lunedì 28 marzo 2011

LA SCINTILLA CHE ACCENDE LA VITA di Mimma Piliego*

ROMA, domenica, 27 marzo 2011 (ZENIT.org).- I progressi della medicina e della biologia hanno consentito di migliorare la qualità della vita attraverso sempre più nuove ed aggiornate tecniche terapeutiche. Tutto questo però, non deve farci smarrire le direttive morali. L’uomo non deve cedere alla tentazione di andare oltre i limiti di un ragionevole dominio sulla natura, ma deve tutelare e rispettare sempre e soprattutto la dignità dell’essere umano a partire dalla scintilla che accende alla vita.
“E’ gia uomo colui che lo sarà”. Questa affermazione di Tertulliano deve imporci delle importanti considerazioni: come la natura organizzi se stessa e quale sia il suo cammino naturale. Da medico sono abituata a rispondere alle mie domande attraverso una serie di dati che si concretizzano nei fenomeni, basandomi, quindi, sul metodo scientifico. Ho voluto approfondire la teoria di Conrad Hal Waddington, biologo e scienziato, dai molteplici interessi, che si occupò di paleontologia, genetica di popolazione, genetica dello sviluppo, embriologia e biologia teorica. Waddington fu autore di fondamentali ricerche nel campo dell’embriologia sperimentale e coniò il termine epigenesi.
La Teoria di Waddington, conosciuta come teoria dell’epigenesi, afferma che ogni organismo consuegue al definitivo piano strutturale attraverso un graduale accrescimento e differenziamento delle varie parti. Più semplicemente si tratta di una teoria secondo la quale le cellule embrionali si differenziano in una successione di stadi di sviluppo. Si determina una continua emergenza di una forma da stadi precedenti.
Questa teoria riconosce tre momenti importanti nella embriologia umana: a) La coordinazione b) La continuità c) La gradualità.
Prima fase: la coordinazione. Si manifesta dalla fecondazione, quando avviene la penetrazione dello spermatozoo all’interno dell’ovocita e la successiva fusione delle menbrane plasmatiche che li rivestono. Inizia una nuova vita umana: lo zigote allo stadio unicellulare. Dopo circa 15 ore dalla fecondazione i nuclei maschili e femminili presenti nello zigote ma ancora separati si avvicinano e s’incontrano, i due involucri nucleari che circondano questi nuclei si rompono determinando il mescolamento dei cromosomi paterni e materni in essi contenuti. Questa fase viene denominata cariogamia. L’incontro dei due nuclei (che nella specie umana non si fondono) non è determinante per la costituzione del nuovo individuo perchè l’informazione genetica (DNA) in essi contenuta già guida lo sviluppo a partire dalla fecondazione. Quindi possiamo affermare che un nuovo organismo della specie umana si costituisce dalla fusione dello spermatozoo con la cellula uovo: singamia.
Il processo si manifesta in una coordinata sequenza ed interazione di attività molecolari e cellulari, controllati dal nuovo genoma, il quale è modulato da una interrotta cascata di segnali trasmessi da cellula a cellula, e dall’ambiente interno ed esterno alla singola cellula. Questa proprietà suggerisce che gli eventi dello sviluppo, a partire dalla singamia, seguono un percorso definito e diretto di un programma intrinseco.
L’intero embrione ad ogni stadio, dalla singamia in poi, è un reale individuo e le singole cellule sono strettamente integrate in un unico processo dinamico mediante il quale esso traduce autonomamente, momento per momento, il suo proprio spazio genetico nel suo proprio spazio organismico. Tali dati vengono sostenuti da numerose pubblicazioni scientifiche.
P. M. Wassarman ha evidenziato come la fusione fra spermatozoo ed oocita a cui segue, in pochi secondi, la reazione corticale dell’ovocita, blocchi l’accesso ad altri spermatozoi presenti nella tuba di Falloppio. La formazione di una proteina chiamata oscillina, presente nello spermatozoo, aumenta la concentrazione di ioni calcio e la sua minore concentrazione pare sia determinante nella sterilità maschile. Altri studi (S. F. Gilbert) hanno dimostrato che esiste un dialogo complesso fra ovocita e spermatozoo. Lo studio di V. Balton-S. Moore-P. Brande evidenzia la presenza di geni attivi già allo stato di zigote. Per concludere voglio enunciare lo studio apparso sulla rivista “Nature: Your destiny from day one”. Lo studio giunge alla seguente conclusione: gli embrioni precoci di mammifero non sono masse amorfe di cellule alle quali vengono negate la dignità ed i diritti di ogni essere umano.
Seconda fase: la continuità. E’ innegabile che a partire dalla singamia inizi una nuova vita. Osservando dinamicamente questo ciclo nel tempo, si dimostra che procede senza interruzioni. Dallo zigote in poi è sempre lo stesso ed unico individuo umano con la sua propria identità, che si sta costruendo autonomamente, mentre passa ordinatamente da uno stadio all’altro, a stadi sempre più qualitativamente complessi.
Terza fase: la gradualità. Forma finale raggiunta gradualmente, attraverso vari passaggi obbligati ed insostituibili. Attraverso la legge della epigenesi sono stati dimostrati embriologicamente i vari passaggi che si sono attuati a partire dalla singamia: un nuovo essere vivente ha inizio con la fecondazione, che consiste nella penetrazione del gamete maschile, lo spermatozoo, portatore di un corredo cromosomico dimezzato, con l’ovocita femminile accogliente che dimora anch’essa con corredo cromosomico dimezzato. Entrambi pronti alla fusione singamica dei due nuclei in un nucleo unico che si traduce nella nascita di una nuova vita. Questo è il cammino tracciato dagli studi accademici dell’embriologia umana, non esistono stazioni intermedie o deviazioni improvvise durante il percorso che ci facciano pensare che in un qualunque momento del processo procreativo non si stia avendo a che fare con una vita, quindi con una persona umana.
Posso affermare, dagli studi universitari che hanno ispirato la mia disamina, che l’embrione non è un mero cumulo di cellule disponibili, come affermato da Norman Ford nel suo libro “ When did I begin”, ma è già un reale individuo umano in sviluppo che si autocostruisce secondo un disegno scritto nel suo genoma. Mi piace concludere facendo un esempio credo esaustivo: i genitori alla nascita di un figlio acquistano un album dove appongono le fotografie che ritraggono vari momenti della vita del loro figliolo. Oggi, i genitori, iniziano l’album con la prima ecografia ostetrica fatta dal ginecologo, dove si evidenzia la camera gestazionale, aspettando con gioia il giorno in cui si potrà dire al proprio figlio: osserva piccolo mio questo puntino eri e sei Tu.



Riferimenti Biblografici:
1) Scott F. Gilbert ( Swarthmore College), Developmental Biology, VI ed. 2000, p. 185.
2) Serra- R. Colombo, Identità e statuto dell’embrione.
3) P. M. Wassarman, Zona pellucida glycoproteins, Annual review of biochemistry 1988.
4) B.M. Shapiro, Control of oxidant stress at fertilization, Science 1991
5) C.H. Waddington, Principles of embryology, London.
6) Nature: Luglio 2002, Your destiny from day one.
7) N. Ford, When did I begin, 1997.


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*La dr.ssa Mimma Piliego è medico in Medicina generale ed ha studiato presso la Facoltà di Bioetica dell'Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum” di Roma.

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