Con le nostre tasse, in modo diretto o mediato dalle Istituzioni comunitarie, ti ritrovi a pagare mille cose che non vorresti e che, forse, non ti dovrebbero nemmeno esser imposte.
Così il sistema sanitario pratica l’aborto a spese dei contribuenti (basti pensare come anche sol ventilare l’ipotesi che ciò possa avvenire cos’ha scatenato negli Stati Uniti contro il passaggio dell’assicurazione obbligatoria, comprendente anche pratiche abortive, a carico del datore di lavoro previste nell’Obama Care) e, tramite l’Unione Europea, si sovvenzionano lobby omosessuali con radicati collegamenti nel mondo pro-pedofilia.
Questo è il caso della ILGA (International Lesbian, Gay, Bisexual, Trans and Intersex Association), associazione che riceve più di due terzi dei suoi finanziamenti direttamente dai contribuenti tramite la Commissione europea, a cui si somma il contributo destinato dal governo olandese. La restante parte viene garantita da tre importanti donatori privati tra cui il miliardario George Soros. Tra le principali finalità programmatiche vi la promozione di una cultura finalizzata all’adozione di bambini da parte di persone GLBT.
Tra i fondatori dell’ILGA vi è anche la North American Man / Boy Love Association, gruppo che si pone come scopo normalizzare e, quindi, legalizzare la pedofilia. Solo dopo uno scandalo di portata internazionale, questa associazione fu stralciata dalla struttura dell’ILGA.
Pur non avendo le caratteristiche necessarie, l’associazione finanziata dai contribuenti europei e da Soros è stata accreditata presso l’ONU, su forti pressioni delle Istituzioni comunitarie. Uno dei principali aspetti di non conformità sta proprio nella fonte dei contributi: una ONG non potrebbe ricevere in via preminente contributi da parte di enti pubblici, altrimenti ci si troverebbe dinnanzi ad un esempio di ventriloquismo politico. Che senso avrebbe definirla, perciò, organizzazione non governativa?
Alcuni europarlamentari, venuti a conoscenza delle finalità e della fonte di finanziamento dell’ILGA si sono dimostrati molto contrari, chiedendo ragione di queste scelte ed invitando l’Unione Europea a fare un cambio di rotta.
La risposta non si è fatta attendere: reazioni cariche d’astio, di violenza e di criminalizzazione. I membri del Parlamento che hanno posto questi legittimi quesiti sono stati accusati di omofobia, intolleranza e giù giù, tutto il solito copione. Ulrike Lunacek, co-presidente dell’Intergroup, ha affermato che questi colleghi sono “un modello per i bulli e i prepotenti in Europa”.
Allo stato attuale, quindi, tutto rimane uguale. La Commissione europea persevera nel foraggiare quest’associazione, i cui sostenitori politici non si fanno certo da parte, in un continuo lavorìo a tuttotondo nelle Istituzioni, nelle scuole, nelle piazze, sui giornali, in televisione. Grazie anche ai nostri soldi.
Redazione
Fonte: PrisonPlanet
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