martedì 11 gennaio 2011

Anticipato su "La Croix" il rapporto sullo sviluppo delle cure palliative in Francia  - Eutanasia tentazione fatale di Ferdinando Cancelli (©L'Osservatore Romano - 12 gennaio 2011)

"Resta molto da fare. Ma la spinta è  stata indubbiamente data". Nel pubblicare in esclusiva il 9 gennaio l'ultimo rapporto del Comité national de suivi du développement des soins palliatifs (comitato nazionale di monitoraggio dello sviluppo delle cure palliative), il quotidiano "La Croix" offre dati recenti sullo sviluppo di quella che nel titolo viene efficacemente definita "la cultura palliativa".
La medicina palliativa infatti, quasi "lievito nella pasta di tutta la medicina" come era solito dire un noto bioeticista, si contraddistingue sia per le proprie strutture specifiche sia per la diffusione, nell'ambito di altre specialità mediche, di un atteggiamento verso la persona e di un approccio scientifico e umano in grado di promuovere una particolare attenzione nei confronti della fragilità.
"La spinta è stata indubbiamente data":  tutte le regioni francesi - si evince dal rapporto - sono ormai dotate almeno di una "unità di cure palliative", un reparto specializzato per trattare i casi più complessi, e il numero totale di tali unità in Francia è salito negli ultimi due anni da 90 a 110; accanto a queste operano le "équipe mobili" costituite da medici ed infermieri esperti in cure palliative dislocati all'interno degli ospedali e in grado di offrire consulenze specialistiche ai vari reparti:  anch'esse sono aumentate sensibilmente di numero così come i letti di degenza detti "dedicati" alle cure palliative. "Si va avanti - afferma il presidente del comitato Régis Aubry - c'è una volontà politica e finanziamenti sono stati sbloccati". "Resta molto da fare" per vari motivi:  lo sviluppo descritto dal documento non è omogeneo e sul territorio accanto a regioni all'avanguardia ve ne sono altre che paiono aver mosso solo i primi passi, occorre vigilare sul corretto utilizzo dei finanziamenti e soprattutto lavorare proprio per rendere sempre più la medicina palliativa una "cultura" contagiosa per altri ambiti.
A questo proposito pare davvero significativo che "l'approccio palliativo sia più lacunoso" in ambito pediatrico e geriatrico:  se nel primo caso - nota Christophe Carpentier, un infermiere anestesista - "ci sono ancora delle resistenze tanto il soggetto è doloroso" nonostante le risorse mirate messe a disposizione dal programma ministeriale 2008-2012, nel secondo si è ancora lontani dall'esser riusciti a diffondere una cultura palliativa nelle case di riposo e nelle strutture per anziani dove più che altrove bisognerebbe essere sensibili ai "sintomi che rendono la vita difficile:  curare le piaghe da decubito, i dolori refrattari, mettere in atto le cure del cavo orale". Di fronte al molto che resta ancora da fare il bilancio del comitato nazionale non poteva infine dimenticare la formazione dei futuri medici:  nel 2010 sono stati creati cinque posti di professore associato in "medicina palliativa e medicina del dolore" che, "pur in numero modesto se si pensa alle ventisei facoltà di medicina in tutta la Francia, rappresentano un buon inizio" commenta Anne Richard, presidente della Società francese di accompagnamento e cure palliative.
Di fronte a questo sviluppo è evidente come la medicina palliativa, ancora giovane, dimostri in Francia una notevole vitalità e, superata la fase pionieristica, pare sempre più radicarsi nel tessuto costitutivo della medicina e della società. La strada però appare quanto mai costellata di rischi:  il 25 gennaio potrebbe essere in discussione al Senato transalpino una proposta di legge mirante alla legalizzazione dell'eutanasia. I sostenitori del disegno mirerebbero ancora una volta a far apparire "l'aiuto attivo a morire" quasi complementare alle cure palliative, come un altro strumento nella borsa del medico per fronteggiare la sofferenza.
Solo tenendo fede al suo vero intento, quello di servire la vita, la "cultura palliativa" potrà evitare simili fatali tentazioni e mostrare ai sofferenti il suo vero volto, quello umano. 

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