lunedì 7 gennaio 2013


EutanasiaL’ideologia è più forte di qualsiasi norma etica, lo ha dimostrato perfettamente François Hollande, candidato ideale a proseguire in Francia quel che il movimento zapaterista ha terminato in Spagna.
Il presidente onorario del Comitato di Bioetica francese, Didier Sicard, a capo della commissione incaricata di valutare l’introduzione di “un’assistenza medicalizzata per concludere dignitosamente la vita”, come promesso nel programma elettorale di Hollande, ha consegnato al governo il rapporto finale nel quale ci si oppone esplicitamente all’introduzione dell’eutanasia e del sucidio assistito, sottolineando «l’esigenza di applicare risolutamente le leggi attuali, piuttosto che di immaginarne continuamente di nuove», mettendo in guardia contro «l’utopia di risolvere con una legge la grande complessità delle situazioni di fine vita». La Francia non ha dunque bisogno di «un passo verso l’eutanasia», dato che per i luminari il problema sta altrove. Innanzitutto, scrivono, nella relazione fra medici e pazienti, sottoposta a crescenti condizionamenti che la rendono sempre più impersonale. Inoltre, nella distanza abissale fra il clamore di certi dibattiti mediatici dal sapore molto ideologico e l’ignoranza diffusa, fra i pazienti ma pure nel corpo medico, della legge Leonetti, che nel 2005 aveva trovato un compromesso equilibrato e politicamente bipartisan, puntando in particolare sulle cure palliative.
La commissione Sicard, «non raccomanda di adottare nuove disposizioni legislative urgenti sulle situazioni di fine vita», si schiera contro la pratica eutanasica«atto medico che, per la sua radicalità interrompe improvvisamente e prematuramente la vita», e che «sviluppa una sua propriadinamica resistente a ogni controllo efficace, che tende necessariamente a diffondersi». L’eutanasia, secondo la commissione, «interiorizza le rappresentazioni sociali negative di un certo numero di situazioni di vecchiaia, di malattia e di handicap», e quindi rischia di allontanare la medicina dal «dovere universale di umanità delle cure e di accompagnamento».
Preso atto del rapporto Sicard, Hollande ha annunciato che procederà in modo esattamente contrario: entro giugno, ha detto, si procederà alla presentazione di un progetto di legge che riguarderà l’introduzione dell’eutanasia, su richiesta del paziente, “della famiglia o dei medici curanti”. Nel rapporto del Comitato di Bioetica questa eventualità è contemplata con preoccupazione: «Se il legislatore si prendesse la responsabilità di una depenalizzazione dell’eutanasia, la commissioneintende mettere in guardia a proposito dell’importanza simbolica del cambiamento di questo divieto perché: l’eutanasia impegna profondamente l’idea che una società si fa del ruolo e dei valori della medicina; ogni spostamento di un divieto crea necessariamente delle nuove situazioni limite, provocando una domanda infinita di nuove leggi; tutta la medicina comporta una parte di azione ai confini della vita senza che sia necessario legiferare ogni volta». La cultura della morte si appresta dunque ad una guerra con la scienza e la medicina.
Illuminante il giudizio finale della commissione Sicard: «Sarebbe illusorio pensare che l’avvenire dell’umanità si riassuma nell’affermazione senza limite di una libertà individuale, dimenticando che la persona umana non vive e non si inventa che nel legame con altri e dipendendo da altri. Un vero accompagnamento alla fine della vita non ha senso che nel quadro di una società solidale che non si sostituisce alla persona ma le testimonia ascolto e rispetto alla fine della sua esistenza».
Esattamente come il Comitato di Bioetica francese, si sono recentemente schierati contro l’eutanasia e il suicidio assistito anche l’American Medical Association (AMA), la British Medical Association (BMA), la German Medical Association, la Massachusetts Medical Society (MMS)l’American Nurses Association (ANA) e la New Zealand Medical Association.

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