giovedì 24 marzo 2011

«Pillole, aborto, fine vita: la nostra battaglia» - Il presidente del Movimento per la vita sintetizza i fronti sui quali si gioca oggi l’impegno di chi vuole schierarsi a difesa dell’uomo. Con argomenti efficaci di Carlo Casini – Avvenire, 24 marzo 2011

La riforma dei consultori familiari punta a renderli il più possibile strumenti di protezione del diritto alla vita, e quindi di prevenzione post-concezionale dell’aborto, con la metodologia del consiglio e dell’aiuto, cioè ad imitazione di quanto fanno i nostri Cav. (...) In effetti il nodo che rende arduo il progetto di trasformare i consultori in strumenti con cui la vita viene difesa anche in un regime di legalizzazione dell’aborto urta contro il fatto che il 'titolo' il cui possesso legittima la donna a chiedere ed ottenere l’Ivg è rilasciato anche dal medico del consultorio. Di qui la diatriba sulla possibilità etica e giuridica dell’obiettore di rilasciare il titolo che autorizza l’esecuzione dell’Ivg. È una ragione in più per difendere l’obiezione. (...)
Ma, sebbene gli interventi regionali riguardo all’attività consultoriale siano auspicabili, una riforma veramente incisiva, in grado cioè di modificare la logica della legge 194, deve essere effettuata a livello statuale, rimuovendo i vincoli che non consentono alle Regioni di andare molto lontano. Purtroppo, infatti, si è affermata l’interpretazione che i consultori hanno l’obbligo di rilasciare il documento che autorizza l’aborto al termine del colloquio con la donna e questo impedisce una limpida trasformazione dei consultori a imitazione del modello offerto dai Cav. Una riforma incisiva deve perciò modificare gli articoli 4 e 5 della 194, per sottrarre totalmente i consultori all’iter abortivo.
La questione più attuale riguarda la legge di fine vita su cui la Camera dovrebbe votare nel prossimo mese di aprile. Ripetutamente il nostro direttivo e anche le nostre assemblee si sono espresse favorevolmente all’approvazione di una legge che non consenta il ripetersi di altri casi come quello che ha portato a morte Eluana Englaro e, più in generale, che non consenta qualsiasi forma di eutanasia, attiva o passiva, palese o moderata. Questa è la linea seguita dal mondo cattolico, come è reso evidente dalla lettura del quotidiano Avvenire . (...) In primo luogo è necessario conoscere la proposta di legge.

Molti ne parlano senza nemmeno averla letta. Bisogna poi avere l’accortezza di non usare mai l’espressione 'testamento biologico'. Le Dat sono esattamente il contrario del testamento biologico.

L’essenza di quest’ultimo è la vincolatività: ciò che ha detto una persona quando era in stato di coscienza deve obbligatoriamente essere eseguito da tutti quando egli divenisse incapace. Viceversa le Dat, per definizione, non sono vincolanti. Questo è il discrimine tra ciò che non è accettabile e ciò che è accettabile.


Tutta la cultura radicale, abortista, sostenitrice di una idea corrotta di libertà e del diritto alla morte, favorevole all’eutanasia, preme affinché non si approvi la legge che ha raggiunto la soglia del voto finale alla Camera. Non è già questo fatto un’indicazione di quale deve essere la nostra scelta? È evidente che la legge disturba i progetti eutanasici. È piuttosto contraddittorio che qualcuno si batta insieme ai radicali, agli abortisti e ai fautori dell’eutanasia per ottenere il risultato che i nostri avversari desiderano. Certamente alcuni rilievi critici su talune formulazioni della legge devono essere presi in considerazione al fine di proporre e ottenere emendamenti migliorativi, ma si tratta di dettagli che non toccano il cuore della proposta Calabrò-Di Virgilio. Se essa sarà approvata sarà un passo avanti, non certo un passo indietro rispetto a un ordinamento giuridico e a una cultura che hanno fatto morire di fame e di sete Eluana Englaro.

Le aggressioni contro la vita nascente continuano ad accanirsi contro l’obiezione di coscienza e contro la legge 40. Inoltre si vuole banalizzare sempre più l’aborto con la Ru486 e la pillola del giorno dopo. Naturalmente dobbiamo difendere gli obiettori con tutte le nostre forze, con lo studio dei problemi, con il consiglio, con il sostegno giudiziario. Dal Consiglio d’Europa è giunta una buona notizia. Il 7 ottobre 2010 l’assemblea parlamentare ha approvato la risoluzione n. 1763/10 che invita gli Stati a garantire il diritto alla obiezione di coscienza. La risoluzione non ha alcun valore giuridico, ma dimostra che quando la non rassegnazione è ben organizzata può anche ottenere qualche successo.
Continua violento l’attacco alla legge 40, avvertita evidentemente come un ostacolo dalla cultura radicale abortista. Dopo il fallimento dei referendum abrogativi nel 2005 viene oggi percorsa con insistenza la via giudiziaria. Dopo l’annullamento a opera della Corte Costituzionale (sentenza 251/2009) del divieto di generare più di tre embrioni e dalla prescrizione di trasferirli immediatamente tutti nell’utero materno, è stato fortunatamente bloccato il tentativo di annullare le norme che vietano la diagnosi pre-impianto con conseguente selezione e distruzione di embrioni , perché la Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibili i relativi ricorsi. (ordinanza 97/2010). Ma oggi tre tribunali, di Milano, Firenze e Catania hanno chiesto l’annullamento del divieto di Pma eterologa. (...)
La introduzione della Ru486 ha suscitato in Italia notevoli resistenze anche dalle pubbliche istituzioni e non mi risulta che un analogo fenomeno si sia verificato all’estero. Ma noi abbiamo ripetuto e ripetiamo che il male primo è l’aborto e il mezzo con cui lo si effettua ne cambia le modalità, non la sostanza.

(dalla relazione all’assemblea nazionale del Movimento per la vita, Firenze, 19 marzo) 

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