lunedì 14 aprile 2014

Contrari alla fecondazione eterologa, ecco perché, 13 aprile 2014, http://www.uccronline.it/

Fecondazione in vitroAbbiamo atteso qualche giorno prima di parlare del recente ed ennesimo intervento della Corte Costituzionale contro la Legge 40 (passato grazie ad un solo voto). E’ sempre utile fermarsi un attimo e osservare lo scatenarsi delle reazioni: da una parte i membri della “cultura dello scarto” ossessionata da questi temi perché crede che la “sconfitta dell’etica cattolica” plachi davvero il senso del peccato, dell’infelicità e dell’incompiutezza in cui costantemente vivono. Dall’altra gli avvocati pro-life che vivono questi temi come fossero vita o morte, confondendo (magari tralasciando) il compito del cristiano con quello dell’attivista pro-vita.

E’ doveroso occuparci e preoccuparci della bioetica, ma ricordandoci che la nostra felicità non dipende da qui o dai nostri eventuali risultati. La secolarizzazione della società implica la distruzione delle sue basi etiche e morali, lo abbiamo sempre saputo e non possiamo improvvisamente cadere dalle nuvole. Dobbiamo continuare ad annunciare agli uomini che c’è un modo migliore per vivere, che la loro vita ha un Senso ultimo e la felicità che desiderano non la troveranno nella proliferazione dei “nuovi diritti”.

Entrando nel merito con la serenità necessaria dopo questa premessa, la Corte Costituzionale ha ribaltato il volere popolare espresso nel 2005 e ha dichiarato l’illegittimità della norma della legge 40 che vieta il ricorso a un donatore esterno di ovuli o spermatozoi nei casi di infertilità assoluta. La legge 40 non è una “legge cattolica” ma per lo meno bilanciava gli interessi degli adulti con i diritti del generato (si parla di “male minore”), il suo smantellamento produrrà una doppia rivoluzione etica: ogni cosa tecnicamente e scientificamente possibile è anche eticamente lecita (ottimo l’approfondimento di Lucetta Scaraffia), e i figli diventano un diritto da pretendere. Giustamente su “Il Foglio” si è parlato di una morente «“eccezione italiana” a difesa di un’idea di umanità non subordinata alla tecnoscienza e alla legge del desiderio».


Diversi interventi molto interessanti, grazie a Dio, ci aiutano a giudicare i fatti. Il primo è quello del prof. Riccardo Chieppa, presidente emerito della Corte Costituzionale, preoccupato per «l’impatto sociale gravissimo di questa sentenza», sopratutto «alla tutela del nascituro». Certamente, ha proseguito, «l’effetto di questo cambiamento sarà quello di aprire a una concezione di genitorialità del tutto svincolata dal modello naturale che finora abbiamo conosciuto. Ammettendo la separazione della filiazione biologica da quella di carattere sociale o del rapporto di coppia, si produrrà un travolgimento dell’aspetto generativo. Con il rischio concreto di una deriva eugenetica».

Il rischio di eugenetica è stato citato anche da un altro autorevole studioso, Alberto Gambino ordinario di diritto privato nell’Università Europea di Roma. L’eterologa, ha spiegato, si basa infatti su un esame del codice genetico dei possibili donatori e della donna ricevente, «un passo pericolosissimo verso la selezione del genere umano, con scenari caratterizzanti da probabili discriminazioni tra categorie di persone a patrimonio genetico “selezionato” e, dunque, più efficienti, e persone fecondate naturalmente con possibili difetti genetici». La selezione dell’aspirante donatore o donatrice in base a caratteristiche fisiche in vista del “figlio perfetto” è già realtà, come ha mostrato Emanuela Vinai.

Eleonora Porcu, responsabile del Centro di Infertilità e Procreazione Medicalmente Assistita del Policlinico S.Orsola-Malpighi di Bologna, si è concentrata sulla conseguente mercificazione di gameti e ha spiegato cosa voglia dire donatrici di ovuli: ciclo di stimolazione ovarica massiccia, iniezioni sottocutanee quattro volte al giorno, visite ecografiche a giorni alterni e aspirazione degli ovuli. «A questi trattamenti negli altri Paesi si sottopongono le donne che si trovano in una situazione di disagio economico e che cercano un guadagno. L’eterologa è questo: la libertà di alcune donne che passa attraverso la schiavitù di altre». Per questo un’altra donna, la storica Lucetta Scaraffia, ha affermato che «è veramente incredibile vedere che molti si vantino di questo successo senza vedere che è frutto di una nuova forma di sfruttamento».

A rivelare alcuni preoccupanti scenari tecnici futuri è Angelo Vescovi, l’agnostico biologo e farmacologo, direttore scientifico dell’Istituto di ricerca e ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo. Il dott. Vescovi accenna anche al ruolo dei genitori sociali e non più naturali: «Credo che molti non si rendano conto che cosa voglia dire tirare su un bambino che, di fatto, è figlio di uno solo. L’altro genitore è un estraneo. Un intruso, in qualche modo. Quella vita non è figlia di una coppia che ha deciso di generare insieme. L’eterologa, di fatto, sterilizza l’atto che uno dei due, seppur in laboratorio, ha avuto con un altro. Il desiderio è avere un figlio con chi si ama non un figlio ad ogni costo con chiunque. Allora è meglio adottare e offrire un vita migliore a chi sta messo male».

La prof.ssa Assuntina Morresi ha spiegato ottimamente quale inquietante scenario si aprirà: si distingueranno i genitori legali/sociali/intenzionali – quelli che hanno cercato il figlio mediante fecondazione in vitro – da quelli genetici/biologici/naturali/– coloro che hanno ceduto i propri gameti (ovociti e spermatozoi) alla coppia. «Ci saranno cioè una madre e/o un padre conosciuti e socialmente riconosciuti, quelli con cui il bambino crescerà, e un padre e/o una madre nascosti, quelli che hanno realmente contribuito con il loro seme a generare il bambino, che quindi sarà considerato figlio non di chi lo ha concepito, ma di chi ha manifestato l’intenzione di diventare genitore. Tutto programmato a tavolino, prima ancora del concepimento».

Un altro intervento degno di rilievo è quello del prof. Adriano Pessina, docente di filosofia presso l’Università Cattolica, il quale ha abilmente confutato la “retorica del dono” e del “diritto alla salute” sostenuti da chi è favorevole alla procreazione artificiale. Il filosofo Marcello Veneziani si è concentrato sul potere della magistratura: «A me non piace vivere in un Paese in cui tutto è relativo meno il potere dei giudici, tutto è opinabile salvo le scelte ideologiche della Corte. Un rullo compressore nel nome del Progresso contro la Reazione».

Lorenza Violini, ordinario di Diritto costituzionale all’Università di Milano, si è domandata retoricamente se quella della Corte «sarà stato un passo prudente o avrà aperto un’altra falla all’individualismo, alla materializzazione dei rapporti umani, alla mercificazione e al consumo anche di quel particolarissimo rapporto che lega madri e padri ai loro figli?». Il card. Carlo Cafarra, si è dispiaciuto di un tentativo di ridefinire artificialmente «i vissuti umani fondamentali: il rapporto uomo-donna; la maternità e la paternità; la dignità e i diritti del bambino».

Importante articolo sul “Corriere della Sera” di Luca Diotallevi -professore di Sociologia all’Università di Roma Tre- in risposta ad un editoriale di Angelo Panebianco. Il sociologo ha parlato di una «concezione di famiglia tradizionale (e costituzionale) ancora di gran lunga prevalente, ma si potrebbe parlare anche d’un certo ritorno di simpatia per i valori tradizionali, sopratutto tra i giovani». Passando poi alla sentenza della Corte la quale si comporta da tempo «riducendo il numero di “no” che la legge impone, come se gli unici limiti accettabili fossero quelli che la tecnica non è (ancora) riuscita a superare». Eppure, «non si dà forma alla libertà se una maggioranza non condivide dei “no [...]. Certamente qualche “no” andrebbe detto anche in materia di famiglia. O almeno questa è una delle lezioni che i costituenti ci hanno lasciato».

Infine, il card. Camillo Ruini, dopo aver espresso comprensione «per coloro che soffrono per la mancanza di un figlio», con poche parole ha sintetizzato i motivi per cui essere contrari alla fecondazione eterologa: 1) Anche nel giusto desiderio di essere genitori occorre non dimenticare che il figlio rimane sempre una persona, da accogliere come dono; 2) i figli che nascono hanno il diritto di poter conoscere le proprie origini biologiche, cioè di chi sono figli. Ma con la fecondazione eterologa, questo diventa impossibile; 3) questa decisione apre alla commercializzazione – non alla donazione – dei gameti maschili e femminili, come pure alla commercializzazione dell’utero delle gestanti.

Questi gli interventi che fino ad oggi ci sono sembrati più rilevanti e pertinenti a sostegno della nostra posizione.

La redazione

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