«La Yasmin mi ha sconvolto la vita. Ora apro una pagina Facebook contro la pillola »
febbraio 5, 2013 Benedetta Frigerio - http://www.tempi.it
«Una morsa alla testa stranissima localizzata dietro e in alto alla nuca, bagliori accecanti e allucinazioni». Così è cominciata l’odissea di Eliana, iniziata quattro anni fa e non ancora terminata. Nel 2008 Eliana aveva 21 anni e, in seguito a forti dolori mestruali, decise con il suo ginecologo di assumere il nuovo anticoncezionale della Bayer, la Yasmin, che «veniva prescritta in maniera massiccia. Io studiavo ostetricia e vedevo che in tantissime la assumevano. Mi accorsi subito che in me, al contrario di come si diceva, gli effetti si sentivano e non erano affatto leggeri: ingrassai per via della ritenzione idrica e cominciai a soffrire d’ansia». Allora perché continuare? «Ne feci uso per un anno e mezzo, fino a quando i benefici mi sembravano maggiori dei fastidi: preferivo avere dei momenti di malessere e qualche chilo in più, piuttosto che rimanere a letto per una settimana al mese a causa dei dolori mestruali».
È GIUSTO CHE SIA IN COMMERCIO? Finché una sera Eliana ha avvertito uno strano mal di testa, che «non era quello solito che mi causava la miopia», a cui seguirono anche delle allucinazioni. La ragazza fu portata in Pronto Soccorso e lì sottoposta a una Tac da cui non risultò nulla di problematico. «Passai la notte in ospedale, ma il giorno dopo i dolori erano insopportabili, perciò decisero di trasferirmi nel reparto di neurologia». Esami approfonditi rivelarono la causa del malessere: «La diagnosi era di trombosi cerebrale a livello del seno trasverso causata da pillola anticoncezionale».
ALTRI PROBLEMI. Sulla ragazza fu effettuato quello screening a cui ogni donna dovrebbe essere sottoposta prima di assumere la Yasmin: «Servivano per sapere se avevo problemi di coagulazione del sangue o se ero predisposta a trombosi, mi chiesero se fumavo e bevevo. Non c’era nulla di tutto ciò. Dunque, se anche avessi fatto gli esami prima di prendere la Yasmin, la pillola mi sarebbe stata comunque prescritta e io sarei stata male lo stesso. Per questo mi domando: se anche lo screening consigliato non può assicurare che non si verifichino gli effetti collaterali contenuti nel foglio illustrativo, è giusto che la pillola rimanga in commercio? È vero, ad alcune ragazze non accade nulla, ma è lecito continuare a venderla a discapito della salute di altre donne? ».
Eliana rimase in ospedale per 15 giorni. Tornata a casa, dopo pochi giorni svenne di nuovo. Ricoverata, questa volta rimase in ospedale dieci giorni. «Una volta dimessa, continuai la terapia di anticoagulanti pera altri nove mesi». In quel periodo la ragazza fu costretta a tornare in Sicilia, dove vive la sua famiglia, e a lasciare l’università che frequentava a Novara. «Ogni settimana dovevo fare un prelievo del sangue per dosare gli anticoagulanti. Purtroppo, nonostante la dieta, il mio corpo faticava ad assimilarli e così ero costretta a dosaggi importanti che mi facevano sentire male».
Eliana cercò un’altra via per evitare ulteriori episodi di trombosi. «Mi recai al Centro per la cura delle cefalee: mi dissero che il mio malessere non era ascrivibile a nessun tipo di emicrania. Cercarono comunque di aiutarmi con una cura sperimentale, ma gli effetti collaterali mi provocavano una spossatezza che non mi permetteva di vivere normalmente».
RICADUTA E LICENZIATA. Finalmente, dopo un anno e mezzo dalla prima crisi, Eliana cominciò a sentirsi meglio e, seppur considerata parzialmente invalida, riuscì a concludere gli studi. «Mi laureai nel 2010. Incominciai a lavorare, finché nel dicembre scorso, quando pensavo che il veleno che avevo in corpo si fosse finalmente esaurito, ebbi un altro episodio di emicrania con allucinazioni sul posto di lavoro. Mi fecero un’altra Tac, ma non c’era nulla. Per quattro mesi mi diedero una nuova terapia preventiva, insieme mi prescrissero un farmaco che attaccasse il male nel momento in cui lo sentivo arrivare. Lo assumevo tramite iniezione intramuscolare. Ovviamente, questa operazione richiedeva di avere accanto a me persone in grado di somministrarmi il farmaco e anche questo mi ha creato non pochi problemi». Tutto ciò andò a discapito della sua brillantezza sul luogo di lavoro, «tanto che non mi rinnovarono il contratto. Non ero abbastanza sorridente».
L’INIZIATIVA. In questi anni Eliana ha conosciuto altre ragazze su cui la pillola Yasmin o Yasminelle ha avuto effetti tremendi come la trombosi o l’embolia polmonare. Per questo si è decisa ad aprire una pagina Facebook “DONNE… in pillole”. «So che in America molti si sono uniti per frenare il commercio di questa pillola. Occorre combatterlo anche in Italia», spiega. Anche se preceduto da esami: «Il mio caso, infatti, dimostra che nemmeno uno screening preventivo può darti la certezza che ingerendo queste pillole non ti accadrà quanto è accaduto a me».
@frigeriobenedet
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