martedì 26 aprile 2011

Il pioniere della 194 apre ai cattolici "Più aiuti contro l'aborto per povertà" - la Repubblica ed. Milano – 26 aprile 2011

Io Abortista pentito? No, mai. Chiedo solo di non poter aprire anche al San Carlo un Centro d'aiuto per la vita, a sostegno delle donne costrette all'aborto per motivi economici. Mauro Buscaglia, 65 anni, uno dei grandi paladini della legge sull'aborto, che ha fatto la gavetta in Mangiagalli e dal 97 è primario al San Carlo, lancia una proposta che farà molto discutere. Lui, uno degli abortisti storici si allea con i ciellini del Cav, in difesa delle donne che ricorrono all'interruzione di gravidanza solo problemi economici. Professore, come spiega la sua scelta?
«Con la forza dei numeri. Al San Carlo, dove si fanno 800 aborti l'anno, una donna su tre chiede l'intervento perché non sa come mantenere il bambino. Ma tra le extracomunitarie, in particolare le donne dei paesi dell'Est e le cinesi, gli aborti per motivi economici sono uno su due».
E quindi? «Anche se si è laici come me, ogni interruzione di gravidanza è un fallimento nell'attività di prevenzione e quando una donna tifa capire che sceglie di abortire solo perché non ha soldi, tu medico ti senti impotente e vorresti fare qualcosa di concreto».
Certo, ma perché ha scelto il Cav? «Perché loro da anni offrono questo servizio e sono ben organizzati. Con il progetto Nasco garantiscono 250 euro al mese per 18 mesi. Anche in Mangiagalli, da tempo, c'è collaborazione con il Cav. E nessuno si scandalizza. Anche perché lì, come al San Carlo, la lotta per la difesa della 194 non è mai venuta meno. E poi, io parto con il Cav ma farò anche la mia battaglia perché gli stessi sostegni siano garantiti dai consultori pubblici».
Ci fa un identikit delle donne che chiedono l'aborto al San Carlo?
«Delle 800 che seguiamo ogni anno, il 70 per cento sono straniere. 1138 per cento arriva dai paesi dell'Est, un altro 38 dal sudamerica, il 12 dall'Asia, soprattutto Filippine e Cina, e un altro 12 dall'Africa. Molte non hanno il sostegno della famiglia, sono sole e con lavori precari. Così ri-nunciano al bambino».
Professore, che cosa ne pen-sa il suo staff di questa scelta? «Ne abbiamo discusso insieme e la mia scelta è condivisa. Anche perché noi non siamo una catena di montaggio dell'aborto, facciamo molta prevenzione. 1130 per cento delle donne che viene da noi si fa applicare dopo l'intervento la spirale, un metodo contraccettivo sicuro per evitare nuove gravidanze indesiderate».
Ciò non toglie che l'alleanza con i ciellini del Cav solleverà polemiche.
«Bene, parliamone. Così finalmente si scoprirà che, per ora, i sostegni economici arrivano da una sola fonte. Quando sarebbe bene allargare l'iniziativa ai consultori laici».
Non teme di essere frainteso? «No, perché un medico come me che dal 78, da quando è in vigore la legge sull'aborto, la applica nel massimo rispetto delle donne, ha tutte le carte in regola e nulla da temere. Se centinaia di aborti si possono evitare con piccoli contributi economici, perché tirarsi indietro? lo credo in questa battaglia e ci metto la faccia».

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