martedì 29 ottobre 2013

Storia della Neuroetica (6), di Alberto Carrara, LC, lunedì 28 ottobre 2013, http://acarrara.blogspot.it/




Per inquadrare al meglio in neurocentrismo contemporaneo, bisogna, a questo punto, considerare lo sviluppo spettacolare delle tecniche di neuroimaging, frutto di una visione interdisciplinare che alle scoperte mediche associa lo sviluppo tecnologico.

  

Come recentemente messo in luce da due ricercatori italiani sulle prestigiose riviste scientifiche The Journal of Neuroscience e Brain, la prima testimonianza in assoluto di quelle che attualmente conosciamo come tecniche di neuroimaging (come la risonanza magnetica funzionale, fRMN e la tomografia a emissione di positroni, PET), presenti negli ospedali di tutto il mondo, è da attribuire al medico e scienziato torinese Angelo Mosso (1846-1910), pioniere della neurologia e delle neuroscienze. Gli esperimenti originali e le invenzioni di Mosso, che possono venir definite The first neuroimaging ante litteram, seppur poco note, costituiscono la prima, sorprendente, dimostrazione di come l’attività cognitiva ed emotiva sia intimamente legata ad un aumentato flusso di sangue al cervello, che è maggiore all’aumentare della difficoltà del compito che si sta eseguendo. 



Mosso mise a punto una curiosa struttura, detta “bilancia per pesare le emozioni e l’attività cognitiva”, in grado di valutare la respirazione e la circolazione, con misure all’altezza del torace, delle mani e dei piedi del soggetto che veniva fatto coricare. Mosso, quindi, invitava il soggetto a rilassarsi per un’ora, periodo necessario affinché il sangue potesse raggiungere una posizione di “equilibrio” in tutto il corpo. Quando al soggetto coricato era mostrato un testo scritto, la bilancia pendeva dalla parte della testa in modo proporzionale alla difficoltà della lettura. Ecco l’evidenza e il fondamento delle moderne tecniche di neuroimaging.



Oggi, infatti, sappiamo che quando pensiamo o proviamo emozioni aumenta il flusso di sangue al cervello: Mosso fu il primo a dimostrarlo35.

Questi contributi, insieme agli ulteriori sviluppi dell’angiografia cerebrale degli anni ’30 ad opera del premio Nobel António Egas Moniz, e all’avvento della tecnica dell’elettroencefalografia, hanno prodotto un notevole e cruciale passo in avanti nella storia della medicina36.

L’avvento della TAC, tomografia assiale computerizzata, costituì il preludio ad una nuova ed avvincente epoca nello studio del cervello umano. Altre tecniche di importanza capitale nelle neuroscienze e nella neuroetica sono: la risonanza magnetica, in particolare, la risonanza magnetica funzionale, che permette di evidenziare i cambiamenti della distribuzione del flusso ematico cerebrale in individui sottoposti a compiti (tasks) sia di ordine sensoriale, come motorio a seconda dei diversi paradigmi cognitivi, emozionali o motivazionali. Queste tecnologie hanno letteralmente catapultato gli studi relativi al nostro organo cerebrale, sia in condizioni patologiche, come in situazioni normali. Questa tecnica funzionale, insieme alla tomografia ad emissione di positroni, la PET, e la magnetoencefalografia, hanno fatto sì che la ricerca con neuroimaging costituisca attualmente la frontiera più ambita e più sviluppata degli studi relativi al sistema nervoso37.

Tutta questa storia, riassunta per sommi capi in alcune delle sue tappe più salienti, ha contribuito agli eventi globali sopra menzionati: la decade del cervello (1990-200038) e quella della mente (2001-2011), l’anno delle neuroscienze (2012), etc.

Questo progresso neuroscientifico e le scoperte relative al funzionamento e l’applicazione nanotecnologica, sia nell’ambito diagnostico, come in quello terapeutico, sul cervello umano, hanno creato un panorama scientifico e mediatico peculiare nella storia del pensiero che diversi esperti non hanno esitato a ribattezzare come una vera e propria “neuromania”39. 

Accanto a questa è sorta e si sta promuovendo una neuro-cultura che mira a diffondere le scoperte e le nozioni relative alle neuroscienze. Oggi, lo sviluppo delle capacità tecnologiche rende possibile studiare in vivo e visualizzare le aree del nostro cervello osservandone, anche in tempo reale, la loro maggiore o minore attivazione nelle circostanze più svariate. Questo ha prodotto un vero e proprio fiume di studi scientifici in base alla fantasia e al genio di ciascun ricercatore.

Dal voler comprendere le basi neurofisiologiche di attività umane quali la memoria, il linguaggio, la vista, la personalità, etc., si è iniziato a studiare i tratti più caratteristici dell’umano: la coscienza e la libertà.

Tutta una neuro-cultura, volenti o nolenti, ci pervade, forse, senza che ce ne rendiamo conto: pubblicità, ad esempio, come quella che illustra dei pantaloni da uomo che conformano un cervello umano, oppure oggetti d’abbigliamento, borse, persino torte e cioccolatini a forma di encefalo umano.

… (continua lunedì prossimo)


35 Cf. S. Sandrone – M. Bacigaluppi, «Learning from Default Mode Network: The Predictive Value of Resting State in Traumatic Brain Injury», The Journal of Neuroscience 32 (6), 8th of February 2012, 1915-1971; http://acarrara.blogspot.com/2013/05/the-first-ante-litteram-neuroimaging.html.
36 Cf. J. M. Giménez Amaya – S. Sánchez-Migallón, De la Neurociencia a la Neuroética..., 31.
37 Cf. J. M. Giménez Amaya – S. Sánchez-Migallón, De la Neurociencia a la Neuroética..., 35-37.
38 Per un breve resocondo si possono leggere le seguenti pagine: Cf. J. M. Giménez Amaya – S. Sánchez-Migallón, De la Neurociencia a la Neuroética..., 40-45.

39 Cf. Legrenzi, P. - Umiltá, C., Neuro-mania. Il cervello non spiega chi siamo, Il Mulino, Bologna 2009.

Nessun commento:

Posta un commento