Violini: «Caso da ridimensionare Ma attenzione al clima culturale» - Secondo
la costituzionalista la scelta è legata strettamente alla situazione del
bambino e non bisogna generalizzare L’emblematico caso francese Gas-Dubois DI
FRANCESCO RICCARDI – Avvenire 13 gennaio 2013
ll caso è certamente da
ridimensionare. Non c’è possibilità di far derivare da questa sentenza una
promozione delle adozioni da parte di coppie omosessuali». Lorenza Violini,
docente di diritto costituzionale all’Università statale di Milano parla di
«strumentalizzazioni e forzature politiche» a proposito del clamore sollevato
dalla decisione della Cassazione di confermare l’affidamento esclusivo di un
bambino alla madre, che da qualche tempo ha una relazione sentimentale con
un’altra donna, convivente, e che, tra l’altro, il padre avrebbe aggredito di
fronte allo stesso minore.
Ma questa sentenza fa giurisprudenza o fa politica?
Direi né l’una né l’altra. La giurisprudenza
in materia è piuttosto consolidata, non è certo il primo caso di minore
affidato alla madre o al padre, anche quando il genitore dopo la separazione abbia
avviato una convivenza e una relazione omosessuale. Tecnicamente, siamo nel
campo della giurisdizione minorile e le decisioni sono più simili ad atti meramente
amministrativi che non giurisdizionali. E se è vero che qualsiasi sentenza è
indissolubilmente legata al caso specifico che viene giudicato, ciò è ancora più
vero nella vicenda di cui stiamo discutendo. Non possiamo prescindere dalla
storia di questo bambino, quantomeno per come emerge dalle carte: la violenza
del padre, la scelta dei giudici della Corte d’appello di non concedere
l’affido congiunto e di subordinare l’ampliamento del diritto di visita al
giudizio dei servizi sociali. E, insieme, la storia della madre, ex
tossicodipendente, ora convivente con un’ex educatrice della sua comunità di
recupero. Qui mi sembra di poter dire che sia stato valutato il benessere del
minore da parte dei giudici d’appello e poi la Cassazione si è limitata a
respingere il ricorso del padre trovando scarsamente argomentate le sue motivazioni.
Caso singolo, certamente. Però alcune frasi nel dispositivo della
sentenza sembrano dare un giudizio più ampio, quando si parla di «mero
pre-giudizio che sia dannoso per l’equilibrato sviluppo del bambino il fatto di
vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale».
L’impressione è che il clima sociale esterno
finisca per determinare la linea culturale della sentenza, alcuni suoi dicta
(affermazioni). Da un lato si sceglie in maniera pragmatica per il bene
del bambino e, dall’altro, ci si lascia influenzare dal "politicamente
corretto", mettendo in secondo piano i principi generali del nostro ordinamento.
Le coppie omosessuali che avevano figli da precedenti relazioni eterosessuali
non sono più una rarità e i giudici anziché partire dall’idea della famiglia
costituzionalmente intesa, guardano e scelgono solo in base agli aspetti
pratici. Può essere anche eticamente corretto, ma occorre fare attenzione a non
generalizzare.
Così però il clima esterno influenza le sentenze e le sentenze
contribuiscono a creare un clima diverso nel Paese. Facile poi che le questioni
vengano strumentalizzate sul piano mediatico e soprattutto politico. E, come è
già accaduto, il potere giudiziario finisce per sopravanzare quello
legislativo. È così?
L’ideologia e la politica
purtroppo hanno gioco facile a strumentalizzare ed è vero che nel nostro
ordinamento ci sia attualmente un disequilibrio fra poteri, con quello
giudiziario sovraesposto. Le motivazioni di questa situazione sono molte, ma la
prima è certo l’inadempienza dello stesso potere legislativo, non sempre
all’altezza del compito e a sua volta tentato dalle speculazioni ideologiche.
Proprio per questo, però, occorrerebbe il doppio della prudenza da parte dei
magistrati nell’esercizio delle loro funzioni.
In conclusione, non si può parlare di un "via libera" della
Cassazione alle adozioni da parte di coppie gay.
Non direi proprio. Ripeto: parliamo
di un singolo caso di affidamento di un bambino alla madre naturale. Piuttosto
vorrei ricordare un’importante sentenza francese – il caso Gas-Dubois – nel
quale è stato rifiutato il riconoscimento della potestà genitoriale alla
partner di una donna omosessuale che aveva avuto un figlio con la fecondazione
assistita. I giudici hanno ritenuto che non sia discriminante prevedere diritti
diversi per le coppie omosex rispetto a quelli derivanti dal matrimonio. Che restano
due cose profondamente diverse. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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