giovedì 27 gennaio 2011

Coscienza, in Europa obiezione a ostacoli - di Lorenzo Schoepflin, Avvenire, 27 gennaio 2011

Il ridimensionamento del diritto all’obiezione di coscienza, evocato dal cardinale Angelo Bagnasco nella prolusione che ha aperto il Consiglio Permanente della Cei lunedì scorso, è certamente un fenomeno estremamente attuale e, come notato dallo stesso Bagnasco, sempre più diffuso. Non mancano fatti di stretta attualità per confermarlo. Negli Stati Uniti nel maggio scorso e pochi giorni fa, il cardinale Daniel Di Nardo, ha spedito una lettera ai membri del Congresso per ribadire l’importanza dell’obiezione di coscienza, diritto oggi messo in pericolo dalla riforma sanitaria. Anche in Spagna, dopo che nel luglio scorso è stata varata una nuova legge più permissiva che regola l’aborto, il diritto all’obiezione è ristretto ai singoli professionisti che prendono parte attivamente a un aborto, impedendo però che a dichiararsi obiettori siano intere strutture ospedaliere o équipe.

In Europa l’obiezione di coscienza è permessa nella grande maggioranza degli stati (uniche eccezioni, Svezia e Finlandia), ma è innegabile che il clima a livello istituzionale registri non poche ostilità. Il caso più eclatante è quello dell’ottobre scorso, quando l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha bocciato la mozione di Christine McCafferty dove si parlava del «problema del ricorso non regolamentato all’obiezione di coscienza», tramutatosi nel «diritto all’obiezione di coscienza» del testo invece approvato. Anche l’Onu non manca di manifestare un certo fastidio. Singolare a tal proposito il modo in cui si descrive la situazione italiana: si lamentano l’eccessiva «influenza della Santa Sede» e le troppe difficoltà a ottenere un aborto proprio a causa dell’obiezione. Quello che viene dipinto è uno scenario dove è necessario recuperare l’equilibrio tra la libertà dei medici e quello delle donne a ottenere l’aborto. Con la prima, pur codificata, solo per fare alcuni esempi, dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e dalla Federazione internazionale di ginecologia e ostetricia, sempre più sotto assedio. 

Nessun commento:

Posta un commento