La Consulta oggi ha dichiarato incostituzionale il divieto di fecondazione eterologa previsto dalla Legge 40 del 2004. "La Corte costituzionale, nell'odierna Camera di Consiglio, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale degli articoli 4, comma 3, 9, commi 1 e 3 e 12, comma 1, della Legge 19 febbraio 2004, n. 40, relativi al divieto di fecondazione eterologa medicalmente assistita", si legge in un comunicato della Corte.
I giudici della Consulta hanno dunque dato ragione a tre tribunali - Firenze, Milano e Catania - che avevano sollevato dubbi di legittimità costituzionale accogliendo i ricorsi di altrettante coppie.
Cade, dunque, il divieto di procreazione assistita di tipo eterologo, che utilizza cioè ovociti o spermatozoi di un donatore. Restano però in piedi altre parti della Legge 40, a partire dalla possibilità di accedere alla fecondazione assistita solo alle coppie infertili, dunque non a quelle fertili sebbene portatrici di malattie genetiche. Rimangono anche il divieto di accesso alla fecondazione assistita per single e coppie dello stesso sesso, e quello di ricerca su embrioni non idonei alla gravidanza.
In seguito alla sentenza cade di conseguenza anche l'inciso (art. 12 comma 1) sulle sanzioni.
Negli anni l'impianto della Legge 40 è stata oggetto di una serie di sentenze: ad esempio sono stati eliminati il divieto di fecondare più di tre ovuli insieme e l'obbligo di impiantare nell'utero in un'unica soluzione tutti quelli fecondati.
Le reazioni
"L'introduzione della fecondazione eterologa nel nostro ordinamento è un evento complesso che difficilmente potrà essere attuato solo mediante decreti". Lo
ha detto il ministro della Salute Beatrice Lorenzin in merito alla sentenza della Corte Costituzionale. "Ci sono alcuni aspetti estremamente delicati - aggiunge - che non coinvolgono solamente la procedura medica ma anche problematiche più ampie, come ad esempio l'anonimato o meno di chi cede i propri gameti alla coppia, e il diritto a conoscere le proprie origini e la rete parentale più prossima (fratelli e sorelle) da parte dei nati con queste procedure. Sono questioni che non si può pensare di regolare con un atto di tipo amministrativo, ma necessitano una condivisione più ampia, di tipo parlamentare".
"Alla luce delle motivazioni della Consulta, al più presto comunicheremo la 'road map' per l'attuazione della sentenza", ha aggiunto il ministro.
"Non è difficile immaginare che i Costituenti si stiano rivoltando nelle loro tombe di fronte ad una interpretazione dei principi costituzionali che conduce a consentire la fecondazione assistita sulla base di un cocktail in laboratorio di elementi genetici originati da più genitori. Con la sua sentenza la Corte concorre alla decadenza di quei principi naturali, di quell'umanesimo che fu alla base dell'unità di Costituenti appartenenti a ben diverse convinzioni politiche e religiose"; lo ha affermato in una nota il Presidente
dei Senatori del Nuovo Centrodestra, Maurizio Sacconi.
"La sentenza di oggi non è una soluzione per le coppie ma apre nuovi gravi problemi che la legge 40, una legge equilibrata che aveva dato buoni risultati, aveva finora evitato". Lo
dice in una nota Eugenia Roccella, deputato del Nuovo Centro Destra. "Presenterò nei prossimi giorni - ha aggiunto - una proposta di legge per fare fronte alle molte questioni che questa sentenza della Consulta lascia aperte, come il diritto del bambino a conoscere le proprie origini, o come il rischio che, anche in Italia, si crei un mercato del corpo umano (dalla compravendita degli ovociti all'utero in affitto) analogo a quello che già esiste a livello internazionale, con gravi forme di sfruttamento delle donne giovani e povere".
"Con questa decisione, la Corte costituzionale decide di retrocedere gli interessi del nascituro alla bigenitorialità biologica e di assecondare i bisogni della coppia alla genitorialità sociale". È quanto ha dichiarato il professor Alberto Gambino, ordinario di diritto privato e direttore del Dipartimento di Scienze Umane dell'Università Europea di Roma.
"Questa è l'ultima picconata, probabilmente la più grave, a una legge che non è più quella che è stata approvata dal Parlamento". È il commento di Gianfranco Amato, presidente dei Giuristi per la vita, sulla sentenza della Corte Costituzionale. Parlando ai microfoni di Radio Vaticana sottolinea che è "una pronuncia grave" perché "la norma che è stata dichiarata costituzionalmente illegittima, in realtà, anche se non è una legge cattolica, salvaguardava i nascituri e il loro diritto a conoscere le proprie origini, anche al fine di tutelare l'identità personale, oltre che garantirne la tutela sanitaria e sociale, da una parte; e, dall'altra, evitava il lucroso commercio di gameti che va sotto il falso nome di donazione e il conseguente sfruttamento delle donne".
Di tutt'altro tenore le reazioni in casa dei radicali e delle associazioni che da anni si battono per togliere i limiti alla fecondazione assistita. "Una vittoria della civiltà", scrive l'Arcigay. L'eterologa è "eticamente accettabile e ammissibile perché garantisce il dirito all'autodeterminazione della coppia, prevedendo però delle cautele che devono essere tenute presenti", conclude il vicepresidente del Comitato nazionale di bioetica (Cnb), Lorenzo D'Avack. "È il colpo definitivo a una legge, confusa, inapplicabile e disumana", così Barbara Pollastrini, del Pd.
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