Per Massimiliano Fiorin, avvocato esperto di diritto di famiglia, la fine del matrimonio «oltre ad essere lacerante dal punto di vista affettivo e a generare violenza, crea notevoli difficoltà economiche»
«Le nuove proposte sul divorzio breve lo renderanno ancora più facile e banale, ma da tempo la legge italiana non è più rispettata e anche il matrimonio non viene più tutelato». Reagisce così a tempi.it Massimiliano Fiorin, avvocato e autore del libro La fabbrica dei divorzi. Il diritto contro la famiglia, dopo che ieri la commissione Giustizia della Camera ha approvato all’unanimità una proposta bipartisan per ridurre i tempi della separazione da tre a un anno e così permettere alle coppie di arrivare più in fretta al divorzio.
I promotori della proposta esultano e parlano di «battaglia di civiltà». Il testo potrebbe arrivare in aula già a maggio. Cosa ne pensa?
Devo ammettere che sono imbarazzato perché se da una parte sono contrario a un’ulteriore banalizzazione del divorzio, dall’altra devo ammettere che oggi il sistema è una presa in giro e meriterebbe un ripensamento radicale.
Perché?
Codice civile e Costituzione prevedono in Italia che la separazione sia legale quando si verificano fatti che rendono intollerabile la prosecuzione della convivenza o possono creare grave pregiudizio all’educazione della prole. La separazione quindi è un rimedio accordato dal tribunale nella speranza che le cose cambino, il primato è riconosciuto alla conservazione della famiglia.
Invece cosa accade?
La verifica dei fatti non avviene mai, il divorzio è diventato un diritto e i tribunali concedono la separazione con facilità estrema. Chiunque può chiedere la separazione senza addurre motivazioni. Se uno si presenta in tribunale e si oppone alla separazione per mancanza di motivazioni, ti guardano come se fossi matto. Ma se questa verifica non c’è, cosa cambia aspettare tre anni o un anno per ottenere il divorzio? È già una burla.
Così non si indebolisce il matrimonio?
Certo, i fautori della proposta vogliono banalizzare tutto ancora di più, però oggi il matrimonio è stato destituito di qualsiasi valore giuridico. Chi si sposa non è più tutelato dalla legge. Un coniuge si carica di obblighi precisi verso l’altro coniuge e i figli. Ma poniamo il caso che oggi un coniuge, contro il volere dell’altro, chieda il rispetto davanti alla legge di quegli impegni alla fedeltà, all’assistenza morale e materiale e all’educazione della prole. Che cosa otterrebbe? Solo di farsi ridere in faccia, oggi ottenere tutela legale è impossibile.
Riformare il divorzio allora ha senso?
Potrebbe avere senso se si introducesse anche in Italia il sistema che vige in Inghilterra e Galles: se non ci sono motivazioni oggettive per arrivare al divorzio e c’è solo la volontà dei coniugi, allora è previsto per gli sposi un percorso obbligatorio di mediazione famigliare, per aiutarli a trovare una soluzione e spiegare loro le conseguenze. Questa sarebbe una vera riforma.
Il divorzio è legale da 44 anni in Italia. Quali sono state le principali conseguenze?
Prima di tutto ha causato una perdita di valore del matrimonio e non è un caso se oggi ci si sposa molto meno anche solo rispetto a vent’anni fa. Non solo non ci sono più tutele per chi si sposa, ma molti si separano solo per motivi fiscali. Aumentando le separazioni, poi, aumentano le violenze ad esse legate: non si dice mai, ma i casi di cronaca che oggi vengono etichettati come “femminicidi” sono quasi sempre tragedie familiari che derivano dall’impossibilità di sostenere l’attuale sistema del matrimonio e della famiglia. E che sia così, lo si capisce perché spesso chi uccide la moglie poi uccide anche i figli e si suicida.
Questa non è violenza di genere?
No, è violenza che nasce dalla disperazione. Il caso della madre che ha ucciso le tre figlie lo scorso 8 marzo evidenzia un dramma familiare seguito a una separazione. Spesso il femminicidio è solo propaganda mentre si dovrebbe riflettere sul valore che diamo oggi a matrimonio e famiglia.
Sad looking boy with his fighting parents behind him Spesso si dice che per i figli è meglio avere due genitori divorziati che sposati ma in perenne conflitto.
Questa è una bufala usata solo per rafforzare la tesi che il divorzio sarebbe un diritto, mentre era stato approvato come estremo rimedio per evitare mali peggiori. La tesi non ha riscontri nella psicologia infantile e sociale. Ci sono moltissimi studi autorevoli realizzati negli Stati Uniti, il paese che ha conosciuto per primo la tragedia del divorzio di massa, che mostrano come la crescita senza padre, in famiglie monogenitoriali, ricorre con percentuali impressionanti come fattore nei casi di abbandono scolastico, criminalità giovanile, depressione, suicidio, alcolismo e tossicodipendenza. Lo sviluppo psicofisico del bambino viene danneggiato molto più dalla separazione che da nuclei familiari dove esistono tensioni e conflittualità. Quindi chi dice che la separazione è un bene per i figli dice una sciocchezza.
Il divorzio ha fatto altri danni?
In questo periodo di crisi economica è sotto gli occhi di tutti, non ci vuole un economista acuto. Gli ultimi rapporti della Caritas dicono che i padri separati sono la prima categoria dei nuovi poveri perché vivono una situazione critica sotto il piano economico. Infatti, da un giorno all’altro, con gli stessi stipendi e senza sussidi ci si ritrova a mantenere due abitazioni. Con la crisi e la disoccupazione, poi, questo dramma è aumentato. Una separazione, oltre ad essere lacerante dal punto di vista affettivo, perché distrugge un progetto di vita, e a generare violenza, crea notevoli difficoltà economiche. Infatti si moltiplicano i centri di aiuto per i padri separati ma i politici non vedono questi drammi e non trattano il divorzio come emergenza sociale.
@LeoneGrotti
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