venerdì 11 gennaio 2013


10 gennaio, 2013
Famiglia Sarà pure in crisi e in declino rispetto a qualche decennio fa; sarà pure – come sostengono alcuni – un modello di vita arcaico e superato, ma oltre a garantire stabilità affettiva fra i partner ed essere il luogo privilegiato per l’educazione e la crescita dei figli, la cara vecchia famiglia è anche alla base, più di qualsivoglia programma scolastico o di sensibilizzazione, della più efficace prevenzione del consumo di droghe fra i giovani. Una banalità, si potrebbe dire.
E invece no, perché i risultati di una recente ricerca pubblicata sul Journal of Drug Issues  non sono stati raggiunti confrontando “buone famiglie” con situazioni familiari più critiche, bensì raffrontando – sulla base di uno studio longitudinale con informazioni su oltre 10.000 studenti – il “capitale sociale familiare” , ossia come il legame tra genitori e figli (specie in termini di comunicazione e fiducia) col “capitale sociale scolastico”, ossia la capacità di una scuola di essere un ambiente positivo per crescita ed approfondimento.
Ebbene, esaminando separatamente l’uso di alcol e di marijuana, in entrambi i casi i ricercatori hanno rilevato come gli studenti con alti livelli di “capitale sociale familiare” e bassi livelli di “capitale sociale scolastico” abbiano meno probabilità di fumare o bere rispetto a quelli con alti livelli di “capitale sociale scolastico” ma bassi livelli di “capitale sociale familiare”. Secondo gli autori, nonostante l’elevato valore dei programmi scolastici contro l’uso di droghe, i genitori rivestono un ruolo decisivo nel plasmare le decisioni dei loro figli riguardanti il consumo di alcol e marijuana. I risultati di questo studio suggeriscono nuovi potenziali elementi da considerare nella progettazione di interventi di prevenzione.
Morale: una società ed uno Stato che, anziché ostacolarla o non considerarla, decidessero – rispetto agli strumenti economici e di politiche sociali a disposizione – di investire sulla famiglia e sulla sua stabilità, contribuirebbero non poco alla riduzione del consumo di stupefacenti e, conseguentemente, alla prevenzione di fenomeni criminali. Perché allora non aprire gli occhi e, accanto alle pur apprezzabili campagne di sensibilizzazione,  procedere in questa strada?

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