mercoledì 23 ottobre 2013

BATTAGLIA LEGALE CONTRO LA LEGGE 40 - Fecondazione, a Roma la prima diagnosi preimpianto in un ospedale pubblico - http://roma.corriere.it/

La Legge 40 vieta che le coppie fertili possano sottoporsi a Fivet e vieta la diagnosi pre-impianto per scopi eugenetici. Infatti i signori Pavan volevano un figlio in provetta proprio perché tale tecnica permette di verificare se l’embrione è affetto da qualche patologia e, in caso positivo, scartarlo, finché dopo cicli e cicli si ottiene quello sano. La sentenza ha fatto scalpore non solo perché permette condotte contrarie al dettato legislativo, ma anche perché il giudice non ha nemmeno pensato di sottoporre, come era doveroso, gli articoli della Legge 40, che lui ha violato, al sindacato di costituzionalità presso la Consulta. Insomma è andato dritto per la sua strada infischiandosene della legge e della Corte costituzionale. Quest’ultima ovviamente non ha battuto ciglio, tanto meno il Consiglio superiore della Magistratura.



(Ansa)


Tribunale obbliga Asl di Roma a effettuare analisi genetica su una coppia affetta da fibrosi cistica che ha già figlio malato

ROMA - Per la prima volta la diagnosi preimpianto verrà eseguita su una coppia fertile in una struttura pubblica, a dispetto della legge 40 sulla fecondazione assistita. La Asl Roma A, a seguito della sentenza del Tribunale di Roma che le ha intimato di effettuare la diagnosi genetica preimpianto (PGD) su una coppia fertile affetta da fibrosi cistica, ha stabilito che l’intervento sarà effettuato direttamente in una propria struttura, l’unità operativa di fisiopatologia della riproduzione del centro Sant’Anna, diretta dal professor Antonio Colicchia. È la prima volta in Italia che una struttura pubblica è chiamata ad erogare la prestazione di diagnosi genetica su un embrione prima del suo inserimento nell’utero.

LUNGA BATTAGLIA LEGALE - Il presidente della commissione Politiche e sociali del consiglio regionale del Lazio, Rodolfo Lena, ha seguito con attenzione la lunga battaglia legale di Rosetta Costa e Walter Pavan, informata nella giornata di ieri dallo stesso professore Colicchia della decisione assunta dalla Asl. «Si apre così - spiega Lena - una nuova strada per tante coppie, con l’ulteriore buona notizia costituita dal fatto che il Sistema sanitario regionale farà certamente da calmiere rispetto ai costi molto elevati della diagnosi genetica preimpianto. Come istituzione non possiamo che supportare questi esempi di eccellenza nati in senso a una nostra Asl, grazie ad investimenti strategici e alla valorizzazione delle professionalità».

GIA’ UN FIGLIO MALATO - La coppia in questione, sostenuta dall’associazione Luca Coscioni, ha visto accolta la richiesta di ottenere la PGD per evitare il ripetersi della possibilità di avere un secondo figlio affetto da una patologia fortemente invalidante come la fibrosi cistica. Fino a questa sentenza, solo le coppie affette da infertilità avevano la possibilità di accedere alla diagnosi preimpianto. «Da oggi - spiega il professore Colicchia - questa incomprensibile discriminazione viene a decadere aprendo la possibilità anche a coppie affette da altre patologie genetiche come la microcitemia di sapere in anticipo se il loro figlio nascerà sano».

SOLO NEI CENTRI PRIVATI - La PGD è largamente utilizzata nei centri privati di fecondazione assistita dal 2009, quando la sentenza della Corte Costituzionale abrogò il divieto di fecondare più di tre ovociti riaprendo la possibilità di crioconservare gli embrioni in eccesso o malati che in ogni caso devono essere crioconservati. «Questa sentenza - commenta Colicchia - supera le resistenze dei centri pubblici ad effettuare PGD anche in regioni ,come la Sardegna, dove si registra la maggior frequenza di coppie dove entrambi i partner sono portatori sani di patologie genetiche come la microcitemia». Queste coppie, infatti, hanno un rischio del 25% di dare alla luce un feto malato di Thalassemia, una malattia che costringe a trasfusioni per tutta la vita. (fonte Agi)

22 ottobre 2013
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