venerdì 15 aprile 2011

IL CASO/ 1. Quella "tassa" per l'aborto che frena Obama e divide gli Usa - ilsussidiario.net
Lorenzo Albacete


venerdì 15 aprile 2011

Un aspetto interessante delle negoziazioni tra Democratici e Repubblicani che hanno evitato la cancellazione dei servizi non essenziali prestati dal Governo federale è stata l’inaspettata rilevanza del tema aborto. Come riportato da Carrie Budoff Brown nella prima pagina del The New York Times del 9 aprile: “I conservatori sociali hanno perso il primo round contro Planned Parenthood, ma hanno avuto un assaggio di ciò che è possibile e sabato hanno promesso che sarebbero tornati per ottenere di più”.
Pare che lo Speaker della Camera, il Repubblicano dell’Ohio John Boehner, sperasse di mantenere il suo partito concentrato su lavoro ed economia, mentre i conservatori sociali, incoraggiati dalla loro capacità di spingere al limite le negoziazioni con il Governo, hanno in mente un diverso obiettivo.
È sembrato che i Democratici stessero per perdere la battaglia per limitare i tagli al budget, fino al momento in cui la discussione si è spostata dal piano più generale della spesa del Governo a quello più ristretto dell’eliminazione del finanziamento ai servizi per la salute della donna, inclusi quelli a gruppi come Planned Parenthood. Quindi, se il prossimo round sarà oscurato dai temi sociali, i Democratici cominciano a pensare di avere una possibilità di avere la meglio politicamente.
Le trattative sul budget, alla fine, hanno dato un risultato ibrido per entrambe le parti. I Repubblicani hanno ceduto sui tagli a Planned Parenthood. Marjorie Dannenfelser, presidente di Susan B. Anthony List (un’associazione pro-life, ndt), si è detta delusa, ma ha anche affermato che gli oppositori dell’aborto “non si fermeranno fino a che Planned Parenthood non sarà più finanziata”.
Secondo Dannenfelser, “la parte più deludente dell’intera battaglia è che lo Speaker Boehner non ha sostanzialmente utilizzato quanto detto dal presidente sul ‘government shutdown’ a causa di Planned Parenthood” (in caso non si riesca a concordare il budget, l’amministrazione cessa di fornire servizi, esclusi quelli definiti essenziali, con rilevanti effetti occupazionali e sulla vita di tutti i giorni, ndr), e ha continuato: “Sarebbe stato così facile comunicare (agli elettori) che il presidente ha un tale irriducibile attaccamento a Planned Parenthood […] che potrebbe anche decidere di provocare un ‘government shutdown’ a causa di Planned Parenthood.”
I sostenitori del diritto all’aborto hanno vinto su Planned Parenthood, ma hanno perduto su un altro fronte, dato che i Democratici hanno concordato di ristabilire il divieto al governo federale di utilizzare fondi locali per l’aborto. La Budoff Brown osserva che: “Pochi hanno sollevato domande sugli impegni presi in privato da Boehner con gli antiabortisti nell’ultima settimana. Tuttavia, nelle dichiarazioni pubbliche ha parlato solo dell’argomento spesa, una differenza che fa vedere quanto la leadership del Partito Repubblicano voglia evitare di sollevare temi sociali, irritando così gli antiabortisti.”
Boehner aveva continuato a sostenere che ogni trattativa avrebbe compreso il divieto di finanziamenti federali a Planned Parenthood, ma il presidente Obama e il leader della maggioranza Harry Reid, Democratico del Nevada, hanno rifiutato ripetutamente di trattare, dicendo che non vi era spazio per negoziazioni. In pubblico, però, Boehner non ha mai parlato di aborto, almeno nell’ultima settimana.
I Democratici hanno già accusato i Repubblicani di voler far cadere il Governo sul caso Planned Parenthood, ma Boehner ha replicato: “Vi è una sola ragione per cui non abbiamo ancora un accordo ed è la spesa […]. Siamo vicini a una decisione sui temi politici, ma credo che il popolo americano debba sapere: quando la Casa Bianca e i Democratici al Senato vorranno essere seri sui tagli alla spesa?”.
“Se la questione aborto fosse veramente efficace per i Repubblicani, John Boehner non direbbe che il punto non è l’aborto ma la spesa.” dichiara Jim Kessler, vicepresidente per le politica del think tank Third way. “Se l’argomento funzionasse, lo avrebbero messo in prima fila”. Comunque, il solo fatto che le trattative siano andate avanti fino all’ultimo sulla salute riproduttiva sottolinea la permanente influenza dei conservatori sociali. Per la seconda volta in un anno, prima la riforma sanitaria, ora il budget, il destino di una importante battaglia legislativa è dipeso dall’aborto.
Più del 70% degli americani si oppone al finanziamento dell’aborto con i soldi delle tasse; gli attivisti conservatori, perciò, avevano suggerito ai legislatori di porlo al centro degli sforzi per abrogare la legge sulla salute, tagliando così in modo rilevante la spesa pubblica. “Gli indipendenti sanno che il governo non ha più risorse e non vogliono che il denaro dei contribuenti sia speso per l’aborto”, dice Keith Appell, analista politico conservatore e vicepresidente di Ccr Public Relations.
A mio parere, per gli elettori cattolici questa storia conferma la necessità di imparare come essere per la vita in questa società che diventa sempre più cieca di fronte al valore infinito della vita di ogni persona, inclusi i non nati dal momento del concepimento. Si ricordi l’insistenza del Beato Giovanni Paolo II sul fatto che, da quel momento, ogni persona è unita a Gesù Cristo. È quindi dalla nostra fede in Cristo che siamo mossi a dare alla nostra società una testimonianza gioiosa e completa di cosa implica la dignità della persona umana in tutti gli aspetti della vita, politica inclusa, che sia o meno la sua stagione.


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