Gli omosessuali di Homovox: «nozze gay sono una legge omofoba» - 6 marzo, 2013 - http://www.uccronline.it
La campagna per i diritti civili viene portata avanti, lo dimostrano gli imbarazzanti discorsi sul tema di Barack Obama, paragonando gli omosessuali ai neri e alle discriminazioni da loro subite nella storia, oppure a quelle patite dagli ebrei. Oltre a non avere termini di paragone per quanto riguarda i numeri e la gravità, si vogliono accostare erroneamente condizioni genetiche a condizioni non genetiche (a meno che nel 2013 si voglia ancora parlare di “gene gay”!).
Ma la cosa più evidente e più scomoda contro tale tesi è l’esistenza di migliaia di omosessuali che combattono contro la liberalizzazione del matrimonio e adozione per persone dello stesso sesso. Al contrario, nessun nero ha mai sostenuto il divieto del matrimonio interrazziale, così come nessun ebreo si è mai schierato dalla parte delle ideologie antisemite. Questo dimostra che rifiutare i matrimoni e le adozioni gay non è per nulla una forma di discriminazione, altrimenti tutti gli omosessuali dovrebbero sentirsi discriminati. Su questo sito web abbiamo lasciato spazio a tantissimi di loro, proprio per sottolineare tale evidenza: Julie Bindel, Alfonso Signorini, Jean-Pierre Delaume-Myard, Richard Waghorne, Andrew Pierce, David Blankenhorn, Rupert Everett, Doug Mainwaring e Nathalie de Williencourt.
Proprio quest’ultima, Nathalie, è portavoce del neonato collettivo Homovox, che porta la voce degli omosessuali francesi che si oppongono all’agenda LGBT. Ha chiaramente spiegato: «si ascoltano sempre le lobby LGBT, parlano sempre loro nei media, ma molti omosessuali non fanno parte di questo movimento. La maggior parte degli omosessuali sono amareggiati dal fatto che questa lobby parli a loro nome, perché non abbiamo votato per loro».
A prendere posizione anche Jean Marc, sindaco di una cittadina francese, che sul sito di Homovox, ha spiegato in un video: «Il movimento LGBT parla nella media, ma nessuno ha votato per loro. Loro non parlano per me. Non possono parlare al mio posto. Come società non dobbiamo incoraggiare le adozioni gay. Non è biologicamente naturale. Noi gay non siamo fertili, nel senso di poter fare un bambino. Abbiamo un sacco di altre forme di fertilità. Forme artistiche, per esempio. Bisogna favorire ciò che è meglio per il bambino. Nessuno può negare, credo, che la cosa migliore per un bambino sia avere una madre e un padre che si amano l’un l’altro come meglio possono».
Anche Jean Pier, documentarista per la televisione, si è mostrato in un video, dicendo: «Io vivo in Provenza e lavoro a Parigi. So che pochissimi omosessuali desiderano sposarsi al di là dei PACS (unioni civili), che già hanno. In realtà il numero di persone unite in PACS in Francia, parlo di coppie dello stesso sesso, è minimo. Pertanto per chi è questa legge? Se è solo per le 5.000 persone che vivono nel quartiere di Le Marrais, allora è solo un atto militante». E rispetto alle adozioni: «io non faccio parte di nessun partito politico o associazione. Per me, la questione fondamentale è il bambino. Tra le risposte che ho sentito, mi hanno parlato di libertà e di uguaglianza. Poi mi sono posto questa domanda: che fare della libertà e dell’uguaglianza del bambino? Il bambino non avrà la sua parità nei confronti dei suoi amici a scuola. I suoi compagni possono aver famiglie divorziate e mescolate, ma hanno, almeno, un padre e una madre. Venticinque anni fa come tutti gli altri, ho voluto avere un figlio, ma poi ho capito molto presto che sarebbe stato sbagliato». Il “matrimonio per tutti”, ovvero la legge francese fra poco approvata, «è una legge per i gay, ma non per gli omosessuali. Non voglio sostenerla».
Interessante quanto dice anche Philippe Ariño, 32 anni, saggista e insegnante di spagnolo: il matrimonio omosessuale «è una legge omofobica perché incoraggia le coppie omosessuali a pensare di poter copiare e adattarsi al modo di fare delle coppie eterosessuali. Li induce a credere che devono seguire l’esempio di uomo, donna, e bambino, senza rispettare la loro differenza sessuale. Si nega il rispetto alle coppie omosessuali, in realtà, per quanto riguarda la loro specificità e chi sono veramente. L’uguaglianza non è di per sé positiva, questa è uniformità e conformismo». Ed infine anche Xavier Bongibault: «In nessun modo il matrimonio è un’istituzione per l’amore. Se fosse solo per l’amore, poi in base a che cosa ci rifiuteremmo di riconoscere il matrimonio tra tre persone profondamente innamorate le une delle altre? Che dire di un padre che ama sua figlia? Distruggiamo così il cerchio familiare, e, quindi, distruggere il primo fattore per la socializzazione e la coesione sociale del bambino».
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