lunedì 28 gennaio 2013


La colonizzazione della natura umana, la teoria del genere e il compito dei cattolici secondo monsignor Crepaldi - gennaio 27, 2013 Marco Gabrielli - http://www.tempi.it




 È in atto una “colonizzazione della natura umana” da parte di una ideologia che dall’Europa si spinge anche in altri emisferi del pianeta: l’ideologia di genere, espressione di una cultura nichilista che intende ormai superare completamente il concetto di natura umana. È questo il punto centrale toccato dal vescovo di Trieste monsignor Giampaolo Crepaldi durante la presentazione , sabato scorso, del “IV Rapporto sulla Dottrina Sociale della Chiesa nel Mondo” (Cantagalli) redatto dall’Osservatorio Cardinale Van Thuân (di cui Crepaldi è presidente) in collaborazione con altri 5 istituti internazionali. Un cambiamento antropologico che chiama i cattolici a spendersi per quella che è una questione concernente la natura stessa dell’uomo. Dunque una questione eminentemente laica e non confessionale.

IL CASO ARGENTINA. La stessa Europa, ha denunciato il prelato, che un tempo «diffondeva il cristianesimo e, con esso, la tutela della natura umana creata da Dio, ora esporta il superamento della natura umana verso una identità da costruirsi liberamente: maschio o femmina, madre o padre, moglie o marito … non si è, si diventa». Un esempio: l’Argentina. Nell’anno analizzato dal Rapporto, il 2011, nel paese che gode di una radicata tradizione cattolica, sono state approvate tre leggi che destinate ad incidere profondamente sulla fisionomia della società del paese: una legge sulla procreazione artificiale che ha denaturalizzato la procreazione, una legge sul riconoscimento sulla “identità di genere” che ha denaturalizzato la famiglia e una modifica del Codice civile per permettere l’utero in affitto che ha denaturalizzato la genitorialità e la filiazione. Una vera e propria colonizzazione ad opera dell’”ideologia del genere”. «Nel giro di un solo anno – ha osservato Crepaldi – è stata rivoluzionata la base dell’intera società argentina, è stata messa da parte la nozione di “natura umana” ed è stata violentemente posta in angolo l’ispirazione della fede cattolica per la costruzione della società.

 COSA C’ENTRA LA CHIESA. «Perché la Chiesa – si è chiesto il monsignore –, perché la Dottrina sociale della Chiesa, perché il nostro Osservatorio, si occupano di queste cose? Perché si interessano di sessualità e procreazione, di famiglia e genitorialità, di omosessualità e di eterosessualità, di coppie di fatto e di matrimonio. Facciamo ciò che dobbiamo fare o invadiamo campi altrui – fossero anche i campi della libertà individuale e della laicità delle leggi?». La Chiesa, è la sintesi della risposta del prelato, ha un duplice compito rispetto al creato: «Riferirlo al Creatore e sostenere la ragione a vedere la natura, e la natura umana in particolare, come un messaggio circa cosa significhi essere persona umana. Per questo motivo il compito della Chiesa è un compito pubblico e non proprio di una sétta particolare di adepti che cercano una soddisfazione individuale o una rassicurazione psicologica. Il riferimento al creato e alla natura umana conferisce alla Chiesa un diritto di cittadinanza a trattare di queste questioni in pubblico».

LA TEORIA DEL GENERE. All’incontro di presentazione, oltre a Stefano Fontana, direttore del settimanale diocesano Vita Nuovache ha illustrato i contenuti del Rapporto, era presente anche Assuntina Morresi che ha spiegato l’origine storica e l’evoluzione di quella teoria secondo cui gli individui (non le persone) possono scegliere se essere maschi o femmine indipendentemente della propria biologia. Dal giorno della nascita di Luoise Brown, la prima bambina concepita in provetta, ha detto la docente di Chimica-fisica all’Università di Perugia e membro del Comitato Nazionale per la Bioetica, è iniziata una frammentazione della maternità e un totale stravolgimento della definizione di famiglia, che muove da quella separazione tra atto sessuale e procreativo permessa dalla contraccezione e stigmatizzata dall’enciclica Umanae Vitae.

UN DISCORSO LAICO. Monsignor Crepaldi ha insistito fortemente sull’idea che questa “rivoluzione”, chiami in causa i cattolici, ai quali non è chiesto di trincerarsi in una ridotta in cui coltivare antichi valori, ma di misurarsi con una visione che concerne la natura dell’essere umano. «C’è un immenso lavoro culturale da fare per educare a questo senso della natura e della natura umana e spiace dover riconoscere che dentro la Chiesa e tra le comunità cristiane stesse l’importanza di questo punto è spesso trascurata», ha detto il prelato.  «Questo discorso  sulla natura umana è un discorso laico, nel senso di una ragione restituita a se stessa. Spesso la ragione si perde per via. Allora è compito della fede intervenire. La fede nel Creatore aiuta la ragione a guardare meglio la natura. Ma essa lo fa con i propri strumenti, come ragione. La fede spesso aiuta la laicità ad essere tale. Viceversa: man mano che si perde la fede nel Creatore, anche la capacità della ragione di leggere la natura umana come una lingua che esprime un senso si allenta e perfino muore. Quando questo avviene, la ragione perde i lumi della ragione e non riconosce più nemmeno le proprie evidenze».

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