venerdì 14 gennaio 2011

IDRATAZIONE E ALIMENTAZIONE, MINIMA COSCIENZA, STATI VEGETATIVI, VERONESI - Tirelli, l’oncologo dell’Istituto tumori di Aviano: «Veronesi sbaglia, nutrizione e idratazione non sono terapia» - In Contraddizioni, assurdità atei, Eutanasia e Testamento biologico su 14 gennaio 2011 da http://antiuaar.wordpress.com/

L’oncologo Umberto Veronesi ha definito in questi giorni «vita artificiale» gli stati vegetativi o addirittura di qualsiasi persona «priva di coscienza e di vita di relazione». Il sottosegretario Roccella ha subito risposto dichiarandosi «stupita», poiché questa definizione «includerebbe molte forme di disabilità o l’Alzheimer». La ricerca, infatti, ha dimostrato come molte persone apparentemente non coscienti «mostrano invece un’attività cerebrale inaspettata». E «non è affatto escluso che si possano trovare nuove terapie» come suggerirebbero alcuni “risvegli” ottenuti «con nuove e semplici tecniche». Né l’autodeterminazione, poi, «può essere un criterio assoluto scisso dal contesto scientifico, medico e relazionale», altrimenti qualunque paziente potrebbe esigere «un trattamento che il medico giudica inappropriato o dannoso». Anche il direttore del Dipartimento di oncologia medica dell’Istituto nazionale tumori di Aviano, Umberto Tirelli, ha criticato la posizione contraria alla legge sul “fine vita”, calendarizzata in questi giorni dalla conferenza dei capigruppo della Camera, da parte di Umberto Veronesi, che è anche senatore del PD. «Ritengo invece – ha dichiarato l’esperto – che la nutrizione e l’idratazione siano un diritto di qualsiasi essere umano a prescindere dalle sue condizioni di salute». D’altraparte nemmeno per la mozione presentata dal Pd al Senato, idratazione e nutrizione sono considerate terapie. Il ministro Sacconi ha affermato: «Solo in un caso, quello di Eluana Englaro, si è posto il problema di sottrarre una persona, così viva che a nessuno verrebbe in mente l’espianto degli organi, all’idratazione e all’alimentazione. E in questo caso si è reso necessario un percorso di forte determinazione nella conduzione a morte che non possiamo non definire eutanasico».

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