giovedì 7 ottobre 2010

È questione di Giustizia - Lettera aperta l’«Agenda bioetica» del governo è un banco di prova - Pubblichiamo la lettera aperta che il presidente del Movimento per la vita italiano ha inviato al presiden te del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi ed al Ministro della Giu stizia, Angelino Alfano. DI CARLO CASINI – Avvenire, 7 ottobre 2010

Non possiamo che rallegrarci per il fatto che lei, signor Pre sidente del Consiglio, nel chiedere la fiducia al Parlamento ha inserito nel programma di governo quell’«agenda bioetica» e quell’im pegno a proteggere la vita umana che già erano stati proposti dal Ministro Sacconi alla fine di agosto e che il gruppo senatoriale del Pdl aveva fat to oggetto di approfondita riflessio ne nel convegno «Primum vivere» svoltosi il 21 settembre. Ma quell’«agenda» va riempita di conte nuti tanto concreti quanto realistici e non può essere considerata un punto separato del problema della Giustizia, la cui soluzione sembra es sere la assoluta priorità del suo pro gramma. Per questo mi rivolgo an che al Ministro della Giustizia.

Non entro nelle polemiche politiche di questi giorni. La mia professiona lità di magistrato mi ha fatto tocca re con mano l’ingiustizia determi­nata dalla incredibile lungaggine dei processi. Regole procedurali sba gliate o carenze organizzative possono rendere ingiusto anche ciò che le regole sostanziali correttamente indicano come giusto. Ma più grave ancora è il problema della giustizia sostanziale.

La parola d’ordine della modernità individua nella «uguale dignità di o gni essere appartenente alla famiglia umana» il fondamento della giusti zia. Ho citato le prime parole della

Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, ripetute in molti successivi documenti sui diritti fondamentali in molte Costituzioni. Nessuna ingiustizia è più grande della discri minazione tra gli uomini, di cui la prima metà del secolo scorso ci ha mostrato i più tragici effetti. Ma è di­scriminazione anche la negazione della qualità di esseri umani ad esseri umani che tali sono, anche se attra versano una condizione di partico lare fragilità, come quella del primo comparire all’esistenza – nel seno materno o in provetta di laboratorio – o dell’approssimarsi della morte.

L’affermazione della uguale dignità umana ha, volta a volta, liberato gli schiavi, i neri, le donne. Ora questo moto storico va portato a compi­mento e perfezione introducendo nel mondo del diritto e, dunque, qualificando sempre come soggetti e non come oggetti, come persone e non come cose, come fini e non co me mezzi, tutti, proprio tutti, gli u mani e dunque anche i non nati. L’obiettivo è grandioso e può essere fa­cilmente realizzato modificando l’art. 1 del Codice Civile, quello che apre l’intero ordinamento giuridico definendo le «persone fisiche». Da anni la proposta, nata nel 1995 come iniziativa popolare, giace in Parla mento, ma ora ha avuto l’appoggio non solo dell’Udc, ma anche del gruppo senatoriale del Pdl. Basta dunque una ferma volontà politica per condurla in porto.

L’agenda politica deve prenderla in considerazione per non essere una i nutile verbale ripetizione di ideali o soltanto una pur meritevole confer ma di progetti scontati (quoziente familiare, legge di fine vita).

Una realistica considerazione delle forze in campo non consente di por re la questione della fondamentale ingiustizia della Legge 194/1978 sul l’aborto, ma l’attento studio della giurisprudenza costituzionale tede sca ci indica la riforma dell’art. 1 del codice civile non solo come espres sione di un grande salto di civiltà; ma anche come strumento decisivo per attuare, anche nel sistema vigente, quel condiviso principio di «prefe renza per la nascita» e che è tanto più necessario rendere concreto, in pre senza del crollo delle nascite, preoc cupante anche sul piano economico e sociale.

Naturalmente quel principio deve determinare anche altre ricadute. In primo luogo occorre una riforma dei consultori familiari, per renderli stru menti trasparenti e garantiti, con i quali lo Stato di fronte all’insoppri mibile dovere di difendere la vita dei più piccoli e poveri tra gli uomini, se da un lato rinuncia a vietare e puni re, dall´altro non rinuncia a proteg gere la vita e la maternità con il con siglio e l’aiuto, in collaborazione con la società civile.

Su queste tematiche esiste una ri flessione trentennale che può forni re e ha già offerto indicazioni più det tagliate e argomentazioni più com­plete. Sono e siamo a vostra disposi zione per ogni opportuno ap profondimento. Intanto vi chiedo che l’«agenda bioetica» ed il conse guente «piano per la vita» compren dano, oltre al quoziente familiare e a una legge che rafforzi l’indisponibi lità della vita umana nella malattia e nell’approssimarsi della morte, an che la riforma dell’art. 1 del codice ci vile e dei consultori familiari. 

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