Mobilitazione di fronte a un progetto di legge in Québec La vera
dignità è la tutela della vita - L’OSSERVATORE
ROMANO lunedì-martedì 28-29 gennaio 2013
OTTAWA. «Poiché il Governo del Québec
intende presentare entro giugno un progetto di legge sulla “morte assistita”,
chiunque creda ancora al primo dei diritti fondamentali — il diritto alla vita
— ha oggi il dovere di agire. Come cittadini e cittadine di un Paese che si
considera civile, tutte le persone di buona volontà hanno il diritto e il
dovere di promuovere le cure palliative e la vera compassione e di contrastare
qualsiasi tentativo di legalizzazione dell’eutanasia e del suicidio assistito».
È l’appello lanciato in Canada dall’Organismo cattolico per la vita e la
famiglia (Ocvf) dopo che il comitato di giuristi, incaricato dall’Assemblea nazionale
del Québec di esprimere le raccomandazioni alla Commissione speciale sulla
questione della morte assistita, ha consegnato il proprio rapporto al ministro
responsabile del dossier «Mourir dans la dignité», Véronique Hivon. L’Ocvf, per
il quale le cure palliative costituiscono «l’unica risposta veramente umana e rispettosa
dei bisogni delle persone in fin di vita e delle loro famiglie», contesta con
forza il concetto di “aiuto medico a morire”, preoccupandosi delle conseguenze
giuridiche, etiche e sociali di una tale pratica. Secondo l’accusa, il
«Rapporto Ménard» (Jean-Pierre Ménard, giurista, è il presidente del comitato)
maschererebbe la realtà «giocando con le parole e mantenendo la confusione»,
mentre resta il fatto che questo “aiuto medico a morire” è sinonimo di
eutanasia, «una pratica mortifera che va mano nella mano con il suicidio
assistito», e significa «uccidere volontariamente, mettendo fine alla vita di
una persona», in nome di una concezione limitata della sua autonomia.
L’Organismo cattolico per la vita e la famiglia — fondato congiuntamente dalla
Conferenza episcopale del Canada e dal Consiglio supremo dei Cavalieri di
Colombo — contesta anche che esista un consenso sociale a favore della morte
assistita, perché «il 60 per cento delle persone e dei gruppi intervenuti
durante le audizioni della Commissione si oppongono all’eutanasia e al suicidio
assistito». I media, dunque, così come i deputati che seggono all’Assemblea
nazionale del Québec «devono ascoltare gli elettori e le elettrici contrari al
progetto di legge che sarà presto depositato dal Governo Marois, in contrasto
con il codice penale del Canada che vieta sia l’eutanasia sia il suicidio
assistito». Nel suo comunicato, l’Ocvf segnala infine ai cittadini una serie di
documenti per approfondire il tema e i siti on line di tre organizzazioni
particolarmente attive nel campo del fine vita: il Collettivo medico per il
rifiuto dell’eutanasia, Vivere nella dignità e la Coalizione per la prevenzione
dell’eutanasia. Il «Rapporto Ménard», parlando dell’aide médicale à mourir, lo
definisce come una «nuova tipologia di cure» riservata a coloro che sono stati
colpiti da una malattia grave e incurabile, le cui capacità sono compromesse,
senza alcuna prospettiva di miglioramento, e alle prese con sofferenze fisiche
o psicologiche costanti, insopportabili, che non è possibile lenire se non in
situazioni giudicate dal paziente “intollerabili”. L’aiuto medico a morire
verrebbe tuttavia reso accessibile solo a determinate condizioni: richiesta
esclusiva da parte del malato; scrupolosa valutazione del medico curante e di
un altro medico indipendente; successiva, nuova presentazione della domanda da
parte del paziente; parere da consegnare al Consiglio dei medici, dei dentisti
e dei farmacisti. Il comitato di giuristi conclude la sua relazione
raccomandando al legislatore di intervenire «per meglio inquadrare le cure del
fine vita, tenendo conto dell’evoluzione dei diritti e delle attese della
società».
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