giovedì 3 marzo 2011

«Ho visto la morte E ho cambiato idea» - La toccante testimonianza del deputato medico catanese: «Mi volevano staccare la spina» - Avvenire, 3 marzo 2011

Parafrasando Gilbert Keith Chesterton si potrebbe dire che chi difende la vita sta ai fatti e chi propugna il diritto alla morte a una teoria, e delle più disincarnate. La riprova è venuta ieri nel corso della riunione del gruppo del Pdl della Camera. Improvvisamente il vissuto personale ha avuto il sopravvento su argomentazioni e controargomentazioni politiche e giuridiche. «Mi avevano già dato per morto e se i medici non mi avessero rianimato, se avessero staccato la spina, io non sarei qui con voi. Io l’ho visto, il tunnel della luce...», ha raccontato Umberto Scapagnini. Una storia toccante quella dell’ex sindaco di Catania: otto metastasi guarite attraverso una cura sperimentale, nel maggio del 2009 gli avevano già dato l’estrema unzione. «Ero un laico e prima della mia malattia – ha raccontato davanti ai colleghi deputati – avrei chiesto subito che venisse staccata la spina ma ora, dopo quello che mi è capitato, vi dico che è possibile guarire: ho un po’ di difficoltà a muovere le mani, ma ci sono, il mio corpo reagisce, sono tornato a una vita normale. Qualcuno a Catania aveva fatto già affiggere i manifesti di lutto: sarei morto non per il cancro ma perché qualcuno avrebbe potuto staccare la spina. Non bisogna permetterlo».

«Questa gente bisogna tenerla in vita», ha aggiunto Scapagnini, che è medico di Silvio Berlusconi. Per una singolare coincidenza il parlamentare pidiellino poco prima della durissima esperienza si è trovato impegnato proprio sul fronte della malattia a li­vello legislativo. Prima infatti di esserne impe­dito dalla sua ospedalizzazione è stato relatore della legge sulle cure palliative e le terapie del dolore. La vicenda di Scapagnini dunque è un argomento quantomai eloquente contro chi non è convinto che la vita sia un bene indispo­nibile. Ma casi del genere si ripetono con più frequenza di quanto documentino le pagine dei giornali. Famosa la vicenda dell’oncologa franco-milanese Sylvie Menard, dapprima favo­revole all’eutanasia, che ha scoperto come di­nanzi a un tumore «ciò che pensavi prima non è più vero». (P.L.F.) 

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