

A marzo sono state raccolte più di centomila firme per una proposta di legge che consentisse l’accesso all’eutanasia agli ultrasettantenni solo in base alla loro dichiarazione di essere «stanchi di vivere». L’iniziativa fu promossa dall’associazione Uit Vrije Wil (che significa «libera volontà»), che raccoglie volti noti della politica olandese, oltre a militanti come Eugene Sutorius, presidente dell’associazione olandese per il diritto a morire.

La proposta sarà discussa nei primi mesi del 2011, anche se le autorità hanno dichiarato che non sono in agenda possibili modifiche alla legge.

Risalgono a giugno le linee guida dell’associazione dei medici olandesi in tema di eutanasia su pazienti in stato di non coscienza. ali direttive furono emanate dopo che numerosi dubbi furono sollevati a proposito dell’opportunità di procedere con l’eutanasia su quei soggetti che in precedenza avevano espresso il desiderio di morire ma che al momento della decisione si trovavano impossibilitati a confermarlo. Le
Tindicazioni facevano riferimento alla sofferenza del paziente: se essa veniva ritenuta insopportabile, il medico poteva procurare la morte del malato. Pur non costituendo un’integrazione della legge, tali linee guida sono molto importanti, poiché si propongono di tutelare penalmente quei medici che le rispettano.

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