«Bisognava liberare i letti». Per questo un medico brasiliano ha deciso che 300 pazienti meritavano di morire
marzo 26, 2013 Elisabetta Longo - http://www.tempi.it
Nelle corsie dell’Evangelico Hospital di Curitiba, vicino a San Paolo in Brasile, si erano verificate negli ultimi anni parecchie morti sospette. Così tante che il ministero della sanità brasiliana ha cominciato a indagare sulla dottoressa Virginia Soares de Souza, i cui pazienti, malati di cancro, morivano “troppo velocemente” rispetto a un normale decorso della malattia.
LETTI DA LIBERARE. Inizialmente l’indagine riguardava la morte di una ventina di pazienti, ma andando a vedere altre cartelle retrodatate, si è notato che in totale erano più di trecento le vite dei pazienti interrotte troppo presto, in sette anni. La dottoressa De Souza portava a termine il suo piano di eutanasia su pazienti da lei ritenuti non più meritevoli di vivere, somministrando loro dosi letali di farmaci o riducendo la quantità di ossigeno a coloro che si trovavano in terapia intensiva. A incriminare la donna, che non si dichiara pentita del suo operato, ma che anzi pensa di avere aiutato quei malati terminali, ci sono anche le testimonianze di coloro che lavoravano con lei. «Era necessario liberare quei letti occupati da troppo tempo per altri pazienti», così si è giustificata De Souza.
PAZIENTI LUCIDI. A destare sospetti è stata la morte di un ultimo paziente, lo scorso gennaio, deceduto un’ora dopo la somministrazione di un miorilassante, il Pavulon. «Tutti i pazienti da lei scelti per l’eutanasia erano comunque perfettamente lucidi, pur essendo malati terminali. Uno aveva appena chiesto alla sua famiglia di avere con sé gli occhiali da lettura, per leggere un po’ mentre si trovava in terapia intensiva. Un altro aveva chiesto all’infermiera un po’ d’acqua, ma quando questa è tornata l’ha trovato morto», racconta una delle voci sentite dal ministero della salute brasiliana. Altri tre medici e un infermiere sono stati arrestati, per probabile collaborazionismo con la De Souza. Che non può avere agito da sola nel suo piano di morte.
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