giovedì 21 ottobre 2010

La Polonia cerca la «sua» legge 40 - fuoriporta di Lorenzo Schoepflin – Avvenire, 21 ottobre 2010

In Polonia si è riacceso il dibattito sulla legge per la regolamenta zione della fecondazione assistita e, come già accaduto in passato, la Conferenza episcopale polacca (Kep) non ha mancato di far sentire la propria voce. Era il 25 marzo quando, in occasione della Giornata della sacralità della vita, che si celebra in Polonia, i vescovi ricordarono ufficialmente la contrarietà della Chiesa a ogni tecnica di fecondazione in vitro. In un documento elaborato da una commissione di esperti veniva esposta una «valutazione totalmente negativa del metodo di fecondazione extrauterina in quanto contraria alla fede cristiana, inaccettabile moralmente, e pericolosa sia per il bambino che per la madre».


Adesso, a distanza di sette mesi, la Kep torna a schierarsi molto chiaramente sulla questione: l’occasione è data dalla ripresa delle discussioni parlamentari che dovrebbero condurre all’approvazione di una legge sulla fecondazione. Il presidente della Conferenza episcopale, l’arcivescovo Jozef Michalik, il presidente del Consiglio per la famiglia, Kazimierz Górny, e quello del gruppo di esperti in bioetica, Henryk Hoser, hanno firmato una lettera che è stata inviata lunedì al presidente polacco Bronislaw Komorowski. Nella missiva, indirizzata anche al presidente del Senato e a quelli delle commissioni parlamentari competenti in materia di salute e welfare, la Kep ha espresso tutta la propria preoccupazione per la tutela di quello che è indicato con forza come «bene primario»: la vita umana.


Ivescovi hanno ribadito non solo la non conformità della fecondazione assistita alla morale cattolica ma anche i dubbi scientifici che ancora oggi sussistono per una pratica vecchia di oltre trent’anni. In particolare la lettera si sofferma sulle «implicazioni per i bambini concepiti» in laboratorio, che un numero crescente di studi scientifici mostrano essere assai negative per la loro salute. Ampio spazio viene dedicato anche alle ricadute sociali che una legge permissiva potrebbe avere: da pratiche eugenetiche per la selezione degli embrioni, alla fecondazione eterologa, con la conseguente ridefinizione di paternità e maternità. La lettera prosegue con un appello a favorire le reali cure per la sterilità – poiché, si legge nel testo, chi si avvale della fecondazione assistita non guarisce, ma resta sterile – e con un elogio delle coppie che scelgono la strada dell’adozione. In conclusione, i vescovi invitano a un’attenta riflessione durante l’iter parlamentare.


Attualmente in Polonia nessuna legge regolamenta la fecondazione in vitro e sono molte le pressioni che spingono verso una norma non restrittiva. Nel giugno scorso la Federazione polacca per le donne e la pianificazione familiare ha organizzato una conferenza stampa per denunciare il «proibizionismo della Chiesa» in materia. Nell’occasione fu letta una missiva di Marco Cappato, presidente dell’Associazione Luca Coscioni, e di altri esponenti radicali, in cui veniva manifestata preoccupazione per la possibile approvazione di una legge «restrittiva e simile all’italiana legge 40».



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