mercoledì 30 gennaio 2013


Le illusioni della Rivoluzione sessuale di Giovanni Vassallo, 29 gennaio 2013 - http://www.documentazione.info


Recentemente il DailyMail ha pubblicato un interessante articolo di Andrew N. Wilson sulle promesse non mantenute della Rivoluzione Sessuale degli anni ’60. Ne presentiamo qui una breve sintesi. Wilson è uno scrittore e giornalista inglese da sempre ateo convinto, autore anche di un libro “Contro la religione”, che si è riavvicinato alla fede nel 2009.

Wilson sostiene che, a partire dalla Rivoluzione Sessale, si è andati avanti per anni con la certezza che un rilassamento nella morale sessuale avrebbe portato senza dubbio a una società più felice ma nel suo articolo fa notare tutte le contraddizioni che tale rivoluzione ha sollevato e che ancora oggi solleva nella società odierna.

Durante la Rivoluzione sessuale fu introdotta, nel 1961, la pillola contraccettiva per le donne, presentata come una prevenzione a gravidanze indesiderate e quindi agli aborti. Dopo 50 anni il numero degli aborti è invece aumentato: nel 2011 sono stati effettuati 189.931 aborti, circa 7% in più rispetto a 10 anni prima. Il 96% di questi aborti è stato finanziato dal Servizio sanitario nazionale, cioè dai contribuenti e solo il 47% di essi è costituito dai cosiddetti “aborti terapeutici”, eseguiti perché la salute della madre e del bambino erano a rischio. Questo significa, fa notare Wilson, che gli aborti praticati come mezzo “contraccettivo” sono ancora 90.000 all’anno: la pillola non ha mantenuto affatto le sue promesse.

Un’altra grande “conquista” attribuita a quegli anni è stata il divorzio. La conseguenza oggi è che circa un terzo dei matrimoni in Inghilterra finisce in un divorzio. E poiché molte coppie non si sposano affatto prima di separarsi, il numero delle famiglie distrutte è ancora più elevato.

Wilson riporta una ricerca degli anni ’50 dell’istituto GfK che aveva chiesto alla gente quanto si sentisse felice in una scala da “molto felice” a “molto infelice”. Nel 1957, il 52% diceva di essere “molto felice”. La stessa serie di domande, posta 60 anni dopo, ha mostrato che solo il 36% si oggi dichiara “molto felice”, e le cifre vanno scendendo. (qui la notizia)

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