mercoledì 29 dicembre 2010

Controlli Inps, cessato pericolo ma solo per le persone Down - Dall’Istituto una parziale marcia indietro sulle verifiche - Il documento applica il decreto del 2007 che esclude dalle visite mediche di verifica i disabili gravi, ma gran parte di questi restano fuori dalla decisione E da mesi attendono ancora una risposta all’invio dei certificati -   DA ROMA ANTONIO MARIA MIRA – Avvenire, 29 dicembre 2010

C ontrolli Inps...cessato pericolo. Ma solo per le persone con sindrome di Down. Per gli altri disabili gravi tutto come prima. Anzi con tante paure in più. Perché migliaia di disabili, e le lo­ro famiglie, stanno aspettando da molti mesi una risposta dall’Inps all’invio del­la documentazione richiesta per dimo­strare la disabilità. Aspettavano per capi­re se fosse sufficiente. Invece... silenzio.

Comunque la parziale marcia indietro dell’Inps è già una buona notizia, la di­mostrazione che si possono evitare nuo­ve sofferenze a chi, i disabili e le loro fa­miglie, già conduce una vita difficile. La nuova decisione dell’istituto previden­ziale è contenuta nel «messaggio» della Dire­zione generale n. 31125 e porta la data del 9 di­cembre, cinque giorni dopo la denuncia di Av­venire

sul rischio di nuovi tagli per i veri di­sabili, attraverso l’an­nunciato piano di con­trolli. Il contenuto del documento, pur se li­mitato alle persone con sindrome di Down, va proprio nella direzione richiesta da famiglie e associazioni. «Con rife­rimento alle Linee guida operative predi­sposte dal Coordinamento Generale Me­dico Legale in materia di invalidità civile – si legge nel documento interno dell’In­ps –, si precisa che, nei confronti dei sog­getti affetti da sindrome di Down, inte­ressati da accertamenti sanitari per inva­lidità civile, deve essere riconosciuto il di­ritto all’indennità di accompagnamento e deve essere applicato, ove possibile, il DM 2 agosto 2007, sia in fase di verifica or­dinaria, sia in fase di verifica sulla per­manenza dei requisiti sanitari». La con­seguenza immediata di questa decisone, si legge ancora nel messaggio, è che «an­che su base meramente documentale, gli interessati devono essere esclusi da qual­siasi visita di controllo sulla permanenza dello stato invalidante». Una sorta di au­tomatismo.

Tirano un sospiro di sollievo migliaia di fa­miglie. Niente più umilianti visite di con­trollo. Niente più interminabili file per di­mostrare il già dimostrato da anni. Nien­te più il sospetto di essere dei truffatori. E chi in questi mesi si era visto revocata l’indennità di accompagnamento, pro­prio in base all’applicazione delle Linee guida, può chiederne ora il reintegro (ve­di intervista a parte). In realtà la nuova posizione presa dal­l’Inps non è altro che l’applicazione, pur se tardiva, di norme che già avrebbero do­vuto escludere le persone con sindrome di Down, ma anche tanti altri disabili gra­vi, da controlli e verifiche successive al ri­conoscimento dell’invalidità. Lo preve­deva proprio il decreto del 2 agosto 2007, quello ora citato nel messaggio. Le Linee guida, come denunciammo venticinque giorni fa, introducevano norme molto se­vere per l’accertamento dell’autonomia dei disabili e quindi per il mantenimen­to dell’indennità di accompagnamento. «In pratica – scrivevamo – se un disabile è capace di condurre autonomamente gli atti di vita quotidiana in casa (come ve­stirsi, mangiare, andare al bagno) corre il rischio di perdere tale indennità, anche se poi, uscito di casa, non è capace di tor­narvi». A rischio soprattutto disabili men­tali come persone con sindrome di Down, autistici, cerebrolesi o anche anziani af­fetti da demenza senile o Alzheimer.

Con la decisione presa cinque giorni do­po la nostra denuncia, le persone con sin­drome di Down non corrono più questo pericolo. Basterà la documentazione ori­ginaria, quella che aveva dichiarato e cer­tificato l’invalidità. Proprio come previ­sto dal decreto del 2007. Ma sotto la scu­re delle visite mediche e dell’applicazio­ne severa delle Linee guida restano, pur­troppo, gli altri disabili gravi. Anche per­ché in migliaia, malgrado l’invio della do­cumentazione richiesta dall’Inps, non hanno ancora ricevuto una risposta. Al­cuni attendono ormai da cinque mesi. Ep­pure nelle lettere invia­te (molte addirittura a luglio), l’Inps imponeva appena 15 giorni di tempo per l’invio di ta­le documentazione. Molta fretta. La mano­vra economica di giu­gno ha previsto, infatti, 100mila controlli entro l’anno. E le richieste, coi termini perentori, sono partite. Ma per la risposta, invece, i tem­pi si stanno misteriosa­mente allungando.

Il timore, dunque, è che si voglia saltare il controllo documentale (ricordiamo che si tratta di documenti uf­ficiali, frutto delle commissioni delle U­sl) per passare direttamente alle visite me­diche, con tutto il corollario di umiliazio­ni e sofferenze. Attese, file, ostacoli psi­cologici e materiali (vedi il caso di Napo­li a fianco). Proprio quello che il decreto del 2007 intendeva escludere per le disa­bilità più gravi. Ora arriva la buona noti­zia per le persone con sindrome di Down. Possono essere degli «apripista» affinché anche per gli altri si escludano inutili con­trolli. Si può e si deve fare. Per evitare do­lorose e assurde discriminazioni. Non ci possono essere figli e figliastri. Bastereb­be solo applicare alla lettera la legge. Lo si è fatto il 9 dicembre, lo si continui a fa­re anche per tutti gli altri.

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