La Bbc fa il tifo per il suicidio assistito di Elisabetta Del Soldato, Avvenire, 14 maggio 2011
Questa sera la Bbc manderà in onda un documentario che mostra gli ultimi momenti di vita di un malato di cancro, Gerald, 84 anni. Alle 9, in un programma scientifico dal titolo «Inside out», su BbcOne, i telespettatori assisteranno a una «morte in diretta». Nonostante le obiezioni e resistenze da parte di associazioni religiose e non, i produttori del programma hanno difeso a spada tratta la decisione di mandare in onda momenti tanto sconvolgenti. «La morte fa parte del ciclo naturale della vita – hanno dichiarato –, non bisogna averne paura, è giusto guardarla in faccia».
In estate sempre la Bbc trasmetterà un altro programma dal titolo: «Terry Pratchett, choosing to die» in cui questa volta farà vedere un malato di Sla che si toglie la vita, assistito, nella clinica svizzera «Dignitas». Sarà la prima volta che la Bbc farà vedere un suicidio assistito, ma non la prima volta per i britannici: nel 2008, infatti, il canale Sky Real Lives aveva già mostrato un documentario filmato in Svizzera. È da tempo però che la televisione pubblica britannica, finanziata dai contribuenti, si fa avvocato del suicidio assistito.
«Succede sempre di più – dice Peter Saunders dell’associazione "Care not killing" –. Ma succede tutto a senso unico. Negli ultimi tre anni in cui la Bbc ha mostrato diversi documentari che promuovono il suicidio assistito non si è visto niente che rappresenti l’opposizione a questa pratica».
Nel 2008 i telespettatori della Bbc hanno seguito «I’ll die when I choose», un documentario che segue e fa parlare la deputata scozzese Margo Macdonald mentre promuove il suicidio assistito in Scozia, tentativo poi bocciato da un voto in Parlamento. Un anno dopo è stato trasmesso il film che aveva come protagonista Julie Walters, «A short stay in Swizerland», che racconta la morte del medico Anne Turner alla «Dignitas». L’anno dopo «Shaking hands with death», ancora un documentario di Terry Pratchett, grande sostenitore del suicidio assistito, che spiega perché a persone come lui, malate terminali, dovrebbe essere consentito il «diritto di morire».
Qualcuno ha cominciato a chiedersi se in realtà la Bbc non stia cercando di aiutare la lobby pro-eutanasia a far passare una legge sul suicidio assistito voluta da una minoranza in Parlamento e nel Paese. Il suicidio assistito è infatti illegale in Gran Bretagna così come lo è l’eutanasia, ed è punibile fino a 14 anni di reclusione, ma varie spinte negli ultimi anni hanno cercato di rovesciare la medaglia.
La prima è giunta da Lord Falconer che ha cercato, fallendo, di cambiare la legge e garantire a un medico il diritto di aiutare a morire un paziente. La seconda, dopo alcuni casi divenuti celebri portati davanti al giudice (come quello della malata di sclerosi multipla Debbie Purdy che chiedeva il diritto di sapere cosa sarebbe avvenuto al marito se questo l’avesse accompagnata a morire in Svizzera), ha costretto il procuratore della Corona, Keir Starmer, a introdurre nuove linee guida che non condannano chi dimostra di aver agito «per pura compassione».
In autunno la commissione sulla morte assistita guidata da Lord Falconer presenterà al Parlamento una serie di raccomandazioni su come cambiare la legge. E la partita ricomincerà, ma non sarà facile per nessuno. Sia l’ex premier laburista Gordon Brown che il nuovo leader conservatore David Cameron hanno sempre detto di voler mantenere la legge così com’è, proprio per proteggere i più vulnerabili.
«Ma senz’altro non aiuta – sostiene la deputata conservatrice Nadine Dorries – questa ossessione di voler sono mai le scarpe mostrare la morte a tutti i costi. Ai ragazzi nelle scuole viene fatto vedere un programma di Philip Nitschke, il medico australiano soprannominato "Dottor morte", che spiega le tecniche per suicidarsi. La Bbc continua a mandare in onda programmi sulla morte e sul suicidio assistito. Un po’ come se volesse abituare la popolazione all’idea. Ma in tutto questo nemmeno un minuto di programmazione viene usato per spiegare che un cambiamento della legge sarebbe sbagliato».
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