di Alberto Carrara
Continua la Rubrica: Storia della Neuroetica.
Il neuro-centrismo contemporaneo si spiega alla luce della storia stessa della medicina relativa al cervello e al sistema nervoso (tanto centrale, come periferico). Presento ora una breve sintesi sulla storia delle Neuroscienze19. Nell’antichità, il primo scritto conosciuto sul cervello umano pare abbia l’età di circa 3000 anni. Si trova in un papiro acquistato da Edwing Smith verso la fine del XIX° secolo. Se bisogna subito precisare che non si ha la certezza che sia l’originale, questo papiro è stato datato nel secolo XVII° a.C., anche se si ritiene essere una copia di un altro molto più antico proveniente dalla tradizione medica dell’architetto e medico egiziano Imhotep che visse approssimativamente negli anni 2690-2610 a.C. In questo frammento viene descritto, con diversi dettagli diagnostici, il trattamento e la prognosi di due pazienti con ferite craniche e al collo.
Viene fatta menzione della pratica della trapanazione cranica, poichè, secondo le credenze e usanze di quell’epoca, diversi problemi cerebrali erano dovuti all’accumulo di gas e di liquidi a livello cerebrale. Il papiro afferma che la maggior parte, anche se non tutti, dei pazienti, morivano dopo l’intervento; alcuni, sorprendentemente, diremo noi oggi, sopravvivevano per lungo tempo dopo la neurochirurgia20. Ecco il primo dato interessante per la storia della Neuroetica: «Gli Egiziani che praticavano trapanazioni craniche dovevano sicuramente intuire che modificazioni della materia all’interno della teca ossea producevano, almeno in alcuni casi, modificazioni nei comportamenti e nella personalità»21.
Un secondo riferimento storico sull’importanza del cervello ci giunge dalla Grecia antica del secolo V° a.C. e si riferisce a ciò che oggi denominiamo la gran “teoria neurocentrica” di Alcmeone di Crotone (540-500 a.C.), uno dei primissimi pensatori che intuì e sottolineò l’importanza del cervello in relazione alle funzioni superiori dell’uomo. Con Alcmeone, Democrito (460-370 a.C.) apportò nuove idee che si riscontrano nel grande fondatore e “padre” della medicina, Ippocrate (460-370 a.C.) e in Platone (427-347 a.C.). Aristotele (384-322 a.C), diversamente dagli autori menzionati precedentemente, attribuiva un’importanza maggiore non al cervello, anche se lui stesso individuò quelli che oggi denominiamo ventricoli cerebrali22, ma al cuore. Bisogna, a questo punto, ricordare che nel 65 d.C., Scribonio Largo applicava sulla testa di pazienti affetti da emicrania, degli animaletti chiamati torpedini23. Queste, scaricando sul cuoio cappelluto delle piccole scariche elettriche, sortivano un effetto lenitivo e, nella maggior parte dei casi, terapeutico. Questa tecnica antica e naturale viene considerata oggi il fondamento della moderna neuro-tecnologia di stimolazione cerebrale profonda o DBS (deep brain stimulation).
Nel II° secolo d.C., il medico Galeno, realizzò importanti scoperte nell’ambito dello studio del sistema nervoso, tra le più rilevanti bisogna ricordare: il controllo della muscolatura da parte del midollo spinale; la presenza di nervi pari nelle strutture craniali; il controllo della voce da parte del cervello stesso e il fatto che il cervello controllasse i quattro umori che catalizzavano il funzionamento del nostro corpo e della nostra personalità somatica e psichica24. Anche Galeno, sulla scia di Scribonio, «raccomandava l’applicazione di anguille, in grado di trasmettere una scossa benefica nel combattere l’emicrania, di fatto la prima stimolazione elettrica cerebrale, seppure con mezzi naturali»25.
Per molto tempo, le descrizioni e i fondamenti morfofunzionali e anatomoclinici di Galeno vennero ritenuti validi e vennero accolti e recepiti pacificamente per più di dodici secoli26.
Nel periodo medioevale, lo sviluppo della medicina e della conoscenza dei meccanismi biologici risultò sproporzionatamente inferiore rispetto ad altre discipline, quali, ad esempio, la teologia e la filosofia. Nonostante ciò, bisogna ricordare la figura del medico e filosofo persiano Avicenna che ebbe un influsso su pensatori occidentali del calibro di Tommaso d’Aquino, Bonaventura e Duns Scoto27. Per questi filosofi, la tesi secondo cui il cervello è l’organo implicato nell’attività cognitiva e affettiva dell’essere umano in grado di spiegare la condotta animale, risultava assodata, qualcosa di pacificamente ammesso28.
… (continua la prossima settimana)
19 Per approfondire ulteriormente gli sviluppi storici della ricerca sul cervello, consiglio la lettura della sintesi che si trova al capitolo 1° di questo libro: Cf. J. M. Giménez Amaya – S. Sánchez-Migallón, De la Neurociencia a la Neuroética..., 17-49.
20 Cf. J. M. Giménez Amaya – S. Sánchez-Migallón, De la Neurociencia a la Neuroética..., 19.
21 Cf. A. Lavazza, Che cosa è la neuroetica, in: A. Lavazza – G. Sartori (a cura di), Neuroetica. Scienze del cervello, filosofia e libero arbitrio, Il Mulino, Bologna 2011, 19.
22 Cf. A. Lavazza, Che cosa è la neuroetica, in: A. Lavazza – G. Sartori (a cura di), Neuroetica. Scienze del cervello, filosofia e libero arbitrio, Il Mulino, Bologna 2011, 19.
23 Cf. A. Lavazza, Che cosa è la neuroetica, in: A. Lavazza – G. Sartori (a cura di), Neuroetica. Scienze del cervello, filosofia e libero arbitrio, Il Mulino, Bologna 2011, 19.
24 Cf. J. M. Giménez Amaya – S. Sánchez-Migallón, De la Neurociencia a la Neuroética..., 20.
25 Cf. A. Lavazza, Dalle neuroscienze alla neuroetica, in: L. Renna (a cura di), Neuroscienze e persona: interrogativi e percorsi etici, EDB, Bologna 2010, 75.
26 Cf. J. M. Giménez Amaya – S. Sánchez-Migallón, De la Neurociencia a la Neuroética..., 21.
27 Cf. J. M. Giménez Amaya – S. Sánchez-Migallón, De la Neurociencia a la Neuroética..., 21.
28 Cf. J. M. Giménez Amaya – J. I. Murillo, «Mente y cerebro en la neurociencia contemporánea. Una aproximación a sue studio interdisciplinar», Scripta Theologica 39 (2007), 607-635.
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