giovedì 21 ottobre 2010

Consultori, nel Lazio una riforma a ostacoli - sul campo -Tra le polemiche avanza la proposta di legge di Olimpia Tarzia, che mira a rimuovere le cause dell’aborto, di Graziella Melina  - Avvenire, 21 ottobre 2010

La strada per la riforma dei consultori nel Lazio continua il suo iter. E apre al dibattito. La proposta di legge presentata da Olimpia Tarzia è stata infatti scelta come testo base da sottoporre all’esame della Commissione politiche sociali per l’approvazione. Il testo di riforma che era stato presentato invece da Giulia Rodano dell’Idv è stato bocciato. Intanto si va avanti con le audizioni: le associazioni avranno la possibilità di valutare l’articolato e suggerire modifiche. Ma l’opposizione prepara battaglia e tenta la via dell’ostruzionismo per ritardare il varo del testo, che infatti potrà seguire il percorso nel Consiglio regionale solo dopo che sarà approvato dalla prima Commissione. La novità più eclatante prevista da questa proposta di legge, che è stata sottoscritta da tutta la maggioranza (Pdl, lista Polverini, Destra, Udc) riguarda non tanto le competenze dei consultori, che sono comunque definite dalla Legge quadro nazionale, quanto alcune specificità che hanno come obiettivo quello di «rimuovere le cause che inducono all’aborto». Ecco allora che nel testo elaborato da Tarzia, si stabiliscono due fasi distinte: un primo percorso sarà dedicato all’accoglienza e alla messa in atto delle possibili alternative all’aborto (sono previsti anche aiuti economici per le mamme in difficoltà), e si chiuderà con la accettazione o il rifiuto della donna alle proposte di aiuto. Se la donna decide di interrompere la gravidanza, si seguirà il consueto iter previsto finora per l’Igv. a seconda novità di rilievo riguarda la riclassificazione dei consultori: anche quelli promossi dall’associazionismo familiare, dalle diocesi, o dal volontariato, e già esistenti sul territorio, potranno essere equiparati a quelli pubblici. Una vera e propria rivoluzione culturale, dunque, che però tra dibattiti e prese di posizione più o meno tardive, non trova l’opposizione d’accordo. «Prima di presentare questa riforma – spiega Tarzia – l’ho fatta firmare sia alla maggioranza che a colleghi dell’opposizione. Ho ricevuto inizialmente tre firme dell’Idv, ma il giorno dopo sono state ritirate. C’è stata una direttiva molto chiara». Stesso dietrofront anche da parte di 4 consiglieri del Pd, dell’ex area Margherita, che a maggio avevano firmato il testo. «Hanno resistito fino a settembre – prosegue Tarzia –, tra l’altro in campagna elettorale avevano firmato il documento del Forum delle associazioni familiari. Poi sono scesi in campo i leader nazionali del Pd, per cui a settembre hanno ritirato la firma, motivandola col fatto che non erano più d’accordo perché, nell’assestamento, la maggioranza non aveva previsto abbastanza fondi». A scatenare i timori dell’opposizione, Bonino in testa, il possibile effetto a catena che questa proposta di legge si ripercuoterà da nord a sud. «Il nostro è il testo base su cui sta lavorando la Commissione welfare del Forum nazionale», precisa Tarzia. In sostanza, visto che la riforma di legge dei consultori è di competenza regionale, le diverse federazioni del Forum, attraverso i consiglieri regionali, potranno proporre questo stesso testo nelle varie Regioni.
Tante le critiche che vengono mosse alla nuova proposta dall’opposizione. A partire dall’accusa di presunta incostituzionalità, al fatto che si vogliano privatizzare i consultori, o addirittura li si trasformi in servizi da destinare soltanto alle coppie sposate, al tentativo di voler «pagare» le donne per non farle abortire e mettere così a repentaglio la loro autodeterminazione, alla mancanza di copertura necessaria, tanto per citare le più ricorrenti.

Per tutti Tarzia chiarisce: «Quanto alla presunta incostituzionalità, tale tesi non ha alcun fondamento giuridico». La riforma, inoltre, prevedendo «il riconoscimento delle realtà nate dal non profit», «si inserisce in una normativa nazionale e anche regionale diffusissima, che è quella della sussidiarietà». Nessuna preclusione poi per le coppie non sposate.

Nell’articolo 1 è indicato «il quadro nel quale si situa il disegno di legge», ossia «il riconoscimento della famiglia quale società naturale fondata sul matrimonio», e si fa riferimento quindi alla Costituzione italiana, alla Legge regionale 32 del 2001 e allo Statuto regionale. Ma «è evidente che – precisa – i servizi del consultorio saranno sempre garantiti gratuitamente a chiunque vi si rivolga».

E ancora: «Vogliamo garantire alla donna la libertà di non abortire perché oggi di fronte a una maternità difficile l’unica via che in linea di massima viene proposta è l’aborto». Quanto ai fondi necessari per portare a termine il progetto di riforma, assicura: «Il Lazio vive difficolta economiche sanitarie che abbiamo ereditato e sulle quali bisognerà lavorare. Però ciò non toglie che la distribuzione delle risorse nasce da una volontà politica». La copertura, dunque, ci sarà.



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