lunedì 10 gennaio 2011

Prevenzione divorzi: in GB proposta una tassa. Belletti: «In Italia più consultori» di Chiara Rizzo - http://www.tempi.it

Per scoraggiare i divorzi delle coppie con figli e per sostenere le finanze dello Stato il sottosegretario britannico per il Lavoro e le pensioni pensa di introdurre di una tassa per le coppie con figli che decidono di separarsi. Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari: «Bisogna investire piuttosto sulla prevenzione del divorzio»

Per scoraggiare i divorzi delle coppie con figli o per sostenere le finanze dello Stato, costretto anche lui a provvedere alle spese dopo la fine di un amore: la proposta del sottosegretario britannico per il Lavoro e le pensioni è destinata a far discutere. Si pensa infatti all'introduzione di una tassa per le coppie con figli che decidono di separarsi. In effetti, commenta il matrimonialista Cesare Rimini sul Corriere «la nuova legge scoraggerà pochi divorzi, perché i costi di un divorzio e le conseguenze economiche sono già talmente pesanti, che la nuova tassa avrà probabilmente poca influenza».

Ma, sempre secondo Rimini, il balzello avrà invece una valenza pratica precisa e da encomiare. «Sembra che lo Stato voglia dire ai genitori poco responsabili: “Questo guaio lo avete fatto voi, almeno concorrete alle spese che la società deve affrontare a tutela dei vostri figli”. Facciamo la legge anche in Italia?». Per Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari, quello inglese «è un progetto provocatorio. Perché mette in luce, evidentemente, la necessità di fare i conti con i costi sociali delle separazioni. Per anni infatti non si è tenuto conto che le separazioni avessero delle ripercussioni sociali, oltre che umane».

Un divorzio, infatti, implica il mantenimento per lo Stato di un apparato che segua la coppia o l'affidamento dei figli. Non esiste a livello statistico un conteggio di quanto costi allo Stato un divorzio, ma evidentemente il peso che esso ha sui privati cittadini è emblematico (secondo gli ultimi dati Istat, ad esempio, il valore di un assegno di mantenimento per i figli, nel 2007, oscillava tra i 577 e i 465 euro al mese per le coppie con due figli; tra i 402 e i 300 per quelle con un solo figlio. E, nel 2005, era il 60,7% dei divorzi a riguardare coppie con figli): non a caso, è sempre più forte l'allarme per la povertà diffusa tra genitori neo divorziati.

In Gran Bretagna il problema è che ad oggi la quota di assegni di mantenimento non pagati si aggira sui 3,8 miliardi di sterline e di convesso aumenta ancora la quota di famiglie in frantumi. Non ci sono solo Madonna e Guy Ritchie, insomma, o Kate Winslet e Sam Mendes: nella working class il problema è fortissimo, ecco perché lo Stato corre così ai ripari. E da noi? Una soluzione del genere avrebbe senso?

«Bisogna investire piuttosto sulla prevenzione del divorzio» spiega Belletti, «cioè sostenendo la tenuta delle famiglie. Si tratta di un grande lavoro, non si possono lasciare le coppie da sole con i loro problemi. Parliamo da tempo della necessità di una grande riforma dei consultori e dei servizi di ascolto alla famiglia, a cui oggi, purtroppo, si arriva solo quando si è deciso di separarsi. Invece devono diventare un luogo dove chiedere aiuto anche ad affrontare le difficoltà». Due i tipi di consultori già attivi in Italia: «Quelli privati, dove in effetti si svolge un accompagnamento alla coppia, si trovano presso alcune parrocchie e aiutano a trovare una soluzione ai conflitti, senza arrivare alla separazione. Poi ci sono anche i consultori pubblici, per lo più presso le Asl. Offrono una consulenza soprattutto di natura sanitaria o svolgono un buon lavoro di mediazione per le coppie che si separano, per arrivare alla separazione consensuale. Bisogna invece investire perché a tutti i livelli si possa lavorare per risolvere i problemi prima che sfocino in una separazione».

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