mercoledì 30 gennaio 2013


Matrimonio gay: si vota anche nel Regno Unito. Vescovi: «Pericolo per la libertà di pensiero » - La legge permetterà anche ai transessuali di modificare il loro genere legale. Per la Chiesa cattolica sarà minato «il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione degli impiegati pubblici».



Il matrimonio gay non è un affare che riguarda solo la Francia. Il 5 febbraio, infatti, la Camera dei comuni inglese discuterà il “Marriage (same-sex couples) bill” che legalizzerà il matrimonio omosessuale per la prima volta nel Regno Unito. Dopo questa passaggio la legge tornerà in Commissione e poi di nuovo a Westminster, per essere approvato nell’arco di 5 o 6 mesi. La legge permetterà anche alle coppie che già costituiscono un’unione civile di passare al matrimonio, alle chiese che lo vogliono di celebrare matrimoni omosessuali con valenza civile e ai transessuali di modificare il loro genere legale, anche se sono già sposati.
TRANNE LA CHIESA ANGLICANA. Nella legge sarà espressamente dichiarato che la Chiesa anglicana non può celebrare matrimoni omosessuali, per evitare rivendicazioni di singole congregazioni. Inoltre, il Parlamento dovrà modificare l’Equality Act del 2010 per impedire che coppie gay possano ricorrere alle corti nazionali od europee per obbligare la Chiesa anglicana a sposarli con rito religioso con l’argomento della discriminazione.

INIZIATIVA DI CAMERON. Il dibattito sul matrimonio gay è cominciato nel Regno Unito nel 2011 quando il premier David Cameron aveva dichiarato alla convention del suo partito conservatore (Tory): «Non appoggio il matrimonio gay nonostante sia conservatore ma proprio perché sono conservatore». La Chiesa cattolica ha promosso una campagna per sostenere il matrimonio come unione indissolubile tra uomo e donna e in questi giorni la Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles ha distribuito un memorandum a tutti i membri del Parlamento, invitandoli a respingere il disegno di legge.

NESSUNA DISCRIMINAZIONE. Secondo i vescovi «il matrimonio promuove il bene comune della società perché promuove una relazione unica nel suo genere, all’interno della quale i figli vengono concepiti, nascono e crescono; è un’istituzione che porta benefici ai bambini». Parlare dunque di matrimonio solo per le coppie eterosessuali non è discriminatorio: «La dottrina della Chiesa condanna le ingiuste discriminazioni basate sull’orientamento sessuale. Ma, poiché le unioni dello stesso sesso godono già di diritti legali equivalenti a quelli delle coppie eterosessuali, secondo il Civil Partnership Act del 2004, i cambiamenti proposti dal disegno di legge non sono necessari per garantire il riconoscimento legale e la tutela delle coppie omosessuali».

PERCHÈ TANTA FRETTA? C’è poi una nota di preoccupazione: «Un cambiamento così importante a livello costituzionale e parlamentare non dovrebbe essere esaminato in fretta, poiché esso ha conseguenze a lungo termine, molte delle quali non intenzionali. La popolazione britannica, nel suo complesso non ha cercato tale cambiamento; nessuno dei principali partiti politici lo ha promesso nel corso dell’ultima campagna elettorale; non è stato indetto alcun referendum e le consultazioni del governo non si sono chieste prima se la legge attualmente in vigore dovesse essere cambiata, ma piuttosto direttamente come dovesse cambiare».

LIBERTÀ DI PENSIERO IN PERICOLO. In pericolo, in caso di approvazione della legge, potrebbe essere «il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione degli impiegati pubblici», ci potrebbero essere limitazioni a livello educativo nelle scuole, nell’ambito della libertà di espressione e di religione degli insegnanti».
@LeoneGrotti

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